Relazioni

Non solo rossonero: Michele Fusco era colorato dentro e fuori

4 Febbraio 2021

Con le sue giacche sgargianti, le sciarpette rosa e le cravatte variopinte, Michele Fusco era colorato fuori, ma soprattutto nella testa. Avevamo un ottimo rapporto, ci conoscevamo bene ed era una fabbrica di idee. Molte le condividevamo. Michele sapeva tutto di me, compresi tanti dettagli che io stesso avevo dimenticato. Il capitano del Milan e un tifoso speciale. Perché Michele tendenzialmente pendeva verso i colori rossoneri, se non sbaglio!

Lui mi raccontava un passaggio, un gol, che avevo fatto in una partita finita nell’oblio. E raccontava, raccontava. Sapevo che pretendeva qualcosa in cambio, anche se io non sono proprio un chiacchierone. Una storia che nessuno conosceva, che potesse accendere la sua fantasia e arricchire il suo personale file di storie milaniste. O di storie e basta. Mi chiese: perché non ha mai più giocato neanche una partita del cuore dopo il ritiro? Risposi che le gare delle vecchie glorie mi facevano e mi fanno una grande tristezza. Ma con gli amici ho giocato eccome, anche a carriera finita. E quali amici? incalzava Michele. Alla fine ebbe il racconto esclusivo.

La domenica andavo nella villa di Massimo Moratti in campagna. C’era un campo di calcio e si organizzava una partita. Io e Facchetti avversari anche lì, capitani di due squadre avversarie. Ma stavolta per il motivo che vale anche nelle partitelle in garage: bisognava bilanciare le forze, non potevamo stare nella stessa squadra altrimenti sarebbe stata una noia. Gli altri, i ragazzi, erano abbastanza scarsi. La partita a casa Moratti era una scusa: c’è il campo libero, diceva Massimo con un sorriso. Poi si finiva per mangiare e bere tutti insieme.

Gli occhi di Michele si illuminarono: la bandiera del Milan che gioca nel campetto privato della famiglia che fa parte della leggenda dell’Inter. E’ una storia meravigliosa, ripeteva. A Roma, in centro, ci incontravamo casualmente.  Parlavamo poco di politica e molto di sport. Quando Michele è stato capo ufficio stampa del Milan, io ero già andato via dopo la carriera da dirigente. Ma lo conoscevo bene. La sua scomparsa mi addolora molto. Con lui perdo un pezzo della mia memoria.

(testo raccolto da Goffredo de Marchis)

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