Benessere
I referendum della coscienza. Quando rimanere o lasciare è un fatto esistenziale
Mi arrischio e mi sottometto.
Io scelgo ma mi dico: non posso altrimenti.
P. Ricoeur
Quand’è che si diventa adulti? Anzi, perché mai dovremmo diventarlo? Se mi guardo intorno, e perché no, se guardo anche me stesso, in fondo sembra che non abbiamo propria nessuna intenzione di diventarlo. Tutt’al più è a volte la vita stessa che ci costringe a scendere dal passeggino e a cominciare a spingerlo!
Si diventa adulti solo quando ci si riconosce responsabili di qualcuno. Perché diventare adulti, dunque? Perché è l’unico modo per dare senso alla vita. Diventare adulto è la possibilità di dare senso, riconoscendosi responsabili di qualcuno. Sono sicuro che non troverai un senso alla tua vita, se non sarai capace di rispondere a questa domanda: di chi sei responsabile oggi?
La responsabilità per altri esige determinazione. Responsabilità vuol dire decidere: un termine che non a caso ha un’assonanza con la parola recidere! Solo chi vive la propria responsabilità è capace di tagliare quello che non serve, di potare l’albero perché porti più frutto.
In questo passo del Vangelo, Gesù è l’uomo che decide una strada (quella verso Gerusalemme), prendendo su di sé il peso e le conseguenze di questa scelta. Gesù decide con determinazione: indurì il volto. Spesso invece non la durezza del volto, ma la durezza del cuore ci impedisce di scegliere, timorosi come siamo delle conseguenze che una scelta inevitabilmente ha per la nostra vita.
Responsabilità e determinazione nascondono però sempre il pericolo di una deriva nell’intolleranza. Se la responsabilità non è accompagnata dalla misericordia diventa violenza. Giacomo e Giovanni, credendosi interpreti delle scelte di Gesù, vogliono bruciare coloro che non la pensano come loro.
La porta della misericordia deve essere aperta per tutti, non solo per coloro che la pensano come noi. Gesù chiede a Giacomo e Giovanni di bruciare d’amore come Elia, piuttosto che lasciarsi rapire nei loro sogni di grandezza in cui bruciare il nemico. Sì, la responsabilità può diventare ossessione e intolleranza quando è amore di sé o di un’idea piuttosto che amore per qualcuno.
Diventare adulti significa dunque tagliare. Alla determinazione di Gesù, Luca contrappone l’incertezza di un tale, di qualcuno che è senza nome e senza identità, non solo perché ciascun lettore possa dare a quel tale il proprio nome, ma anche perché si rimane così, un tale senza identità, quando non si è capaci di scegliere: l’anonimato, la vita senza senso, è il destino di chi non vuole diventare adulto.
Le tane e i nidi rappresentano il nostro bisogno di rifugio, la paura di separarsi da un grembo materno: facciamo fatica a scegliere perché abbiamo paura di tagliare con le nostre sicurezze. Non si può diventare adulti se non si ha il coraggio di lasciare la propria madre.
Per andare e continuare a vivere, che è la condizione per poter annunciare il Vangelo, occorre tagliare con le relazioni morte della nostra vita, con le relazioni che ci tolgono la vita e ci tengono legati alla loro tomba. Il padre è certamente l’immagine della legge: chi rimane attaccato alla legge, a una legge che non dà vita, è incapace di cogliere la novità che ha davanti. Non si trova la vita nell’ossessione per il senso del dovere.
L’adulto è colui che sceglie e guarda avanti, la persona insicura invece continua a guardarsi indietro per controllare se il solco è quello giusto. Ecco perché chi si volge indietro, dopo aver iniziato a tracciare un solco non è adatto alla vita adulta, perché continua a portarsi dentro il dubbio e l’ambiguità. L’adulto si assume invece in pieno la responsabilità delle proprie decisioni. Non possiamo guardare al futuro se non siamo capaci di prendere congedo dal passato, dalle relazioni che ci hanno magari nutrito fino a un certo punto della strada, ma che poi dobbiamo salutare per continuare il nostro cammino.
La vita è sempre una possibilità per uscire da questa folla anonima: possiamo diventare qualcuno, dare un senso, oppure ritornare pigramente a essere un tale come tanti.
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Testo
Lc 9,51-62
Leggersi dentro
- Di chi mi sento responsabile oggi?
- Cosa sono chiamato a tagliare per fiorire?
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