Religione

Getsemani: Gesù ha paura di morire

29 Marzo 2018

Nel Getsemani, Gesù si avviò con tutti i suoi discepoli dopo aver consumato la cena di Pasqua.

Il nome, Getsemani, significa torchio per l’olio, frantoio ed è un podere situato sul Monte degli Ulivi.
Gesù cadde a terra, si prostrò con il viso sul suolo e piegò le ginocchia,così raccontano i Vangeli.

La preghiera di adorazione è rivolta al Padre e si compie con un atto di estrema sottomissione– faccia a terra- che rappresenta il più radicale abbandono a Dio.
Si dovevano compiere le Scritture: come il Giusto sofferente nei Salmi rabbrividiva ed aveva paura, allo stesso modo Gesù provava angoscia. “L’anima mia– disse- è estremamente triste fino alla morte”(Matteo,26,38).
Il Getsemani, l’innocente torchio per l’olio, diventò così il luogo della tenebra, dove si scatenano i terrori, le tentazioni, i sonni colpevoli, l’abbandono, il tradimento, la spada, rischiando di travolgere lo Spirito del Figlio di Dio.

Non ignorava nemmeno un’ombra del suo futuro: sapeva che sarebbe stato processato, flagellato,condannato sulla Croce.
Pur essendo Figlio di Dio, Gesù soffoca nella paura.

Emerge la sua natura umana ed avverte l’angoscia primordiale della creatura di fronte alla vicinanza della morte. Egli è Colui che è la vita stessa ,ma ha davanti l’abisso,il potere della distruzione del male,di ciò che si oppone a Dio.

Vive il dramma di sopportare il peccato commesso brutalmente dai suoi carnefici, dal potere della menzogna e della superbia.
Gesù era solo e cercò l’aiuto dei discepoli, affinchè vegliassero con lui.

Ma cedettero al sonno, anche i suoi prediletti Pietro, Giovanni e Giacomo.
I Vangeli ci ricordano che grondava sudore mischiato a sangue e l’uomo che era in lui invocò, tremante, l’aiuto del Padre: “Padre allontana da me questo calice”.
Dio non vede e non sente suo Figlio, non esaudisce la sua preghiera: ed è l’unica volta; nessuna parola scese dall’alto, il cielo era muto e si aprì l’abisso tra il Padre ed il suo Figlio: i grumi di sudore cadevano al suolo come sangue.
L’umano ed il divino si lacerano e si separano in Gesù: i due piani si sconnettono in un lago di sofferenza umana, dove tutto si confonde ed il divino sfugge, si nasconde, cade e non rialza l’uomo, condannato alla sua inesorabile solitudine.

Ha paura di morire, di perdere la vita e l’invocazione al Padre rimane senza ascolto. Trasuda gelo.
Ma sia fatta la tua volontà”, dice piangendo rivolgendosi al Padre.
Non sopportava la Passione che Dio aveva deciso per lui; egli pensava che esisteva un’altra strada che cancellasse la colpa di Adamo, senza passare tuttavia per il calice della sua crocifissione.

Ne accettò la sofferenza: il seme del grano doveva morire, la croce bagnarsi di sangue e si dovevano compiere le Scritture, per la volontà di Dio nella ferrea necessità del sotteso messaggio dei profeti.
È così fu: prese i peccati di tutti e l’innocenza morì sulla Croce.

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