Relazioni
Sfiorarsi il cuore con le dita senza paura, la vera nudità dell’ amore
In amore c’è chi si fa del male e chi no. Il doppio senso di marcia è questo.
Tu, come me, da quale parte di cuore sei nato?
Mi sembri così familiare, perché come me, non riesci a tenere il corpo al guinzaglio, non proteggi i ruoli, salvi solo quello di padre. Quello non lo hai rinnegato mai, neanche per un secondo. Sei un cuore esposto, non vuoi una vita in cui sai già tutto quello che succederà. Come me, ami il mare.
Il mare è così grandioso, fluido, l’onda ci punta da lontano, come me, non riesci a non infrangerla, non ti accontenti solo di ammirarla. Come me, hai un sussulto, come me, provi brividi dimenticati: hai ben a mente che il panico tocca i sensi, li travolge. Lo smarrimento che ci afferra è carne, noi comunichiamo così, senza intoppi.
Mi piaci per lo stesso motivo per il quale io piaccio a te, impaziente di unirmi alla tua immensità di cuore e istinto. Per noi, ci sono cose per cui è impossibile non rischiare…
Ci sentiamo tanto indifesi a volte e ci piace anche che, a vedere questa nostra condizione di fragilità, sia io, sia tu.
Fidarsi senza margine di errore.
Amare e augurarsi perfino di vedere altri porti in cui approdare, diversi da te e da me.
Con tutto il pizzicore di superficie che si è consolidato nella certezza di sentirsi accanto.
Ho chiuso cassetti come te, forse in modo più lacerante, per la ragazza che ero, rispetto alla tue vicende adulte. Poi il caso, poi le scelte familiari, poi la vita.
Poi il caso ancora e il mare, mi ritrovo davanti te, e tutte le altre cose che sarei potuta essere, saresti potuto essere, e quei cassetti che facevano male anche solo a nominarli, si aprono di colpo in modo automatico, senza forzature, pieni di vita da raccontare, condividere, godere, rubare… Si, mi piace rubare con te, da te, per te.
Per puro piacere di un’anima piena, perché ti sei ritrovato, come me, ad avere in mano soltanto la tua esistenza, perché sei nato con quell’amore dentro per cui ci si fa anche male, un male cane spesso. Ti spezza il cuore, scatena esplosioni da cui si crede di non uscire indenni e di sicuro le cicatrici sono lì, e le accarezziamo.
Amare la vita è una legge da non tradire mai. Chi l’amore non lo abbraccia dalla nascita, rimane ghiaccio, sebbene generi, si omologhi al mondo per non essere additato come diverso. La comprensione passa anche da queste falle umane che partono da blocchi, paura di rischiare di perdere sé e l’altro, ma quantomeno lottare, non sedersi a morire solo per sentito dire.
Io ho optato per l’amore sempre e comunque, per la vita …per le cose vere, per il cuore e per gli abbracci che smuovono le montagne di ghiaccio. Per l’amore gratis, per cui si ringrazia il caso e Dio.
Ci trasformeremo, come tutti, come il mondo che gira. Ma non passerai, rimarrai una estate condivisa sempre, comunque, senza perderci. Non voglio perderti.
Sei onda impercettibile, altissima, sei tempesta, bonaccia , aiuti la mia onda a levigarsi…
Sei trasparente. Sono trasparente. Siamo nati Amore, senza sentimenti siamo vuoti. Il grigio non ci appartiene, ci attraversa ma poi scompare, lascia il posto al Sole. Sei mistero, mi commuovi, poi rido della mia commozione. Ti commuovo, lo so, adesso piangerai, come quando piango le tue lacrime. Sei intensamente vivo, ti ho studiato nel profondo, sei nato dalla stessa parte del mio mare. Del mio cuore. Il tuo mare. Il tuo mare.
In te mi sono imbattuta come ci si imbatte in sé stessi, di sfuggita, mentre scappi da una vita, davanti allo specchio, fin quando la forza oscura che ti ha sempre trascinata via dal fissarti riflessa, non ti incolla per pochi secondi, lunghissimi e pieni di tutte le luci e le ombre che ti sei caricata lungo il cammino.
Nei nostri litigi, fatti di nulla, alla fine, ci siamo anche detti che è inutile fare finta di non capirci, tanto ci capiamo benissimo, a volte più di quanto vorremmo.
L’intesa che ci unisce fino alla radice, è fatta di complicità e non di presenza, la complicità naturale e totale non ti fa mai mettere in discussione il legame, neanche quando non possiamo esserci l’uno per l’altra. La nostra presenza è fatta di assenza e nessuno ci capirebbe un tubo se lo raccontassimo. E infatti non comprendono perché, dove e quando, ci sia stato l’intrigo perverso che ci ha portati a riconoscerci come due amici sinceri e onesti nel poco e nel molto soprattutto: nelle gioie ci sono un po’ tutti, ma nei dolori o nelle scomodità, pretendere, è garanzia di sicurezza per il domani. Già, il domani.
