Religione
Le religioni sono vie di pace. Falso
Gli uomini non fanno mai il male così completamente ed entusiasticamente come quando lo fanno per una convinzione religiosa (Blaise Pascal)
Paolo Naso, Le religioni sono vie di pace. Falso, Laterza
Gli uomini religiosi dovrebbero mostrare la propria gratitudine per questo libro e per la sua salutare provocazione.
Dovrebbero leggere con calma queste pagine e raccoglierne la sfida.
Sono pagine che smontano alibi facili e autoassolutori: «è falso che le religioni siano modelli irenici; è falso che si debba a loro quel fragile concetto di ‘tolleranza’ che a partire dall’età moderna, ha permesso una certa coesistenza nella diversità delle appartenenze confessionali: è falso che al cuore delle religioni vi sia un’unica regola d’oro che le orienta verso la pacifica e costruttiva convivenza delle une con le altre; è falso, infine, che le religioni siano solo vittime di strumentalizzazioni di ordine politico o economico, queste sì ‘vere’ cause di ogni guerra».
E’ vero invece che va spezzato in maniera decisa, come il libro propone, il legame di morte tra religione e politica.
Per ritenere che il diritto alla libertà religiosa è davvero oggi più che mai un mattone della pace da costruire.
E che la democrazia liberale per la sua moderazione, il suo senso del limite, il suo autocontrollo è un altro mattone. Lo stato liberale non aspira ad incarnare il buono, il bello e il vero. Cerca di mantenere la pace tra fazioni contrastanti e in questa sua vita procedurale ha la sua energia costruttiva. Che rimane tale nella rinuncia a rappresentare la totalità della vita.
«In una società autenticamente pluralistica non c’è alcun sacro baldacchino. Non c’è intenzionalmente. Nel suo nucleo spirituale, c’è un santuario vuoto. Quel santuario è lasciato vuoto nella consapevolezza che nessuna parola, immagine o simbolo è degno di quello che tutti vi cercano. La sua vacuità, perciò, rappresenta la trascendenza che viene avvicinata dalle libere coscienze, da un numero virtualmente infinito di direzioni» (M. Novak).
Giustamente Paolo Naso nel suo libro fa una lunga e documentata analisi retrospettiva e poi dell’attualità per rendere consapevoli i propri lettori del mortale legame di strumentalizzazione reciproca di religione e potere che ha fatto, e anche continua a fare, vittime della violenza nella storia.
Però getta anche uno sguardo avanti, frutto non di ingenuo ottimismo.
La storia racconta come le religioni siano diventate raffinate ed energiche agenzie di conflitto.
Ma a questo destino è indispensabile oggi più che mai reagire,
«Nessuna anima è mai stata salvata dall’odio. Nessuna verità è mai stata dimostrata con la violenza. Nessuna redenzione è mai stata portata dalla guerra santa. Nessuna religione ha conquistato l’ammirazione del mondo per la sua capacità di infliggere sofferenze ai suoi nemici. Malgrado il fatto che queste cose siano state sottoscritte al loro tempo da sinceri credenti religiosi, esse sono un travestimento della fede, e finché non lo impariamo la religione resterà una delle grandi minacce alla pace nel mondo» (J. Sacks).
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