Religione

Il Papa prega e Dio se ne frega

4 Aprile 2020

La scienza non ha armi efficaci per debellare il Covid-19, ma la religione è KO.

Papa Francesco prega nella piazza San Pietro vuota, ma non pare che dall’alto qualcuno lo ascolti.

I fedeli non sanno a che santo votarsi e per la prima volta dall’Editto di Milano del 313, con cui venne concessa dall’imperatore Costantino la libertà di culto ai cristiani, non si celebrano pubbliche messe, né funerali per le vittime, ma neanche matrimoni, battesimi, cresime. La religione ex di Stato arriva comunque agli Italiani tramite la Messa quotidiana con cui Papa Francesco si è accaparrato Rai 1 e con le puntigliose cronache dei telegiornali, che ci raccontano tutto quello che Bergoglio fa o dice.

Il problema è che quello che Papa Francesco fa o dice rimane lettera morta. Prega Dio, ma lo prega perché faccia cessare l’epidemia di Coronavirus? O lo prega per abitudine o perché in fin dei conti quello è il suo mestiere?

Se Bergoglio prega perché l’epidemia termini, è evidente che Dio non lo ascolta, non è in grado di bloccarla o non vuole. O semplicemente Dio non esiste.

Ogni giorno si allunga la lista di chi si ammala, soffre e muore, di chi perde i propri cari. Muoiono perlopiù vecchi, ma anche dei giovani, muoiono persone cattive e persone buone, si ammalano e muoiono medici e infermieri che si prodigano per salvare vite altrui. Muoiono Europei, Americani, neri, bianchi, credenti e miscredenti.

La globalizzazione di internet e un pizzico di sano scetticismo escludono che in futuro si racconterà che l’epidemia è stata fermata da San Rocco già protettore contro la peste, da San Gennaro, dalla Madonna Incoronata o da qualche imam sciita. L’epidemia si fermerà, se si fermerà, quando avrà fatto il suo corso, magari quando sarà stato trovato e imposto un vaccino, quando misure ancora più draconiane delle attuali ci impediranno completamente di uscire dalle nostre case.

Nel frattempo la televisione che siamo costretti a pagare con la bolletta dell’elettricità non ci farà mancare Papa Francesco che prega vanamente, senza che mai qualcuno sul medesimo canale avanzi dubbi sull’utilità della preghiera del Papa. In Italia non è educato metterlo in dubbio e nemmeno è pensabile avanzare l’idea che sarebbe ora di terminare il finanziamento pubblico di qualcosa come la religione che sta dimostrando in modo incontrovertibile la propria inutilità pubblica.

Se ci verrà risparmiata la frottola dell’epidemia arrestata da questo o da quel santo e ahimè i posteri non potranno ammirare un equivalente della basilica di Santa Maria della Salute del Longhena, per fortuna nemmeno il peggiore autocrate può addebitare l’iradiddio ai sodomiti, agli ebrei o al CO2. Qualcosa si può dire giusto su chi vende pipistrelli al mercato e questo è quanto.

Dio non si cura del Covid-19, forse è in meditazione come Brahma, forse è distratto, forse è malvagio e non si impietosisce delle sofferenze dell’umanità e grazie a dio nessuno si è azzardato a dire che l’epidemia è qualche imperscrutabile disegno della Provvidenza divina.

Nel momento del nostro bisogno Dio si è fatto gli affari suoi, perciò, quando tutto sarà finito, che i suoi professionisti non osino mai più imporre a tutti gli altri le proprie opinioni più o meno bacate su come si deve o non si deve fare sesso, sull’obbligo per le donne di portare il velo, sul riposo domenicale o dello shabbat, sull’istruzione religiosa negli asili, sull’otto per mille.

Elì, Elì, lemà sabactàni?

Dopo quasi duemila anni la domanda resta ancora senza risposta, facciamocene una ragione.

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