Il nostro luogo non è la quotidianità, o almeno non quella che si compone di riti, oserei dire che a volte, siamo quasi due amici immaginari, fatti di etere… sai come me che ci si lega per similitudine e non ci si slega per capriccio. Si cementa la sostanza e la forma diviene inesistente. Sei anima a cui posso confessare tutto di me. Le mie fragilità da te inquadrate e da te: valorizzate. Le tue fragilità che mi appartengono…le conosco e le sento mie, le ho vissute, mi tormentano e mi sono compagne dalla nascita.
Il coraggio lo abbiamo stretto tra le mani, quando ci siamo ascoltati reciprocamente, mettendoci a nudo, senza pregiudizi, senza competizione con noi stessi e con ciò che ci circonda.
Pazzi e solitari. Vallo a raccontare agli altri, emetterebbero un mandato di cattura internazionale. In te ho trovato un senso di rispetto radicato. Mi è stato concesso di qualificarti solo osservandoti l’anima, non riuscirei a fare altro. Non riuscirei a descrivere come mangi, come vesti, come fai l’amore. La mia esperienza che fa di me la tua biografa, si fonda sull’aver ascoltato i tuoi dolori e le tue angosce più nascoste, l’esserci resi depositari di sensazioni mai partecipate con nessuno fino in fondo. Con gli altri ne ho sempre avvertito, alla fine della corsa, il pregiudizio o sottile o violento, covato e non abbandonato per paura della mia natura. Ti credo, perché non hai mai raggiunto la quiete, perché la cerchi e la rimetti in discussione continuamente e non devo vergognarmi di dirti come si vive ascoltando il cuore, sentendo richiami di libertà continui verso non so cosa, verso non so chi. Domande infinite. Continui a cercare, continuo a cercare, continuo a dare quello che ho nel cuore, il mio modo di sentire, pazzo, esagerato, storto, doloroso, sbagliato. Ma lo devo dare, non riesco ad indurirlo questo cuore martoriato, ingannato e soprattutto tradito dai potenti e vuoti mercanti di schemi a tutto tondo. Quelli come me e come te, una vita trascorsa a farsi domande, a mordere passione, muovere le foglie di ulivi in cerca di vento, tuffi, apnee, riemersioni, cadute, sorrisi e pianti a dirotto. Felici e leggeri di darsi fiato e sangue e unirsi, far circolare il proprio calore. E il valore della mente? Si può dare in prestito o comprarlo? Sul serio un uomo o una donna in preda alle loro frustrazioni e incapacità, pensano di essersi visti nudi, solo perché si sono tolti i vestiti? E parlare di cosa ti ha spezzato il cuore? Di cosa ti appassiona? Di cosa ti fa piangere, di cosa ti fa sentire solo in mezzo al mondo, persino in mezzo ai tuoi affetti, o in mezzo al branco? Ascoltare il corpo quando lo si tocca? Il corpo ci parla, il corpo rifiuta o ama in modo verissimo. Leggere la mappa del dolore che ha provato un corpo? Far diventare le lacrime, anche le più insensate, sorrisi? Resistere alle tempeste dalle quali non sai se uscirai vivo? Senza fare pena a chi ti è vicino? Non aspirare al possesso? Mostrarsi solo per quello che si è, incasinati, distrutti, disarmati, senza doversi difendere da cappi o coltellate. Gli stereotipi di chi dobbiamo essere, mi danno tristezza e angoscia. La trasgressione vera è la capacità di prendersi il bene ed il male di qualcuno, senza giudicarlo o volerlo cambiare.
Ho sempre amato il mare e nel mare aperto soltanto, posso vivere e morire. Le cicatrici dell’anima non mi consentono più di circondarmi di bieca apparenza e sudditanza verso le sopraffazioni, ancor più se mi provengono da persone che credono di conoscermi. La solitudine interiore nasconde un caro prezzo da pagare ed in certi momenti, il vuoto ti afferra e ti risucchia, perché cerchi qualcosa che tutti ti hanno detto non esista: la libertà di essere sé stessi. Storta, rispetto al resto del mondo. Mi hanno proposto soldi, scopate, successo, e tutto quello che la stupidità maschile e femminile insegue e con cui crede di poter comprare le anime. Ognuno custodisce in sé un posto sicuro dove andare a respirare e a volte quel posto è solo poter conversare con la persona giusta, che non lascerebbe mai la tua mano, ideale o reale che sia. Lì, dove cessano tutti i tentativi di fuga, perché non esiste solo che l’oggi e il sole di domani, tra mille disperazioni. Ho ancora bisogno che tu mi tenga le mani. Io farò altrettanto.
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