Relazioni
Il popolo cavalcato
Ultimo, giovane cantautore romano, non ha digerito il secondo posto nella classifica finale del Festival di Sanremo. Dopo aver sbottato contro i giornalisti ha concluso con un «la musica la sceglie il popolo.» Uno sfogo contro la giuria sanremese e una critica agli esperti del settore. Il populismo ha fatto breccia anche nel mondo canoro. Il contrasto con l’élite, l’accusa dello scollamento dal popolo, trova terreno fertile nella manifestazione nazionalpopolare per eccellenza.
Bisogna intendersi. Cos’è il popolo? Secondo la Treccani “il complesso degli individui di uno stesso paese che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in collettività etnica e nazionale, o formano comunque una nazione, indipendentemente dal fatto che l’unità e l’indipendenza politica siano state realizzate.” Un insieme omogeneo e indistinto. Un termine che può voler dir tutto e al contempo niente. Una definizione certamente meno netta e caratterizzante di “cittadino”, ad esempio.
Il popolo è come un cavallo indomabile che tutti vogliono cavalcare. La domanda non è se si verrà disarcionati, ma quando. Lo insegna la storia recente come quella passata. Il popolo contro la casta. Il popolo contro la finanza. Il popolo contro il governo. Il popolo contro le tasse. Il popolo contro i migranti. Il popolo contro i critici musicali. Siamo sicuri che nella massa informe del popolo trovino rappresentanza (e se sì, in che misura) esperti di politica, economia, diritto, relazioni internazionali, canto e solfeggio? Il vecchio adagio dei tempi del Totocalcio è sempre attuale: l’Italia è un paese di allenatori.
Del popolo, composizione unica e originale di varia umanità, bisogna avere rispetto e timore. Rispetto della sua intelligenza, delle sue necessità, dei suoi richiami, delle sue rappresentanze. Timore dei suoi sentimenti, delle sue polarizzazioni, delle sue scomposizioni. Perché tutti facciamo parte del popolo: eletti ed elettori, capi e sottoposti, creditori e debitori, guardie e ladri, stronzi e buonisti, italiani e stranieri.
Prima terminerà il rodeo impazzito del populismo in salsa sovranista e prima potremo tornare ad occuparci del benessere per la nostra comunità. Senza escludere nessuno.
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