Religione

Non toccateli. La Chiesa e la pedofilia. Il grido di dolore di Papa Francesco

30 Luglio 2017

Il Cardinale Martini in uno storico articolo apparso sulle colonne del Corriere della sera ammoniva sdegnosamente tutti coloro che peccavano di pedofilia. Ricordava come nel Vangelo Gesù il mite così predicava: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare” (Matteo 18,6) (Lettere al Cardinale Martini. 25/4/2010 – Corriere della Sera).

Si tratta del  cosiddetto katapontismós praticato dai Romani, ossia l’esecuzione dei colpevoli per annegamento, attestata dagli storici Svetonio e Giuseppe Flavio.

L’immagine del legare al collo la pesante macina, con un foro destinato a contenere la barra che l’asino avrebbe fatto ruotare, diventa un segno della severa condanna che incombe sullo scandalizzatore.

Sono almeno 547 i bambini che, tra il 1945 e l’inizio degli anni ’90, hanno subito violenze nel coro del Duomo di Ratisbona, il più antico coro di voci bianche del mondo e che fu anche diretto per trent’anni dal fratello del papa emerito Benedetto XVI, Georg Ratzinger. A fornire questi numeri è stato l’avvocato Ulrich Weber, incaricato dalla Chiesa di far luce sullo scandalo, nel documento finale in cui indica che, in quel lungo periodo, bambini e ragazzi subirono violenze corporali e 67 violenze sessuali, in alcuni casi entrambe.

L’indagine ha permesso di identificare 49 responsabili, anche se difficilmente ci saranno processi perché i reati sono prescritti.

Nel precedente rapporto del gennaio 2016 Weber aveva riferito solo di 231 casi di abusi e maltrattamenti, con stupri, percosse e privazione del cibo.

Le vittime – si legge nel nuovo rapporto sulla vicenda – hanno descritto i loro anni di scuola come una prigione, come l’inferno e come un campo di concentramento. Molti si ricordano di quegli anni come il periodo peggiore della loro vita, caratterizzato da paura e violenza“.

Papa Francesco, come è noto, ha scritto la prefazione al libro di Daniel Pittet – La Perdono Padre – violentato da bambino ed atrocemente abusato da un prete pedofilo.

Per chi è stato vittima di un pedofilo è difficile raccontare quello che ha subito, descrivere i traumi che ancora persistono a distanza di anni. Per questo motivo la testimonianza di Daniel Pittet è necessaria, preziosa e coraggiosa“, scrive Bergoglio.

Papa Francesco scrive di aver visto “ancora una volta i danni spaventosi causati dagli abusi sessuali e il lungo e doloroso cammino che attende le vittime”.

Si dice “felice che altri possano leggere oggi la sua testimonianza e scoprire a che punto il male può entrare nel cuore di un servitore della Chiesa“.

Bergoglio si fa una serie di domande: “Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male? Come può aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato “un sacrificio diabolico”, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa?“.

Ricorda che alcune delle vittime dei pedofili sono arrivate anche al suicidio e offre le sue scuse: “Questi morti pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella di tutta la Chiesa. Alle loro famiglie porgo i miei sentimenti di amore e di dolore e, umilmente, chiedo perdono“.

Il pontefice ricorda che l’uomo svizzero, autore del libro, ha perdonato il prete pedofilo: Ha scelto di incontrare il suo aguzzino quarantaquttro anni dopo, e di guardare negli occhi l’uomo che l’ha ferito nel profondo dell’animo. E gli ha teso la mano. Il bambino ferito è oggi un uomo in piedi, fragile ma in piedi. Sono molto colpito dalle sue parole: “Molte persone non riescono a capire che io non lo odii. L’ho perdonato e ho costruito la mia vita su quel perdono“.

La chiesa deve purificarsi  avendo il coraggio di consentire ai preti di abbandonare il celibato o cacciarli via.

Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.” E prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro“.

Così li amava.

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