Relazioni
Dostoevskij, sul lockdown e sulla fase due
Maestro, si parla di ritorno alla normalità, come se fosse una condizione ben riconoscibile, già raggiunta in precedenza e abbastanza collaudata …
Evidentemente, si parla di qualcosa che non si conosce e di irraggiungibile, almeno per una società come la vostra, non meno indecente di quella a cui sono appartenuto io. Siete così distratti, così scarsamente abituati al pensiero indagatore e intellettualmente rivelante che si rende possibile farvi credere di tutto, finanche che “normalità” significhi poter spendere, senza l’ingombrante, ma necessaria a quanto pare, mascherina. Per intanto girate con quella, tanto più che la copertura del viso vi garantisce un minimo di mistero. E, non è poco, per gente così facilmente leggibile.
Da più parti, anche nel mondo accademico delle scienze sociali, si è detto che saremo più buoni e gentili dopo questo periodo di lockdown. Sarà così?
Ahahahaha! Lei ci crede? La parte più agiata dell’umanità dovrebbe avere comprensione per quella meno fortunata e protetta solo perché entrambe sono state interessate da una pallida pandemia? Ancora meno probabile che gli insoddisfatti e quelli meno facoltosi fraternizzino tra di loro. Veda, l’animo umano ha ampi margini di peggioramento, facilmente raggiungibili e anche piuttosto allegramente. Mentre, il suo miglioramento riguarda ogni volta una sorta di miracolo che si compie. Migliorano gli animi in pena, provati, messi a dura prova. Avete letto, o no, la mia letteratura, sciocchini? Ora più che mai il mondo ha bisogno di autenticità e coraggio. “Come è bella la vita quando si fa qualcosa di buono e di vero!”, dice Alëša, il più giovane dei Karamazov. Sono di un’attualità che manco vi immaginate! Rileggetemi, anziché incipriarvi con le storielle da quattro soldi, con commissari e poliziotti che indagano stupidamente ciò che è già abbastanza stupido.
Vi sarà qualcosa di quest’epoca che lei, Fëdor Michajlovič, trova positivo, consistente, vantaggioso?
Sì, certo. I croissant! Davvero buoni. Una delle poche cose migliorate dai posteri, da quando l’ufficiale di artiglieria austriaco, August Zang, fondò nel 1839 la Boulangerie Viennoise. Devo dire che italiani e francesi producono i migliori.
Null’altro? Oltre i croissant niente stuzzica la sua considerazione?
Ma, no, scherzavo. Avete giovani in gamba e donne di grande personalità e talento. Ecco, bisognerebbe puntare decisamente sull’entusiasmo dei giovani e sull’intelletto femminile per darsi slancio, concretezza e creatività. Oggi, la donna esprime la sua straordinarietà meglio che in passato. La magnificenza dell’essere femminile, considerata nella sua compiutezza, potrebbe giocare un ruolo taumaturgico nella società contemporanea. La sua passionalità e la naturale capacità di semplificazione potrebbero sostituire la complessità stuccata delle analisi fredde e metodiche che regolano i processi evolutivi, sociali e politici. Solo gli stupidi non sanno riconoscere che le donne hanno competenze e temperamento per reggere le sorti del mondo, da quelle di una famiglia a quelle di uno Stato.
Pensa che la cosiddetta fase 2 e la successiva possano dare all’umanità un minimo di equilibrio per tentare una ripartenza nel segno di una innovazione culturale?
Ecco il punto cruciale di questa epidemia. La fase dell’emergenza, che pure ha la sua importanza ai fini della salvaguardia della salute, conta ancora poco rispetto al periodo che dovrà determinare il recupero alla vita sociale. In tanti, durante questa pandemia, sono precipitati in una sorta di “buco nero dell’intelligenza”. Diversamente da quello dello spazio se ne potrà uscire. E, chi non cerca di uscirne, adeguandosi a quel buio, contribuisce a farne un punto di riferimento per la moltitudine. La metafora è politica, certo, e porta in sé un contenuto polisemico, ma coinvolge soprattutto i più sensibili. Veda buonuomo, così, come avviene nella relatività generale, dove si definisce buco nero una regione dello spazio-tempo con un campo gravitazionale tanto intenso che nulla al suo interno può sfuggire all’esterno, anche il comportamento umano rivela, talvolta, un moto interiore dell’animo che rende conto esteriormente di una condizione specifica equiparabile a una zona oscura. Naturalmente, la velocità di fuga da un buco nero risulta dover essere superiore alla velocità della luce, e poiché questa rappresenta un limite insuperabile, nessuna particella di materia né alcun tipo di energia può allontanarsi da quella regione. Contrariamente, invece, la fuga da un eventuale buco nero dell’intelligenza non contempla leggi fisiche e non richiede nessuna velocità, e quel che è meglio, se ne può uscire in tutta comodità, prendendo il tempo che occorre per riscoprire agiatamente la luce della ragionevolezza, dell’equilibrio, della serenità.
Chi, a suo parere, è rimasto imbrigliato in questo buco nero?
Più o meno tutti, amico mio. Con grande coinvolgimento delle classi intellettuali, dai leader politici agli scienziati, responsabili, quest’ultimi, di aver attribuito a una sigla medica, covid 19, appunto, proprietà alienanti di natura antropologica e filosofica, anziché dedicarsi con più zelo allo studio della patologia del virus per cercare di prevenirne gli effetti. Molta ordinaria banalità, dunque, è stata spacciata da una comunicazione sempre più imbarazzante come qualcosa che potesse far luce sulle condizioni contingenti del momento. In realtà, vi è stata una corsa a dire le ovvietà più aberranti, e, quel che è peggio, attentando all’estetica del linguaggio, che per sua naturale deve rimanere di fondamentale importanza in ogni circostanza, fosse anche la più dolorosa.
Che ne sarà di noi contemporanei, Maestro?
Esattamente quello che è stato per tante generazioni successive alla mia. In un’epoca piatta come questa, senza ideali, senza autentiche spinte culturali, senza una conveniente creatività a supporto della speranza, diventa persino inutile respirare a pieni polmoni. Che ve ne fate, per esempio, di questi croissant tanto superiori se poi li masticate pensando a niente, al vuoto più assoluto. Ecco, dovreste stare più attenti a non svilire il sapore delle cose, soprattutto di quelle semplici. Baci.
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