Religione

Come ti costruisco la catto-bufala

14 Febbraio 2017

La Civiltà Cattolica è la più antica rivista in lingua italiana, è recentemente arrivata al numero 4000 e si tratta di una realtà unica nel suo genere, vi lavora un collegio di scrittori tutti rigorosamente gesuiti e ogni numero passa al vaglio del Vaticano prima della pubblicazione. Non esattamente una rivista scandalistica o un covo di rivoluzionari insomma! Per questo suona strano quando un articolo della Civiltà Cattolica comincia a venir citato a raffica su blog e pagine facebook di scrittori e giornalisti per aver rilanciato, contro il dettato magisteriale, il sacerdozio alle donne. Una catto-bufala in piena regola della quale è semplice ricostruire genesi e percorso.

Il 28 gennaio scorso è uscito il Quaderno 3999 della rivista con al suo interno un articolo di Padre Giancarlo Pani, storico e teologo, dal titolo “La donna e il diaconato” nel quale l’autore, a partire dall’istituzione voluta da Papa Francesco  di una commissione per studiare il tema dal punto di vista storico, prende in esame le fonti che abbiamo sul diaconato femminile nell’antichità.  Attraverso un excursus storico sui primi secoli, sulle diverse esperienze orientali e occidentali che ne attestano la presenza all’interno delle comunità, e un approdo alle più recenti acquisizioni culturali e teologiche, la domanda che sembra risuonare al fondo del saggio è se esistesse o meno una forma di ordinazione delle diaconesse e se questa sia riproponibile oggi.  L’autore riporta il pronunciamento di Papa Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis nella quale chiudeva “in modo definitivo” la questione del sacerdozio femminile, senza però rinunciare a “riconoscere e promuovere il ruolo delle donne nella missione evangelizzatrice e nella vita delle comunità cristiane” (Paolo VI), per il quale proprio il diaconato femminile potrebbe essere una via privilegiata. L’autore, pur dando conto della difficoltà di ricezione di quel dettato come infallibiliter proposta, non si sofferma sulla questione delle donne prete, ma torna immediatamente al diaconato femminile e alla domanda: come mai la chiesa antica ha ammesso alcune donne al diaconato e all’apostolato e poi l’ha esclusa da tali funzioni?

Insomma l’articolo verte sul diaconato femminile, un tema sentito e interessante ma non propriamente di massa; il saggio è complesso  tanto che probabilmente solo alcuni volenterosi l’hanno letto e compreso,  allora com’è possibile che si sia scatenata tanta confusione intorno a questo articolo?

Il procedimento è lo stesso che si utilizza per le bufale in qualsiasi campo (scientifico, politico, di cronaca): si estrapolano poche righe, le si ricontestualizza all’interno di un discorso a tema diverso e si lascia che l’eco arrivi il più lontano possibile. Così accade che sul blog di Sandro Magister vengano riprese alcune righe di P. Pani traendo conclusioni che non appaiono nell’articolo: a giudizio de “La Civiltà Cattolica”, quindi, non solo vanno messe in dubbio l’infallibilità e la definitività del “no” di Giovanni Paolo II alle donna sacerdote, ma più di questo “no” valgono “gli sviluppi che nel XXI secolo hanno avuto la presenza e il ruolo della donna nella famiglia e nella società”, da qui si rimbalza sul sito de “Il Timone” che afferma che si torna a parlare dell’ipotesi assurda del sacerdozio femminile citando il testo di Magister. Da buona ultima arriva Costanza Miriano che nel suo blog si lancia in un’appassionata dimostrazione del perché – a parer suo – le donne non vogliono in realtà diventare preti adducendo motivazioni che vanno da un’idea di magistero fissa e immutabile  al fatto che sarebbe un’ulteriore passo verso un’omologazione uomo-donna che non risponde alla vera missione delle donne nella storia e nella Chiesa. Da qui il dibattito è arrivato ai social ed è stato rapido vedere fedeli stracciarsi le vesti per questo affronto che “la rivista del Papa” avrebbe fatto al magistero di Giovanni Paolo II, anzi ad una dottrina infallibile. Peccato che di questo affronto non si trovi traccia nell’articolo citato, che – bisogna dare atto – la signora Miriano ammette di non aver letto (se non nella sintesi che ne fa Magister, ovvero riportando 1 pagina su 12), mentre – si suppone – Magister sì e quindi se da un lato c’è un po’ di superficialità, dall’altro evidentemente malizia.

Perché vale la pena occuparsi di questo che è in fin dei conti semplicemente un caso di costruzione di una notizia fittizia? Per i suoi risvolti. Perché questi movimenti opachi e tendenziosi creano nel popolo cristiano sconcerto, inquietudine e divisione.  Da un lato alimentano le speranze di chi le donne prete le vorrebbe davvero , e che rimarrà inevitabilmente deluso, dall’altro scandalizzano chi è più consapevole del magistero ecclesiale finendo per mettere in contrapposizione Papa Francesco con i suoi predecessori. E intanto cresce la divisione, si innaffia la gramigna che allontana i cristiani dai cristiani, creando sospetto e maldicenza.

A chi giova invece questo tipo di costruzione di catto-bufale? Non saprei, a me non viene in mente nessuno tranne gli autori citati, anche se con livelli di consapevolezza e quindi di responsabilità diversi.

Allora è legittimo, credo, domandarsi e domandare a questi fratelli e sorelle nella fede se ricordano cosa disse Gesù di quelli che avrebbero scandalizzato i fratelli più piccoli… perché secondo recenti stime le macine da mulino pesavano circa 400 chilogrammi.

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