Religione
“La Chiesa…strada facendo”
Mai, come nel tempo presente, la Chiesa cattolica si è trovata a fare i conti con la stessa ragione della sua esistenza.
Le certezze dommatiche e sapienziali – a cominciare dal richiamo alla “Tradizione” fonte di verità rivelata – che ne hanno costituito i pilastri le strutture portanti del suo millenario edificio sono, infatti, scosse dalle ricorrenti “dissonanze” o “rotture” che segnano frequentemente la cultura contemporanea.
In un mondo che ormai privilegia la complessità ed in cui tutto diviene relativo – un relativismo che, lo denunciava il cardinale Ratzinger, paradossalmente si fa iperbole di un nuovo fondamentalismo – anche la Chiesa è infatti, salvo che non voglia correre irresponsabilmente il rischio di una traumatica separazione dalla storia, costretta dunque a ripensarsi.
Un’operazione, quest’ultima che, come appare evidente, è irta di pericoli, che reclama per essere affrontata senza effetti di ricaduta poco desiderabili, un pensiero maturo ma, anche, grande equilibrio e saggezza per evitare, come banalmente si potrebbe dire, di “buttare il bambino con l’acqua sporca”.
Un ripensarsi che non significa quindi, come spesso accade, il rincorrere la fallacia talora seducente delle mode, ma piuttosto un ritorno alla semplicità e alla essenzialità della parola evangelica.
Una Parola che il più delle volte, non è stata non solo proclamata ma soprattutto realizzata, e questo costituisce lo scandalo della “Chiesa trionfante”, nella pratica quotidiana. Una Parola evangelica, lasciata appena sullo sfondo come sembra denunciare il magistero, sofferto, di papa Francesco.
Su questa strada, che è appunto quella del ritorno alla Parola evangelica ripulita dalle incrostazioni dommatiche accumulate nei secoli, si sono incamminati accettando le difficili sfide del tempo presente, col loro “La Chiesa… strada facendo” Spazio Cultura edizioni, Francesco Romano e Cosimo Scordato.
Francesco e Cosimo, che si autodefiniscono “due preti di strada” nel senso che – pur essendo entrambi portatori di robusta formazione biblica e teologica – nella loro azione pastorale, hanno sempre privilegiato, cammin facendo, alle declamazioni dottrinali, l’incontro col fratello, al di là del fatto che sia credente o non credente, per cercare insieme, in un dialogo paritario che esclude quindi posizioni precostituite, quelle risposte alle domande che la vita costantemente ci pone.
Piuttosto, dunque, che trincerarsi, dietro i dommi, e per sfuggire alle tante aporie che incontrano, i due autori infatti, non disdegnano, senza timidezze e forti della Parola evangelica e della convinzione matura che l’esperienza della vita sia gioia del vivere nella luce e, in quanto tale, non possa essere concepita come tenebroso percorso di espiazione con la conseguenza che il corpo è tutt’altro che prigione dell’anima, così che Francesco e Cosimo ridisegnano, dunque, il concetto di norma e di normalità scardinando i tradizionali tabù a cominciare da quelli relativi alla sessualità.
Il punto di partenza della riflessione dei due autori è, in poche parole, che ogni uomo ha diritto a quella che i greci definivano eudaimonia, cioè “il diritto alla felicità” e che quindi, naturalmente cum grano salis, tutto ciò che ostacola il conseguimento di questo diritto è inaccettabile.
Una Chiesa che dialoga col mondo, libera quindi del fardello della temporalità, può promuovere, come scrivono i nostri due autori, “un’equa distribuzione dei beni” in nome di quella fraternità universale che, come riconobbero i rivoluzionari dell’89, costituisce il necessario compimento delle istanze di libertà e di eguaglianza.
Ed ancora, una Chiesa inclusiva e diffusa che rompe con le gerarchizzazioni e rifiuta la verticalità e centralizzazione, che si realizza nell’essere comunità, dove ciascuno con il suo carisma porta il proprio contributo.
Una Chiesa, ancora, che rompe con lo storico maschilismo che l’ha contraddistinta nel tempo e chiama, in termini paritari, la donna a quei ruoli di responsabilità che finora sono stati esclusivamente riservati agli uomini. E’ il caso, ad esempio, del sacerdozio femminile, su cui tanto si dibatte nel mondo cattolico e che ha invece trovato piena accoglienza nelle chiese riformate.
E’, per finire, la Chiesa che, come il Salvatore, risorge per vivere il tempo presente, considerato in ogni caso Kairòs, cioè il tempo propizio, promuovendo libertà, eguaglianza e fraternità nella gioia della parola evangelica.
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