Religione

Non metterci sempre una pietra sopra

5 Aprile 2015

La Pasqua ci ricorda quanto siamo affezionati alle pietre e alle tombe. Ci ricorda che siamo persino appassionati collezionisti di sepolcri.

 

Tante volte preferiamo “metterci una pietra sopra”, ma spesso è una pietra che mettiamo sopra noi stessi, una pietra che ci mettiamo sopra, una pietra che mettiamo sopra i nostri desideri e sopra i nostri sogni.
Sono pietre che poi ci pesano sullo stomaco e sulle spalle.

 

Sono pietre tombali che trasformano le nostre vite in sepolcri.

 

Certo, accade anche che le pietre tombali siano gli altri a mettercele addosso; a volte è la vita che ci relega dentro un sepolcro; a volte siamo noi stessi che ci rifugiamo dentro un sepolcro e permettiamo agli altri di rotolarci addosso quel masso che ci toglie l’aria.

 

Conosco persone che sentono il bisogno di cercare sempre una tomba su cui piangere – non necessariamente la loro – e questo lamento continuo è l’unica cosa che dà senso alla loro vita. E quando provi a far notare che il sepolcro è vuoto, cambiano cimitero.

 

Ci sono tempi della vita in cui ci sentiamo seriamente confinati dentro un sepolcro, sono i momenti in cui pensiamo che per noi non c’è più speranza, sono i momenti in cui preferiremmo scomparire, i momenti in cui ti manca il respiro.
Sono però anche i momenti in cui magari noi stessi abbiamo deciso di trasformare la nostra vita in un sepolcro: come la sposa del Cantico dei Cantici che si è chiusa nella sua stanza e non vuole aprire allo sposo che bussa (Cantico 5,3); o come Abramo che si è chiuso nella tenda con Sara e non riesce più a generare (Genesi 18,1-15); o come i discepoli che per paura si sono chiusi nel Cenacolo che dovrebbe essere invece il luogo della vita (Giovanni 20,19); o come il profeta Elia che si rinchiude in una caverna perché non ne vuole più sapere della vita (1Re 19,9).

 

Ecco, il mio augurio di Pasqua è di non avere troppa fretta a “metterci una pietra sopra”. Il mio augurio è di non esitare, se ti senti rinchiuso dentro un sepolcro, a gridare affinché qualcuno ti apra. Il mio augurio è che tu prenda consapevolezza che nessuno è obbligato a restare chiuso dentro un sepolcro.

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