Relazioni
Felicità 4.0 il nuovo decalogo
Il tema della felicità (e del suo opposto:l’infelicità) è stato affrontato da tutti nel corso della storia, da Epicuro a Walt Disney, da D’Annunzio a Leopardi, da Beckett a Timothy Leary, fino a Bob Marley, Freud e i Beatles.
Ognuno con la volontà di descriverla e di capire come funziona.
Quand’è che siamo stati felici? La felicità esiste (se esiste) nelle nostre vite perché si contrappone a quando non siamo felici (non necessariamente infelici).
La felicità è naturalmente, anche, una questione sociale, la Costituzione americana ne contempla il diritto al suo perseguimento, molte aziende hanno il manager della felicità e c’è chi la propone come indice, in sostituzione del Pil, per leggere la ricchezza di un paese.
Sembra tutto facile, esattamente come nelle sceneggiature dei film o delle fiabe. Si sfrega la lampada ed ecco che siamo felici.
Tutto è generalizzabile in modo che il concetto di felicità sia unico, monocratico, finalizzato però a qualcosa (il contrario in pratica della felicità stessa) come per il tacchino che riceve continue attenzioni e si sente bene ed è felice di ingrassare. Insomma, forse, nella narrazione della felicità, la fegatura c’è.
Chiunque ha la sua felicità, o meglio come argomenta Marc Augé, dei momenti di felicità. Questo sentimento, o sensazione, ha una durata limitata, che si può riproporre, perché, va da sé, se uno fosse sempre felice, non capirebbe di essere felice.
Gli essere viventi, però, sanno cosa può renderli felici o ricordano quando lo sono stati almeno una volta, ma quello che rende felice me non è detto che renda felice te. Semplicemente perché la felicità può venire da situazioni che io non conosco. Alcune felicità sono archetipiche (la nascita di un figlio, la mamma che sorride al neonato, il sentimento di un amore ricambiato, il bene che ci vuole chi sta intorno a noi), altre derivano dalla vita che abbiamo la fortuna, o la sfortuna, di vivere; eh si felicità e fortuna sono fortemente legate.
Ricevere un giubbotto di salvataggio mentre stai per affogare dopo un’attraversata del deserto in cui hai rischiato la vita; la visione dell’Armata rossa da parte di chi era ad Auschwitz; il medico che ti spiega che il tumore è superato; la promozione di tuo figlio; vincere la Coppa del Mondo, vedere che quello che avevi sperato ha preso forma.
Sommando tutto questo, il nostro cervello innesca il meccanismo che produce la felicità.
Ma quando la felicità non si concretizza perchè la sfiga ci mette le mani insieme a Murphy, la felicità nella sua costruzione sociale diventa la ricerca della consolazione.
Questo è il decalogo per trovare la felicità (e della fortuna) per vivere bene secondo molti:
– CAMMINARE SENZA GUARDARE PER TERRA E CERCARE DI PESTARE PIU’ MERDE DI CANE POSSIBILI
– FARE IN MODO DI SPOSARSI IN UN GIORNO IN CUI GRANDINA, MAGARI CON UN GENERATORE DI TROMBE D’ARIA ANZICHE’ L’ORCHESTRINA
– CREARSI PROBLEMI DI OGNI TIPO E CERCARE DI ACCOLLARSI ANCHE QUELLI DEGLI ALTRI, COSI’ AUMENTEREMO IN MISURA ESPONENZIALE LE NOSTRE OPPORTUNITA’
– QUANDO VEDIAMO CHE STANNO PER STAPPARE UNA BOTTIGLIA METTIAMOCI SULLA TRAIETTORIA PER CERCARE DI ESSERE COLPITI (MAGARI IN UN OCCHIO)
– LAVORIAMO PIU’ CHE POSSIAMO FINO A MORIRE, COSI’ MORIREMO NOBILITATI
– CERCHIAMO/SPERIAMO DI TROVARE SITUAZIONI ESTREME (DI SALUTE, DI SOFFERENZA) COSI’ POTREMO ESSERE INIZIATI ALLA RESILIENZA E CAPIRE COSA CI STAVAMO PERDENDO
– PROVIAMO A FARE LE COSE E A SPERARE CHE FALLISCANO, COSI’ POTREMO CRESCERE E MIGLIORARCI
– VOLERE E’ POTERE, NESSUNO VUOLE MORIRE, PERO’ TUTTI SANNO GLI TOCCHERA’
– CERCHIAMO DI NON ESSERE DIFFIDENTI E DI CREDERE A TUTTO PERCHE’ GLI ALTRI CI DICONO SEMPRE LA VERITA’
– CAMMINIAMO SCALZI PIU’ SPESSO CHE POSSIAMO SUI CARBONI ARDENTI, COSI’ LE NOSTRE SEMPLICI MENTI SARANNO PIU’ FORTI
OYEAHHH
Ma quante palle ci hanno raccontato?
La felicità, quella vera, è per chi impara a riconoscerla laddove c’è veramente e non nella narrazione mainstream fatta da chi sta bene e pensa che essere felice sia solo un modo per farci lavorare, spendere e possedere di più.
Amen
“Quando avevo cinque anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi: felice. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita’” (John Lennon)
Nella foto, l’alba sul monte Bromo in Indonesia.
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