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Nel mare magnum con Ippolita
Sui Social Network e su Facebook in particolare si può leggere di tutto, non solo in termini qualitativi ma anche dal punto di vista delle prospettive. Facebook è oggetto degli studi di marketing e di Social Media Strategy, in cui è annoverato né più né meno come strumento di promozione e pubblicità: semplificando, si potrebbe dire che una volta c’erano i cartelloni, la radio e la televisione; oggi c’è anche e soprattutto Facebook. In questo piano di analisi, l’approccio alla piattaforma tende a essere neutro e tecnico, talora con picchi tecno-entusiastici.
Sull’altro fronte, invece, le ricerche e gli approfondimenti di stampo socio-relazionale, in cui convergono svariate discussioni relative a Facebook, dai discorsi sull’hate-speech ai nuovi concetti identitari, o alla differente accezione dell’ideale di amico, o al modificato senso dell’idea di comunità e tribù. Qui la spartizione tra apocalittici e integrati, per usare la nota antinomia di Eco, si fa più marcata e l’oscillazione tra posizioni difensive e posizione accusatorie nei confronti del Social Network in questione è assai frequente.
Al di sopra di ogni posizione e di ogni ambito di analisi si situa il capillare lavoro tecnico, critico e accademico insieme del collettivo Ippolita.
Ippolita nasce nel 2005 all’interno dell’hacklab milanese ReLOAd reality hacking e vanta oggi numerose pubblicazioni tutte inerenti alla Rete, ai suoi meccanismi, alle sue ripercussioni. La peculiarità di questo gruppo è quella di coinvolgere soggetti afferenti ad ambiti diversi ma tutti egualmente importanti per uno studio completo della Rete e dei Social Network: informatici, sociologi, esperti di economia fanno convergere i loro saperi per offrire una lucida analisi del complesso fenomeno del Web, troppo spesso settorializzato e valutato per compartimenti stagni.
Nell’acquario di Facebook. La resistibile ascesa dell’anarco capitalismo è il testo, uscito nel 2012, che sonda in profondità e senza mezzi termini la realtà di Facebook. Le premesse sono chiare: le questioni sociali sono prima di tutto questioni umane e, come sostiene Evgeny Morozov, l’essenza della tecnologia non è mai tecnologica ma sociale, politica, economica, psicologica e antropologica.
I processi di omofilia sostenuti dal figlio digitale di Zuckerberg, le dinamiche identitarie con cui tutti gli utenti devono confrontarsi, i processi di delazione e autodelazione, la pornografia relazionale ed emotiva che non può più essere ignorata sono solo alcuni degli aspetti che vengono indagati nel saggio, all’interno di più ampie logiche economiche, politiche e informatiche.
La straordinarietà del gruppo Ippolita è triplice: la competenza nella trattazione di tematiche complesse e poliedriche; il tentativo di superamento di rigidi confini disciplinari a favore di un’analisi co-determimante e multifattoriale; il coraggio di non tergiversare e non addolcire la pillola, senza per questo cadere in immotivati catastrofismi.
L’approccio del gruppo Ippolita, di cui mi permetto di invitare a conoscere e leggere tutta la bibliografia, dovrebbe essere perpetrato all’interno delle università e delle scuole italiane per avviare giovani e meno giovani a una corretta conoscenza e consapevolezza del mondo digitale, realtà che, da qualsiasi punto di osservazione, non è più possibile ignorare.
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