Religione
«Eloì, Eloì lamà sabactàni?»
Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele;
invece, con tutto ciò,
ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose
(Luca 24,21)
Non c’è chi sia come Te fra i silenziosi,
muto e senza parola verso i persecutori,
fra i molti nemici che contro di me si sono levati
(Jizchaq bar Shalom)
Eccomi dunque qui.
Vittima di un tempo in cui a farla da padrona è la paura del contagio, della malattia e della morte.
Perché proprio a me? Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Dio perché non intervieni? Perché non fermi il virus? Perché mi hai condotto fin qui? Perché non guarisci questa terra malata su cui vivo?
Non ha ancora fatto abbastanza strada questo virus per renderti conto di quanti in tutto il mondo stanno soffrendo?
Perché mi lasci inchiodato alla mia debolezza, alla mia fragilità? Perché non liberi l’umanità da questo terrore?
Verrà certo un giorno in cui tutto sarà finito e cosa avrò salvato?
Se pur sarò ancora vivo troverò un mondo impoverito, incattivito, carico di rabbia.
Di tutte le preghiere di queste giorni che ne hai fatto?
Le mie preghiere certo e quelle di tutti i cristiani del mondo e anche quelli che credenti non sono, ma nel bisogno si ricordano di Te.
Sei un Dio fallito, impotente, inutile. Al più ti posso concedere di essere distratto o svogliato.
Devo ricordartelo io che la tua indifferenza dà ragione a tutti quelli che sono convinti che Tu non esisti?
Come appaiono inservibili oggi tutte quelle parole che i credenti associano al tuo nome: amore, misericordia, pietà! Un cumulo di macerie da destinare alla discarica.
Il tuo figlio Gesù mi ha detto che sono tuo figlio.
Ma che Padre sei, se quando ho bisogno non ci sei, non ascolti, non rispondi?
E per altro proprio guardando a tuo Figlio e alla sua morte che me ne faccio del suo insuccesso? Il suo patire e morire dovrebbe offrirmi una consolazione?
Non mi dire che poi “è risorto”. Le chiese cristiane sono piene di croci, neppure loro mostrano di credere troppo a questa resurrezione che sistema ogni cosa. Perché mai una vittoria deve passare attraverso un simile fallimento? Risparmiati la retorica della sofferenza e del dolore che salvano. In questo momento direi che sono proprio fuori posto.
E pure evita, per cortesia, di promettermi qualcosa di buono dopo la morte. Del tuo paradiso non so che farmene.
Mi devi aiutare adesso, in questa vita.
Sono isolato da tutti, non so quando questa storia finirà. Non ho il dono di una parola o il gesto di un amico. Questa è già una morte.
Cosa farai per il mio futuro non ha importanza.
E’ del mio presente desolato e smarrito che mi interessa.
In questo momento ne muoiono a migliaia di tuoi figli nella solitudine e nell’angoscia.
Nessuno a prendere la loro mano, nessuno a dire una parola di conforto.
Anche agli sguardi è negato un incontro e Tu certo sai quanto possono parlare d’amore due occhi. Morire nel ghiaccio dell’abbandono: a questo siamo arrivati.
L’idea di poter finire in ospedale mi getta nel panico.
Nessun rispetto per i vivi e nessuno nemmeno per i morti. Avvolti in un lenzuolo, gettati in una cassa e buttati nel fuoco senza un saluto, un ricordo, una preghiera. Mi viene da maledire anche il momento della mia sepoltura.
Si può sapere dove sei? Cosa fai? Dove stai guardando?
Qual è la tua voce? Perché non la sento?
Il dolore devi raccoglierlo. Si è accorciata la tua mano?
Si è ostruito il tuo orecchio?
Il tuo cuore non batte più?
Dice la Bibbia che hai raccolto con compiacimento l’”eccomi” dei tuoi profeti.
Dov’è ora il tuo “Eccomi”?
Per il tuo popolo nel deserto hai ordinato a Mosè di innalzare il serpente di bronzo per guarirlo dal veleno degli altri serpenti. Per loro in quel momento c’è stata una salvezza.
Per me, per tutti, ora, il nulla.
Una cosa so.
Non avrai scampo.
Dovessi consumare gli ultimi respiri per incalzarti ancora.
Non potessi fare altro che perdere la vita nel chiederti la vita, consumare la vita per sperare la vita.
«Eloì, Eloì lamà sabactàni?»
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