
Relazioni
Recalcati: come salvare il desiderio in un mondo senza vuoti
Recalcati ci invita a riaccendere il desiderio, ma in una società che riempie ogni vuoto, c’è ancora spazio per desiderare davvero?
C’è un filo che attraversa tutta l’opera di Massimo Recalcati, un filo che lega la psicoanalisi alla vita concreta, al mondo di oggi: il desiderio. Il suo pensiero, fortemente radicato in Lacan, si muove attorno a questa tensione fondamentale, ma nel tempo ha assunto una traiettoria più narrativa, esplicativa. Il desiderio, per Recalcati, non è solo mancanza, è movimento, tensione vitale, una forza che ci spinge in avanti. Ma la domanda è inevitabile: in un’epoca che anestetizza ogni vuoto e offre l’impressione di garantire una gratificazione immediata a ogni bisogno, è ancora possibile desiderare?
Se Lacan costruiva il desiderio attorno all’assenza, oggi dovremmo salvarlo dalla dissoluzione. Il problema è che la società in cui viviamo non lo ostacola, ma lo riempie, lo spegne. La sua lezione più radicale sta proprio qui: il desiderio non può essere insegnato, può solo essere riattivato. Ma questo implica una condizione precisa: che ci sia un vuoto da riempire, uno spazio di mancanza in cui il desiderio possa prendere forma. E se oggi questo spazio fosse ancora presente, ma reso invisibile dal neoliberismo? Se il vuoto necessario al desiderio esistesse, ma fosse anestetizzato da un sistema che lo riempie senza tregua? In fondo Byung-Chul Han ci avverte: crediamo di essere liberi, ma non lo siamo. Ci illudiamo di desiderare, ma in realtà il desiderio è costruito dall’esterno, da un sistema che ci dice cosa volere e quando volerlo. di più, senza mai lasciare spazio al vero vuoto da cui il desiderio dovrebbe nascere.
La società del godimento illimitato, del consumo senza attesa, sembra aver soppresso la stessa condizione necessaria al desiderio: l’assenza. Viviamo in un tempo in cui tutto è disponibile, a portata di mano, immediato. La promessa della psicoanalisi è sempre stata quella di svelare ciò che manca, ciò che si desidera senza saperlo. Ma cosa succede se il soggetto ha la sensazione che non manca più nulla? Se la società stessa ha annullato il vuoto, lasciando spazio solo a un godimento senza desiderio?
Qui sta il vero dilemma del nostro tempo. Recalcati insiste sulla necessità di riattivare il desiderio, di evitarne la sterilizzazione. Ma se il desiderio non si impone né si costruisce artificialmente, come può rinascere? La sua risposta sta nel recupero del limite. Solo accettando l’impossibilità di avere tutto, possiamo tornare a desiderare davvero.
Forse la vera questione non è come salvare il desiderio, ma come salvarci da una società che ci impone di desiderare sempre qualcosa, senza mai lasciare spazio al vuoto necessario per farlo emergere. Recalcati ci invita a riattivare il desiderio. Ma se il sistema lo ha già ingabbiato, abbiamo ancora margine di libertà o stiamo solo imparando a desiderare quello che ci viene concesso?
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