Famiglia

Laicità È fare molte cose, presepe incluso

6 Dicembre 2014

All’Istituto De Amicis di Bergamo, il dirigente scolastico ha vietato il presepe. Quella decisione nasce dalla presenza in quella scuola di una consistente realtà di islamici. Essa dunque viene presentata come la conseguenza di una preoccupazione che nasce dal rispetto delle fede altrui. Così mi sembra di aver capito leggendo le ricostruzioni che molti giornali propongono.
A me pare che dentro a questa scelta ci siano molti errori.

Preliminarmente si potrebbe osservare che in questo scelta che nasce dalla volontà di prevenire un conflitto in realtà lo genera, comunque non può non dare luogo a facili strumentalizzazioni. E infatti Matteo Salvini non ha mancato di buttarcisi. Come dargli torto? Dal suo punto di vista, non è un ghiotto boccone? Ma non è questo il punto. Il punto, a me pare, sia soprattutto in un doppio errore che deriva da un’immagine semplificata di che cosa siano la multiculturalità e  la laicità.

Primo. La scuola è l’ultimo angolo rimasto di multiculturalità in un paese che non ha molti luoghi di incontro e di conoscenza. Noi non siamo la Francia che storicamente ha approvato e costruito un sistema scolastico dove le pratiche religiose sono escluse. Non che quel sistema funzioni al meglio, ma in ogni caso noi non abbiamo mai avuto una legge che dichiari la non confessionalità del sistema educativo.
Inevitabilmente, decidere di eliminare tradizione fortemente connotata sul piano religioso sarà vissuta da chi in quella fede riconosce la sua identità come una perdita, e forse anche come il venir meno di una missione di acculturazione propria del sistema scolastico e, contemporaneamente, non aiuta né a includere né ad aprirsi coloro che cattolici non sono, anzi essi sono portati a privatizzare la loro condizione di “credenti diversi”. Un effetto di quella decisione dunque va nella direzione opposta a quella auspicata. La condizione numerica della multiculturalità si traduce in reciproca estraneità. Comunque i “muri” tenderanno ad rafforzarsi anziché ad abbassarsi.

Secondo. La laicità è la consapevolezza che la cultura, in tutte le sue forme e raffigurazioni (simboli, oggetti, libri, lingua, alimentazione,…) è una sovrapposizione di cose che originariamente stavano distinte, ed erano pensate come appartenenti a gruppi umani specifici, e perciò gli erano propri. Pensare di essere laici, eliminando le cose non rende più tolleranti né più disponibili verso gli altri. Rende tutti più poveri e direi, anche più soli. E nella solitudine, più intolleranti. Il che significa avere una idea della laicità e soprattutto della sua funzione non più come regolatore del traffico, di misuratore del rispetto delle regole.

Laicità, invece, è oggi dimensione culturale essa stessa e dunque si accredita non come un astratto contenitore ma come un contenuto. Questo contenuto non è espresso da un sistema di postulati o di teorie o norme giuridiche, ma da pratiche culturali proprie. In questo caso la laicità va intesa come mentalità laica.

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