Religione
La trappola del linguaggio apocalittico. Ancora su Radio Maria e il terremoto
Mauro Pesce, noto ricercatore di storia del cristianesimo, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook alcuni titoli delle pubblicazioni di Padre Giovanni Cavalcoli, il tanto vituperato domenicano autore dell’infelice uscita su Radio Maria sul terremoto colpa delle unioni civili.
Campeggia, tra questi titoli, una documentata guerra al sacerdozio femminile con una chicca dal titolo: “Sulla differenza tra l’anima dell’uomo e quella della donna”.
Davvero credo che da quest’uomo non ci si potesse aspettare di meglio.
Unanime la condanna e l’esecrazione per le sue parole.
Propongo ora di comprendere l’errore.
Risale ad un distorto uso del linguaggio apocalittico, uno dei tanti generi della narrativa biblica.
Apocalisse significa rivelazione. Accade così che la Scrittura in molti suoi libri (non solo nell’ultimo, intitolato appunto Apocalisse) si dedichi all’interpretazione dell’attualità, talora delle tragedie e dei disastri, evidenziandone il tratto di giudizio. Semplificando potremmo riassumere cosi: siete afflitti da molte prove, sappiate che queste rappresentano un giudizio di Dio.
Fin qui tutto bene.
La trappola comincia subito dopo. Quando questa sentenza, in mano a interpreti maldestri, diventa un’arma per dividere il mondo in buoni e cattivi, giusti e peccatori.
Gli uni salvati e gli altri colpevoli e dunque meritevoli di ogni castigo possibile.
Nella lettera ai cristiani del suo tempo, ad esempio, l’apostolo Giacomo inizia un’invettiva contro i ricchi che opprimono i poveri con questa minaccia: “A voi ora, o ricchi! Piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso!” (Gc 5,1).
Predicatori maldestri si sono appropriati di questo linguaggio nel corso della storia delle chiese cristiane per prendersi il posto di Dio e sistemare il mondo, distribuendo di volta in volta, colpe e responsabilità ai peccatori dell’ultima ora.
Non resta che tornare alla purezza dell’annuncio evangelico: “Luca 13:1 In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici. 2 Gesù rispose loro: «Pensate che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, perché hanno sofferto quelle cose? 3 No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro»”.
Prima di cercare peccatori e colpevoli negli altri, occorre prima guardare a noi stessi, al male che abita dentro ognuno di noi e alla complicità che ciascuno vive con esso.
Decidendo la propria conversione. Senza perdere tempo nel minacciare e nel colpevolizzare gli altri.
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