Religione
Gli uomini della stiva
Un tempo la parte inferiore della nave
era occupata dai rematori legati alla catena.
Loro erano il motore.
Il sudore, la fatica,
la malattia ed anche la morte
accompagnavano il ritmo dei remi
che affondavano e riemergevano dall’acqua:
Stando sul ponte
le voci dal profondo della stiva
erano soffocate dalle onde e dal vento.
È quello che continua ad accadere.
La stiva è simbolo di realtà sommersa
alla quale viene sottratta la visibilità.
Dunque anche la verità del suo esistere. (d. S.A.)
La notizia del giorno per chi segue le vicende della chiesa cattolica italiana è la pubblicazione dell’Instrumentum laboris per il prossimo sinodo che si svolgerà a Roma dal 4 al 29 ottobre 2023 e poi in un’altra successiva nel 2024.
Raccoglie il lavoro di ascolto realizzato in tutte le chiese e istruisce l’agenda dei temi da discutere.
Con grande prudenza ci si è affrettati a precisare che contiene domande e non asserzioni.
Ma non si può negare che una certa paura serpeggi tra le fila dei cattolici in questa fase. Sul sito dell’Azione cattolica italiana lo strumento viene presentato come “un nuovo metodo, che non vuole cambiare la Chiesa”. Ad ogni buon conto.
Una notizia minore, ma non meno significativa, che riguarda la chiesa italiana è che il 19 giugno a Bologna si è svolto il primo seminario nazionale dei preti operai in Italia.
Anch’esso convocato sulla scia di quella consultazione sinodale pensata come il più possibile inclusiva.
200 quelli invitati, 50 quelli presenti, quasi tutti ormai pensionati. Quelli ancora al lavoro non più di 5.
Vista dall’ottica dei numeri certo appare come un’esperienza conclusa e senza futuro.
Ma la storia può diventare, per scelta dei protagonisti, memoria generativa e profetica.
Il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha ripreso con entusiasmo un filo spezzato insieme con don Bruno Bignami, direttore dell’ufficio per la pastorale del lavoro della CEI.
L’ultimo incontro organizzato e ufficiale con la CEI dei preti operai è stato 38 anni fa.
Il cardinale ha tenuto a precisare più volte che non doveva essere letto come “un incontro di combattenti e reduci”. E in effetti i temi discussi che l’eredità di una storia lunga, difficile, ma vitale, ha consegnato al dibattito sono stati importanti: l’assetto di un ministero presbiterale non clericale, il celibato e la valorizzazione dei preti che sono approdati ad una scelta matrimoniale (diversi quelli presenti), la formazione dei preti e il ruolo dei seminari, la testimonianza e la presenza di credenti in una logica di gratuità nel cuore della vita sociale e politica accanto ai poveri e agli ultimi, il senso di una prassi sacramentale non devozionalistica ma che intrecci la vita degli uomini e delle donne.
Per altro questo seminario segue di poco una realizzazione importante per i preti operai italiani: grazie all’attiva collaborazione di alcuni volontari delle Acli milanesi, è stato realizzato un nuovo sito (www.pretioperai.it) che raccoglie vasti materiali di archivio (l’intera produzione della rivista Preti operai, numerose testimonianze) e anche un blog che pubblica aggiornamenti e riflessioni.
Storie piene di vita di uomini che hanno scelto la stiva come luogo per porsi accanto, non sopra e non di fronte, per salare con il vangelo la vita del mondo.
“La mia vita è stata un collocamento radicale nella stiva dell’umanità. Da questa profonda umiltà io ho sempre più guardato e giudicato criticamente le cose che mi venivano imposte dall’alto: sia dalle gerarchie politiche-padronale sia da quelle religiose-sacrali.
Entrambe erano burocraticamente sul ponte della nave dell’umanità mentre io ero con tutti quelli nella stiva. Una volta andai dal dottore di un mio amico per valutare la sua situazione. Lui mi disse: “Mi scusi il suo amico mi ha detto che lei è un prete. Ma lei è davvero un prete?”. Io gli risposi: “Nessuno “è” un prete. Ognuno è un essere umano”. Si può solo dire che uno svolge la funzione di prete, ma tutti sono essere umani” (don Sandro Artioli).
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