Relazioni
Il rischio della nascita
Nel capolavoro di Giuseppe Tornatore, La leggenda del pianista sull’oceano, ad un certo punto ha luogo un lungo piano sequenza memorabile.
La nave da crociera è squassata da una tempesta. Barcolla impazzita sulle onde.
Il pianista, protagonista del film, si accomoda con il suo amico trombettista, al pianoforte. Molla i freni dello strumento e inizia a suonare.
Naturalmente il pianoforte vaga per il salone scivolando sul pavimento da una parete all’altra, ma lui non molla, continua a suonare, attraversando ad un certo punto anche un lungo corridoio per finire la sua corsa contro la porta della cuccetta del capitano della nave.
Il 5 dicembre 2023 si sono svolti a Padova i funerali di Giulia Cecchettin.
Il padre ha rivolto un discorso molto bello a tutti i presenti. Il punto spirituale più intenso, puro come un diamante, è stato questo: «Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere: “vero amore non è ne fisico ne romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…”. Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia. Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco, voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace».
Grazie Gino. Per averci ricordato che non c’è nulla da aspettare per fare qualcosa di buono per noi e per il mondo.
Si può suonare sul mare in tempesta. Si può danzare sotto la pioggia. Non ci sono condizioni o situazioni che ci possono far rimandare quello che invece va fatto.
Non la fine della pioggia o della burrasca. Non che passi neppure il più terribile dei dolori.
Per altro vivendo il Natale possiamo ricordare che neppure Dio ha atteso tempi migliori.
Come dice benissimo questa splendida poesia intitolata “Il rischio della nascita”.
«Non è il momento giusto per far nascere un bambino,
con la terra tradita dalla guerra e dall’odio e una cometa che squarcia il cielo per avvertire che il tempo finisce e il sole brucia ancora.
Non era il momento di nascere per un bambino, in una terra stretta nella morsa di Roma; quando l’onore e la verità erano calpestati dal disprezzo…
Eppure proprio qui il Salvatore ha messo la sua casa.
Quando è il momento giusto per far nascere l’amore?
La locanda è piena sul pianeta Terra,
e una cometa ha squarciato il cielo…
Eppure l’amore corre ancora il rischio di nascere» (Madeleine L’Engle, traduzione di Paola Lazzarini Orrù).
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