Religione

Il ramadan ipocrita dei tunisini

12 Giugno 2016

di Synda Tajine

« Il 90% dei tunisini  finge di fare il ramadan e il 75% di essi vorrebbe almeno rompere il digiuno con una birra ». Questo non è vero… inverosimilmente. In realtà, queste cifre sono state pubblicate da un giornale in rete satirico « Lerpesse», ma riflettono da sole una verità sul ramadan tra noi. È in effetti durante il ramadan che l’ipocrisia dei tunisini raggiunge il suo parossismo. In questa Tunisia, in parte falsamente  religiosa, il tradizionalismo  si erige  a legge e si impone alla maggioranza.

È durante il mese del ramadan che il prezzo delle derrate alimentari subisce una fiammata, che la penuria è  sempre più contrastata e lo spreco diviene parola d’ordine. È durante  questo mese della privazione che i consumi dei prodotti alimentari dei tunisini subiscono un rialzo dell’80%. È durante il mese della condivisione che un terzo dei piatti cucinati finisce nella pattumiera. Il 100 % in più di consumo di uova e di pasta, il 50%  in più di carni e il 70% in più di prodotti caseari  (secondo  le cifre dei più noti istituti di statistica nazionali). All’incirca un terzo del reddito destinato ai consumi domestici è indirizzato  all’acquisto di prodotti alimentari durante il mese di ramadan. Un dato stupefacente quando  si sa che i digiunatori non fanno che due pasti al giorno! Ma a che serve parlare di ragione allorché  «ventre affamato non ha orecchie ».

Durante questo mese santo, l’indigestione rima con mediocrità audiovisiva. Le trasmissioni abbrutenti abbondano e i messaggi moralizzatori e religiosi traboccano ma sono inframezzati da pagine di pubblicità di yogurt e pasta. Un mese di falsa pietà dove, per manifestare il picco di una religiosità ostentata, si aumenta il volume degli altoparlanti delle moschee così come crescono le file delle autovetture parcheggiate sui marciapiedi. È d’obbligo constatare che il civismo e la pietà religiosa, di cui si ha fretta di sbarazzarsi, non si sposano per nulla.

È anche durante questo periodo che i moralizzatori trionfano. È in questo cafarnao  di  tradizioni e di valori obsoleti che per la società è più tollerabile essere  un  abile spacciatore di oscenità, di mutarsi in pirata della strada o di saltare la fila piuttosto che bere un bicchiere d’acqua in pubblico.

Il  famoso  « hachichet  romdhan »  (il « nervoso » del ramadan,  dovuto al digiuno NdT) è l’apriti sesamo  di quelli che danno libero sfogo alle pulsioni violente e alla loro inciviltà. Infatti, si usa volentieri da noi questa espressione che non vuol dire che i tunisini sono dei grandi consumatori di hashish, ma che serve a giustificare ogni eccesso legato al mese santo.

La fede effimera di coloro che attendono il tramonto per abboffarsi  diventa improvvisamente esacerbata  alla vista di coloro che osano, a loro grande disdoro, far  mostra di non digiunare. Si crocifiggono i «fattaras» (i non-digiunatori dissidenti NdT) e li si obbliga a nascondersi.  Ma questi ultimi nelle loro perlustrazioni da resistenti, fanno a gara nello scovare i locali aperti e creano delle app per recensire esercizi dove i non-digiunatori possono bere e mangiare. Ma la parola d’ordine tuttavia è discrezione! Perché se nessuna legge in Tunisia obbliga i tunisini a osservare il digiuno, le regole sociali, ben più stringenti, hanno deciso altrimenti. Una semplice circolare risalente a oltre trent’anni fa e l’incertezza giuridica e legislativa fanno sì che i caffè, i ristoranti e altri esercizi diventino sempre più rari nel  servire vivande e bevande in questo mese santo.

Per quel che concerne la vendita dell’alcol, delle direttive del ministero dell’Interno proibiscono di servirne ai tunisini durante il ramadan. Solo gli stranieri nei luoghi turistici potranno bere un bicchiere di vino o una birra durante il ramadan. La verifica si fa con la semplice esibizione di una carta d’identità facendo attenzione a escludere tutti quelli che avranno la sfortuna di possedere un nome dalla connotazione musulmana.

Delitto secondo le apparenze  avete detto ? Al diavolo il politicamente corretto! Al ramadan è la regola, e al ramadan tutto è permesso in virtù di questa pietà effimera e ipocrita. Questa nostra bella ipocrisia…

Ciò detto, buon ramadan a tutti !

Synda Tajine

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Articolo apparso su Businessnews.com.tn (Trad. in it.  Alfio Squillaci)

 

 

 

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