Religione
Forse ho sbagliato strada. Perché non troviamo quello che cerchiamo
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Agostino
C’è una favola che Agostino ha inventato quando era giovane per descrivere gli ostacoli che aveva incontrato nella sua ricerca della verità. Questa favola racconta di Filocalia (amore della bellezza) e di Filosofia (amore della sapienza) che Agostino immagina come due sorelle che volano nel cielo alla ricerca dell’oggetto del loro desiderio. Filocalia resta però intrappolata nel viscum libidinis, cioè rimane intrappolata nella bellezza delle cose sensibili, che le impediscono di continuare a volare. Filocalia è addirittura deformata dalle cose a cui si è incollata. Solo Filosofia riuscirà a liberarla e a portarla al di là di un’attrazione superficiale delle cose del mondo.
Chissà qual è il nostro vero nome! Chissà cosa cerchiamo veramente. Forse siamo rimasti anche noi intrappolati nella nostra ricerca, forse non riusciamo più a muoverci e abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a riprendere il nostro volo.
Questo passo del Vangelo di Giovanni ci parla di persone che cercano. Si mettono in cammino perché c’è qualcosa che le attrae nella persona di Gesù. Non sanno ancora con precisione di cosa si tratti, ma intanto si sono messe in cammino.
Vanno a cercare Gesù a Cafarnao, il luogo sprofondato, che spesso nei Vangeli indica gli abissi, i luoghi della nostra miseria. Negli altri Vangeli però è Gesù che va a cercare l’uomo negli abissi di Cafarnao, Giovanni invece capovolge la prospettiva: Gesù addirittura ci precede in quei luoghi. Gesù si fa trovare propria là dove sperimentiamo il fallimento e la vergogna.
La gente è meravigliata di trovare Gesù in quei luoghi e si chiede come ci sia arrivato.
Anche qui, Giovanni ci aiuta a comprendere l’identità di Gesù: egli infatti ha attraversato il mare. Se il mare è l’immagine della morte, andare al di là del mare vuol dire vincere la morte, superarla. Gesù trionfa sulle acque pericolose e infide del mare. Colui che ci aspetta negli abissi di Cafarnao è il Risorto, vincitore della morte.
Arriva così il momento nel quale Gesù ci rivolge la domanda fondamentale per crescere nella relazione con lui: perché lo stiamo cercando? Cosa ci aspettiamo da lui?
Gesù ci invita a rileggere i motivi della nostra fede, le ragioni che ci hanno spinto nel nostro cammino spirituale. Spesso rimaniamo delusi perché le motivazioni del nostro viaggio erano diverse, ambigue, nascoste. Forse cercavamo solo il pane, volevamo essere consolati, cercavamo un po’ di speranza. E il rischio è di fermarsi lì, di rimanere intrappolati, come Filocalia, nelle cose belle, ma parziali, temporanee, provvisorie. E il rischio è di vivere tutto il cammino spirituale nella ricerca di una consolazione in più, accusando Dio quando non si lascia trovare.
Ma il pane è soltanto il cibo necessario per affrontare il cammino, la meta è altrove. Gesù vuole condurci alla relazione con lui, vuole portarci a credere in lui, a riconoscere che non c’è altro che possa soddisfare la nostra ricerca se non la relazione con lui. Tutto il resto è parziale e provvisorio.
In fondo anche se non lo sappiamo, anche se non lo abbiamo capito ancora, quello che cerchiamo è Gesù.
È lo stesso Agostino a offrirci, all’inizio delle Confessioni, un’altra splendida immagine degli ostacoli e degli inganni che possiamo incontrare nella nostra ricerca:
Tardi ti ho amato,
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato.
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Deforme, mi gettavo
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
quelle creature che non esisterebbero
se non esistessero in te.
*
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