Religione
Credersi il Salvini di Abbiategrasso
Discepoli all’altezza del maestro, si sa, non ce ne sono mai molti.
Se poi parliamo del re dei re dei salotti televisivi, Matteo Salvini, diciamola tutta: raggiungere la cima della sua abilità comunicativa è impresa durissima.
Ne sa qualcosa il segretario della Lega Nord di Abbiategrasso, capitale del gorgonzola padano.
Riporto per intero lo sgangherato comunicato con cui ha caricato a testa bassa il preside Ciocca del plesso degli illustri Savoia. Peccato compiuto? Aver proposto ai bimbi di cantare nel tripudio scolastico natalizio la canzone, proposta allo Zecchino d’oro di qualche anno fa, da un autore dal cognome di una pericolosa famiglia di affiliati al terrorismo internazionale (Mago Zurlì che ci combini???).
Ecco le sue sdegnate parole.
“Come tutti gli anni, sotto le festività del S. Natale, nei plessi scolastici della nostra città assistiamo a varie rappresentazioni che, con canti, poesie o teatrini, vogliono celebrare il Santo Natale, ricorrenza per la nostra religione molto importante. Quest’anno nel plesso scolastico Umberto e Margherita si Savoia qualcosa è cambiato, il nuovo preside sig. Ciocca e la commissione scolastica, hanno deciso di sostituire le solite canzoni o poesie inserite nello spettacolo Natalizio dedicate alla nascita di nostro Signore, con canzoni o poesie multietniche, che se pur parlano di pace, non sono dedicate esclusivamente alla nostra religione e alla nascita di Gesù Bambino come da nostra tradizione. Tutto questo avviene (nel nome di un “falso buonismo”) perchè un preside ritiene offensive tali canzoni, nei confronti di chi professa un’altra religione, mentre una canzone (una stella a Betlemme) scritta da Najmun Fibayti Lahm, non è offensiva nei confronti di un CRISTIANO. Ora io chiedo al sig. Hamid Mouslih (responsabile del centro culturale islamico A-Rahma) o ad altri responsabili del Co.re.is. (comunità religiosa islamica Italiana) se durante le loro salat (preghiere) o shahada (testimonianze di fede) sono disposti a pregare Gesù Cristo, Geova o javhè, io non credo proprio, eppure tutto ciò al sottoscritto non reca nessun fastidio, ma è possibile che un Cristiano debba subire affronti di questo tipo nel nome di un’integrazione al contrario? Non sono forse loro ad abitare a casa nostra, non sono forse loro che si devono integrare nella nostra civiltà, imparare la nostra lingua e conoscere le nostre tradizioni. Egregio sig. Ciocca, io ritengo che comportandosi in questo modo, lei alimenta ulteriormente le divisioni tra italiani di fede Cristiana e gli stranieri di altre religioni, non è in questa maniera che si integrano le persone nella nostra comunità, il rispetto delle nostre leggi, usanze e tradizioni devono essere portate ad esempio proprio dalle autorità (scolastiche) che lei rappresenta”.
Ad una lettura veloce appare chiaro che l’estensore non ha chiara la differenza tra scuola (casa del sapere e della cultura) e moschea (casa della preghiera).
Nell’una, “Va’ pensiero” è di prammatica. Nella seconda, volercelo introdurre a tutti i costi forse non è il caso.
Ad una lettura più attenta che circolino simili confusioni non appare sorprendente.
La sintassi del comunicato è un’ipotesi remota. Una domandina: sicuri che sono gli stranieri a dover imparare la nostra lingua?
Attenzione però perché quando si parla di religione il diavolo ci mette sempre la coda.
E lo sprezzo del ridicolo colpisce in maniera inesorabile chi ha osato sfidarlo.
Nella canzoncina incriminata del teatrino di topo Gigio, infatti, più volte si nomina il salam:
“Ma se guardo il cielo
Quella stella splende d’amore
Sempre di più splende lassù
Salam Salam o mia città
Salam Salam la mia realtà
Salam Salam io ti amerò
Salam Salam ritornerò”.
Alla firma della dichiarazione di guerra veniamo a sapere come si chiama il cattivone della segreteria padana: Marcantonio Tagliabue (sic).
Matteo resta con noi la sera. Tu scendi dalle stelle.
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