Religione

Capire il Corano

11 Febbraio 2018

Alcuni giorni fa un richiedente asilo senegalese mi ha raccontato delle sue fatiche ad imparare a vivere in Italia, a convivere con la nostalgia della vita precedente. Nei momenti di maggior dolore mi ha detto che recita il Corano a memoria perché l’ha imparato da piccolo e trova la pace.

Un’ulteriore conferma della profondità di questo libro sacro che è tale per un miliardo e mezzo di persone nel mondo.

Ahimè in Italia giace sepolto sotto una coltre di pregiudizi inverificati.

Molto utile per la sua conoscenza mi pare la lettura di Farid Adly, Capire il Corano, TAM.

L’autore è un apprezzato giornalista ben noto agli ascoltatori di Radio Popolare.

Il libro ha intenti divulgativi dichiarati e si sviluppa con linguaggio piano e chiaro.

Pur affrontando il commento di un libro sacro difficile e la cui lettura richiede davvero un orientamento.

Ne consiglio la lettura a quanti vogliono inoltrarsi in un’avventura di esplorazione di un universo simbolico originale eppure in molti racconti così vicino a tante storie della Bibbia ebraica e cristiana.

Per secoli la chiesa cattolica ha impedito ai propri fedeli di accostarsi direttamente alla Bibbia e pertanto viviamo in un paese a stragrande maggioranza cattolica che ha scarsa dimestichezza con il proprio libro sacro. Eppure non voglio perdere la speranza di immaginare che la curiosità vinca sulla pigrizia di accostare un testo come quello del Corano di grande fascino e di grande ricchezza.

Il grande islamista Nasr Hamid Abu Zaid così descrive il fascino del Corano nella sua autobiografia (“Una vita con l’Islam”, Il Mulino): “Il dogma dell’inimitabilità e dell’insuperabilità linguistica del Corano ha ragioni teologiche e sociali. Ma è anche il frutto di un’esperienza auditiva collettiva che trovò espressione nel dogma. Ci è stato tramandato che i primi uditori del Corano ne subivano l’influenza in modo strano: tremavano, piangevano o perdevano i sensi. Posso ben immaginare che ascoltando le minacce del Corano riguardo la distruzione della terra, ai monti che esplodono, alle stelle che si abbattono sulla terra e alle acque che si dividono si siano potuto impaurire….Uno degli effetti del Corano fu dunque quello di suscitare timore. Ma vi era anche dell’altro: il Corano attirava e affascinava gli ascoltatori del Profeta. La tradizione ci descrive l’entusiasmo con cui la gente ascoltava il Corano, senza potersene più allontanare. Si narra che persino gli avversari di Maometto abbiano assistito di nascosto alle recitazioni del Corano, soccombendo al suo linguaggio e al suo suono. Ogni arabo, sia esso musulmano o cristiano, e indipendentemente dal fatto che comprenda bene i contenuti, avverte questi due effetti: il timore e il piacere. L’uno appartiene all’altro, sopraggiungono nello stesso momento. La mia stessa ricerca, l’intera mia vita scientifica cominciarono con questa esperienza dei sensi che mi accompagna dai tempi del kuttab [scuola coranica per bambini]”.

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