Religione
La Chiesa tedesca sceglie trasparenza e democrazia. E noi?
La Chiesa tedesca si sta preparando a vivere una stagione assolutamente inedita di dialogo paritario tra gerarchia e laici per rispondere alle tante e gravi sfide che la Chiesa Cattolica sta affrontando in quel paese e, a ben vedere, nel mondo intero. Non si tratta di un sinodo, che dovrebbe seguire regole precise e richiederebbe una approvazione formale del Vaticano, ma piuttosto di un’attuazione originale e coraggiosa dello stile sinodale che Papa Francesco non si stanca di proporre alla Chiesa.
I lavori inizieranno ufficialmente il prossimo 1 dicembre, prima domenica di Avvento, ma diversi gruppi di riflessione hanno iniziato a riunirsi già quest’estate per arrivare a settembre con le prima considerazioni, utili a precisare meglio gli oggetti del confronto.
Ad essere rivoluzionaria non è solo la modalità, clero e laici insieme in un confronto democratico, ma anche gli argomenti che toccheranno tutti i gangli vitali e i punti dolenti della vita ecclesiale: la piaga degli abusi sessuali, il celibato obbligatorio dei presbiteri, l’ordinazione femminile.
Renardo Schlegelmilch ha intervistato, per il giornale dei gesuiti americani “America”, Thomas Sternberg presidente della ZdK (comitato centrale dei cattolici tedeschi) e capo della delegazione laicale, il quale ha affermato che le continue notizie di scandali, lo sciopero delle donne cattoliche con il movimento femminile Maria 2.0 e la continua emorragia di fedeli hanno portato i vescovi tedeschi a scegliere la strada del dialogo aperto e franco.
Il processo, naturalmente, pone alcuni problemi alla Chiesa Cattolica, che non prevede fughe in avanti di singole Conferenze episcopali e anche per questo Papa Francesco ha scritto una lettera ai fedeli tedeschi nel giugno scorso. Nella sua lettera il Papa ha scritto che “la trasformazione da operare non può rispondere esclusivamente come reazione a dati o requisiti esterni, come il forte declino delle nascite e l’invecchiamento delle comunità che non consentono di vedere un cambiamento generazionale. Cause oggettive e valide, ma che viste isolatamente al di fuori del mistero ecclesiale favorirebbero e stimolerebbero un atteggiamento reazionario (sia positivo che negativo) ai problemi. La vera trasformazione risponde e richiede anche richieste che derivano dal nostro essere credente e dalle stesse dinamiche evangelizzatrici della Chiesa, richiede una conversione pastorale”. Si tratta di un invito, quindi, a vivere questo percorso con uno sguardo spirituale e non semplicemente sociologico, ma non chiude affatto il discorso, piuttosto ribadisce quale debba essere la centratura. È chiaro che la lettera può essere vista anche come un segnale di preoccupazione per una eccessiva autonomia della Chiesa tedesca, ma su questo ha rassicurato nei mesi scorsi il Vescovo di Monaco e Presidente della conferenza episcopale tedesca, Reinhard Marx, dicendo che non contiene un NO alla scelta di aprire il dialogo e che comunque nessuno ha intenzione di “fare una chiesa nazionale tedesca l’anno prossimo”.
Marx ha evidenziato la necessità di discutere e anche votare perché quello che si sta affrontando è un cambiamento epocale e chi non lo sente “non ha ben regolato il suo occhio spirituale”. Ha aggiunto che i contorni di ciò che sta accadendo non sono ancora chiari, ma che “ciò che non si adatta al Vangelo non durerà”, come dice Papa Francesco.
Quello che sta avvenendo nella Chiesa tedesca è un esempio di come si possono affrontare i tanti problemi che affliggono le comunità cattoliche, compresa quella italiana, strette tra una crisi radicale di fiducia dei fedeli, un laicato sempre più preparato e la crescente consapevolezza delle donne che chiedono di partecipare ai processi decisionali ecclesiali alla pari con gli uomini, oltre alla progressiva perdita di rilevanza sociale del magistero cattolico.
Comunque andrà, siamo di fronte a un esperimento che potrebbe rivoluzionare i processi sinodali, e sarebbe auspicabile che le altre conferenze episcopali lo osservassero con attenzione, senza paura, lasciandosi interrogare e – magari – seguendone in futuro l’esempio.
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