Famiglia

I familisti del convegno di Verona

19 Marzo 2019

Una delle ragioni per cui è preferibile che un politico non si occupi troppo della vita privata dei propri concittadini è che poi diventa a sua volta oggetto di sgradevoli richieste di coerenza nei comportamenti privati. È singolare quindi che al cosiddetto convegno delle famiglie di Verona, organizzato da varie organizzazioni di estrema destra e dell’integrismo cattolico, nella lunga lista di personaggi imbarazzanti ci siano tra i relatori esponenti politici che non possono vantare una condotta privata pari a quella che pretendono dagli altri. La Lega, che difende il modello di famiglia nucleare borghese novecentesca consacrata in chiesa e che con il ddl Pillon vuole rendere più difficile il divorzio, invia al convegno il suo leader, Matteo Salvini, che ha avuto due figli da due donne diverse e ha alle spalle un divorzio e delle convivenze (il tutto ostentato sui canali social, dove si è anche fatto allusioni a rapporti non finalizzati alla procreazione). L’altra relatrice, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ci ha informati più volte della figlia avuta fuori dal matrimonio.

Il paradosso è che i due esponenti politici trovano comprensione (o indifferenza) per le loro scelte di vita proprio da coloro che vorrebbero punire con proclami e leggi restrittive: i divorziati, le famiglie arcobaleno, i single con figli, chi è ricorso alla Fivet, le coppie miste (una novità che aggiunge un po’ di razzismo alla lunga lista dei divieti). Mentre, se fossero semplici cittadini e non personaggi pubblici privilegiati, sarebbero additati dai pettegolezzi delle anziane comari di paese e dalla condanna dei loro stessi partiti. Tuttavia si ergono a tutori di un modello statico di famiglia che lo stesso papa Francesco pragmaticamente considera sfasato dalla realtà che ci circonda, composta da «un interpellante mosaico formato da tante realtà diverse, piene di gioie, drammi e sogni» (AL, 57). E intanto in molte parrocchie si accolgono con il battesimo i bambini delle famiglie lgbt cattoliche che i convenuti di Verona non avrebbero mai voluto che nascessero.

Si parla spesso di frattura tra la politica e la realtà: il convegno di Verona dà il polso di questa distanza tra il discorso pubblico delle élite familiste, propugnatrici di un modello rigido di famiglia (non per sé), e la vita concreta, fatta di una realtà complessa e plurale.

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