Relazioni

Ho letto il copione sbagliato (non è mai troppo tardi per cambiare personaggio)

11 Giugno 2016

Anche ad essere si impara
Italo Calvino, Il Cavaliere inesistente

Lc 7,36-8,43

 

A volte siamo così concentrati sulla parte che dobbiamo recitare che ci dimentichiamo di amare. Siamo così concentrati sulle attese degli altri, sulle battute da evitare o le reazioni da suscitare che non abbiamo più tempo per i nostri desideri.

Ma è ancora più terribile quando ci ritroviamo per caso in un casting che non avremmo mai scelto, quando ci mettono addosso una parte, facendoci credere che siamo nati proprio per interpretare quel personaggio. E poi finiamo col crederci anche noi, rinunciando a interpretare il ruolo della nostra vita.

Simone il fariseo, di cui parla il Vangelo, mi ricorda per certi versi il Cavaliere inesistente di Calvino: un’armatura vuota alla ricerca di se stesso. Il Cavaliere inesistente deve cercare, lungo il romanzo, la prova che attesti la sua discussa dignità di cavaliere.

Ma come per il personaggio di Calvino, così per Simone, sotto l’armatura non c’è niente. Simone si difende, ha imparato a sopravvivere. Mettersi addosso un’armatura gli è sembrato l’unico modo per essere qualcuno.

Come il Cavaliere inesistente non si accorge dell’amore di Bradamante, così Simone è talmente concentrato sul suo personaggio ineccepibile, che ha trasformato la sua casa in una stanza sterile dove non è permesso alcun contatto.

Come aiutare Simone a spogliarsi della sua armatura?

Nel Vangelo di Luca, Gesù ama il gioco degli specchi: ci mette uno di fronte all’altro. È l’altro che mi svela. È solo un altro che può liberarmi dalla mia armatura. Non sarò mai in grado di farlo da solo.

 

Tutti rischiamo di rimanere intrappolati nei nostri personaggi: la donna del Vangelo è una alla quale probabilmente fin da ragazzina hanno fatto credere che non poteva fare altro nella vita se non prostituirsi. Le hanno fatto credere che l’amore doveva guadagnarselo. Ma è esattamente quello che Simone sta facendo con Gesù: proprio nel momento in cui questa donna ha deciso di essere liberata dal suo personaggio, permette a Simone di riconoscere che è lui la vera prostituta.

Quanta prostituzione c’è nel nostro modo di amare? Quanta fatica facciamo ad affermare la nostra dignità di essere amati gratuitamente? Quanto siamo convinti di doverci guadagnare l’amore degli altri?

 

Questa donna ci insegna che per essere liberati dal proprio personaggio occorre rischiare. C’è una casa dalla quale è tenuta fuori, ma è solo in quella casa che può incontrare Gesù. Simone è il padrone/sacerdote che vuole tenere la porta chiusa. Simone è colui che ammette nella propria casa solo coloro che la pensano come lui e che lo confermano nel suo delirio.

 

Non si può amare che con il proprio linguaggio. Questa donna non cerca di imitare il linguaggio degli altri, ma usa l’unico linguaggio che conosce. I suoi gesti sono ambigui, irriverenti, persino inopportuni, ma Gesù la accoglie nella sua ambiguità: le permette di essere se stessa, senza maschere. Simone, al contrario, continua a nascondere ciò che pensa veramente.

È vero, colui al quale si perdona poco ama poco e a chi si perdona molto ama molto, ma non si tratta di una liberalizzazione del peccato: il punto è piuttosto essere consapevoli del proprio peccato. La differenza tra Simone e la donna non sta certo nella quantità dei peccati, ma nella consapevolezza che ciascuno dei due ha del proprio peccato.

Bisognerebbe riscrivere l’affermazione di Gesù in termini di consapevolezza: a chi è poco consapevole del proprio peccato viene perdonato poco, ma più diventiamo consapevoli del nostro peccato più riusciamo a sperimentare la misericordia di Dio.

Simone non ha pochi peccati, semplicemente non ne è consapevole!

Gesù cerca di accompagnare Simone dalla giustizia all’amore: si può essere osservanti meticolosi della legge e nel contempo essere armature vuote. Le persone come Simone non sbagliano mai, ma non fanno neppure l’esperienza dell’amore. E in genere sono persone sole. Simone non è stato inospitale, ha semplicemente fatto il minimo. La donna invece mette in gioco se stessa, rischia, ma senza pretendere: la sua attenzione è sui piedi di Gesù, sta in basso, non è spavalda, contempla quei piedi, i passi che desidera seguire.

 

Testo

Lcm,

Leggersi dentro

  • Da quale personaggio il Signore vuole liberarti?
  •   Quale ruolo preferiresti interpretare nella tua vita?
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