Germania
Iniziato processo per aggressione antisemita a Berlino
Martedì 19 giugno si è aperto a Berlino il processo contro il 19enne siriano che il 17 aprile 2018 nel quartiere Prenzlauer Berg (in copertina) della capitale tedesca aveva aggredito a cinghiate un 21enne israeliano che indossava la kippà, il copricapo tradizionale ebraico, urlandogli in arabo “sporco ebreo”. La vittima, che fino ad allora stava camminando con il cellulare in mano insieme ad un amico tedesco-marocchino, pure lui con la papalina, pur cercando di evitare i colpi aveva ripreso l’aggressione e postato il filmato in rete.
L’accusato ha ammesso ai giudici di avere colpito con la cinta dei pantaloni la vittima, costituitasi anche parte civile, riconoscendo di avere sbagliato, ma ha dichiarato che in realtà non voleva picchiarla ma solo spaventarla e di avere centrato il 21enne in effetti solo tre volte. Ha cercato anche di ridurre la portata del suo gesto dicendo di essere stato provocato da insulti da parte dell’israeliano e del suo accompagnatore; comunque di non avercela con gli ebrei ma di essere stato sotto influsso di droghe. In effetti nel filmato visionato in aula -ha riportato l’emittente rbb– si sente in arabo la frase “perché ci insulti?”, che la vittima ha dichiarato di non avere inteso.
Il siriano era in Germania dal 2015 e gli era stato assegnato un posto in un dormitorio del Brandeburgo, ma si tratteneva però a Berlino. Deve rispondere per lesioni gravi ed ingiurie e nonostante la giovane età è stato posto in carcere preventivo; al dibattimento si è giunti però in tempi oltremodo rapidi. Mentre afferma di non avere mai picchiato nessuno prima, è emerso parallelamente che contro di lui è in corso anche un altro procedimento per lesioni gravi a Cottbus per una rissa cui avrebbe partecipato un anno fa.
L’aggredito viveva invece da 3 anni nella capitale tedesca dove si sentiva sicuro, finché non incontrò il gruppo di tre persone dal quale si staccò il 19enne siriano che lo colpì una decina di volte ai fianchi, le gambe ed il volto, causandogli anche la spaccatura del labbro. Ha negato però di averlo provocato ed ha dichiarato di essere rimasto psicologicamente scosso dall’episodio e di non avere potuto dormire serenamente per giorni dopo di esso e che da allora copre il tragitto dalla fermata dell’autobus a casa correndo. Non vuole indossare più la kippà in pubblico andando in giro da solo.
Nel film si sente che l’israeliano avvertì più volte ad alta voce il suo aggressore che lo stava filmando, ma questo non lo salvò dai colpi del cittadino siriano, quantomeno finché il cugino non cinse quest’ultimo alle spalle per portarlo via. La vittima avrebbe però ancora cercato di andargli dietro col cellulare acceso e questi lo avrebbe allora minacciato con una bottiglia e solo il fatto che una passante si mise in mezzo strillando che chiamava la polizia evitò il peggio.
Dopo l’episodio violento migliaia di cittadini a Berlino parteciparono ad una manifestazione indetta dall’Unione delle Comunità Ebraiche tedesche indossando la kippà in segno di solidarietà. L’avvocato della difesa Ria Halbritter ha dichiarato alla rbb che però il processo non è affatto indicato a rappresentare il crescere dell’antisemitismo in Germania, perché il suo mandante non ha pregiudizi antiebraici.
La stessa fonte ha indicato che 45 reporter, anche dagli USA, si sono accreditati per seguire il processo e che per questo è stato necessario usare un’aula solitamente impiegata per casi maggiori. La Corte ha previsto l’escussione di 8 testimoni e la sentenza potrebbe essere pronunciata lunedì; se il verdetto sarà di colpevolezza il siriano potrebbe essere condannato a prestare lavoro nell’interesse pubblico, così come al carcere giovanile.
Immagine di copertina: Pixabay, https://pixabay.com/it/prenzlauer-berg-berlino-tramonto-3401386/
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