Giustizia

Di preti in spiaggia, giovani e un solerte magistrato

27 Luglio 2022

Questa lettera è opera mia. I giovani di don Mattia non l’hanno mai scritta. Ho ritenuto che con un po’ di fantasia potesse valere la pena far sentire anche la loro voce.

Egregio dott. Giuseppe Capoccia,

ci presentiamo: siamo i giovani dell’oratorio san Luigi di Milano, siamo i ragazzi e le ragazze che compaiono di spalle in molte immagini su tutti i giornali d’Italia.

Ci hanno ritratti mentre partecipiamo, in spiaggia, alla messa celebrata dal nostro “don” che si chiama Mattia Bernasconi. Lo conoscono tutti in Italia come il prete che ha detto messa in mare avendo come altare un materassino.

Vorremmo raccontarle che noi don Mattia lo conosciamo bene. E’ un prete che il vangelo pensa non sia solo un bel libro di lettura.

Quest’anno abbiamo ragionato a lungo con lui sul senso da dare alla parola “giustizia” che è uno dei cardini del vangelo.

E don Mattia per aiutarci a viverla, la giustizia, ci ha portato a Crotone a fare una settimana di volontariato presso un bene confiscato alla criminalità organizzata e gestito da una cooperativa sociale che l’ha ricevuto in gestione proprio dalla magistratura che lei rappresenta.

Una vera rivoluzione: dove prima c’era schiavitù, sopruso e violenza, oggi c’è lavoro, legalità e quindi libertà.

Una settimana di lavoro e riflessione. Don Mattia ci ripete sempre che per crescere bisogna usare le mani e il cervello.

Siamo rimasti molto male dal vedere che i giornali non hanno esitato a mettere alla berlina il nostro don pur di vendere qualche copia o guadagnare qualche click (lo sa anche lei che oggi le vendite della carta stampata sono in picchiata, mentre l’informazione sul web se non fa un certo numero di visualizzazioni non riceve pubblicità, urge trovare del pepe da mettere in ogni cosa).

Però lo sconcerto maggiore lo abbiamo trovato nelle notizie di oggi che raccontano una sua iniziativa: iscrivere don Mattia nel registro degli indagati per il reato di vilipendio della religione.

I giornali, a voce unica, scrivono tutti che lei ha coordinato delle indagini della Digos della questura di Crotone, in seguito all’esame degli articoli pubblicati su diverse testate e delle foto apparse sui social.

Tra gli incontri che abbiamo vissuto nella settimana di lavoro ci sono state delle belle serate in cui giornalisti e attivisti ci hanno spiegato e raccontato di cosa è capace la ‘ndrangheta in Calabria.

Sia chiaro Dottor Capoccia che noi ai giornali non ci crediamo, tanto meno in questi giorni. Con tutto quello che lei avrebbe da fare non può essere che trovi il tempo di leggere la stampa a proposito di presunti scandali, dare ordine a poliziotti specializzati nella lotta al crimine e  all’antiterrorismo di darsi alle ricerche su preti  che dicono messa e poi scrivere documenti, mettere timbri, inviare notifiche. Di certo non è vero niente.

Un magistrato “più papista del papa” (avremmo potuto scrivere “bigotto” ma non è sicuramente questo il caso)?

La chiesa infatti ha già perdonato don Mattia che ha scritto una bella lettera di scuse.

Vede, dott. Capoccia, ci sono tanti analisti e sociologi che fanno sondaggi e trovano poca fiducia nelle istituzioni da parte di noi giovani.

Ecco noi stiamo provando ad armarci di lanterna per vedere se ne abbiamo ancora almeno un pochettino.

Se questa storia fosse vera potremmo non trovarne più neanche un briciolo.

Pensiamo ai magistrati antimafia che hanno dato la vita per costruire giustizia.

Poi ci viene davanti quello che i giornali scrivono di lei e fino a quando non troveremo che è tutto un sogno, ancora vediamo un futuro. Ci rendiamo conto che corriamo il rischio di trovare tra qualche giorno, per la nostra povera Italia, solo parole di commiserazione. Ma saremo di certo smentiti perché i giornali non dicono la verità.

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