Relazioni

Dal finestrino: tutto scorre velocemente verso il Mare, approdo della mia anima

4 Ottobre 2022

La storia è molto semplice, quasi banale: non sono riuscita ovviamente a non essere te mentre presentavo il tuo libro.
Oggi parlavo ad una platea di persone (mondo dell’editoria, manager, librai, scrittori, lettori semplici, giornalisti), su richiesta del mio capo. E proprio lui, il mio capo, mi ha detto a proposito di te: “Mentre pronunci il suo nome, lo colori di emozione, Sara, ma lo dico davvero senza secondo fine, ti emozioni come se fosse lì presente ad ascoltarti o se dovessi difendere il suo nome per far capire a chi non lo conosce chi è, la trovo una cosa così bella ed insolita che la noto tutte le volte. Forse la vostra non è una storia d’amore, forse è una storia che sfiora l’amore”.
Immaginerai la mia reazione istintiva quale sia stata: negare, ridendo quasi infastidita, poi ho abbassato la resistenza e gli ho risposto che non si può scegliere il significato che dentro di noi diamo ad un nome, e probabilmente quando qualcosa come un nome brilla dentro di noi, per qualsiasi motivo, allora anche le labbra e gli occhi ne danno lustro sincero. Ci ha azzeccato nella misura in cui io mi immedesimo nella tua vita e probabilmente riesco anche a tradurla, come nel caso del libro. Racconto il perché e le mille domande che l’anima si pone nel corso della vita di un uomo.

Sono arrivata a Napoli carica di slancio di questi giorni , mille sfumature belle e brutte che ti hanno visto dalla mia parte anche questa volta, con la stessa infaticabile disponibilità, gli stessi occhi attentissimi, buoni e incapaci di giudicare la debolezza di chi si affida a te, con la stessa solitudine, dubbi che ti velano gli occhi, ma con il Sole che nonostante tutto sprigioni. Sono arrivata aggrovigliata di stanchezza, paura, richiami a cadere, voglia di fottermene, sorridere, ovviamente ti ho portato con me…Dove non lo so …In mezzo al mio mondo…Abbiamo stretto un’alleanza senza stringerla Marco, che niente tra me e te non potesse essere salvato e graziato dal fregarsene di tutto e tutti.
Fregarsene di quello che uno ha fatto, farebbe, farà.

Io riconosco solo una verità che mi ha immersa nel tuo di mondo, su due piedi, per quanto crediamo di averci ragionato su, opponendo resistenza a nostro modo, corpo, mente, traumi ecc..: se l’istinto più profondo ti riconosce ciecamente, vede e capisce cosa ti  faccia soffrire, cosa sorridere, quali siano le tue  ferite, le spinte a rinascere, le distanze da rispettare per la possibilità di andare e tornare, allora ne varrà sempre l’allegria. Restare, per le onde, significa andare e venire all’infinito.
Se tra non so quanto tempo ci chiamassimo e ci dicessimo: “Come stai? Da un po’ che volevo sentirti”, la risposta sarebbe una: “Piena  di casini…Pieno di casini…E allora stiamo bene…”.
Ora, capirai che avermi omaggiata della tua fiducia nel condividere con me quella che è la tua immagine più cruda, vera e vulnerabile allo specchio, mi ha innalzato l’anima. Motivo per cui forse, mi riesce naturale specchiarti quando sei in centrifuga per i tuoi tormenti. Motivo per cui mi sono mostrata a te, nuda completamente, in tutti i miei tagli che hai guardato con indulgenza salvando la mia luce. Sono legata a tutte le tue ombre come a tutto quello che di fortemente autentico e attraente trasmetti. Sono legata al tuo acutissimo senso dell’umorismo che mi capovolge le verità più aspre in una risata liberatoria contro le miserie della vita. Sono legata al tuo odore che mi richiama e riporta ad una immagine: le mani che smettono di tremare, supera anche la più romantica accezione di protezione di un uomo ricercata da una donna in un rapporto a due. Io non credo si parli di protezione, tra noi due, piuttosto di liberazione nel far fluire il male e il bene che portiamo dentro e che assorbiamo dal mondo.
Marco, ho tolto i tacchi e sono raggomitolata nel mio posto con il pc sulle gambe, dal finestrino guardo i paesaggi che scorrono veloci al buio e le luci che mi ricordano lo scorrere delle distanze, tutto arriva al Mare…Ripenso ai tuoi occhi mentre partivi per l’ignoto, mentre ritornavi da adulto, mentre non lasciavi la mano al Marco bambino, mentre accarezzavi il tuo dolore, mentre ti innamoravi, mentre scoprivi il mondo, mentre diventavi un grande medico, mentre cedevi al richiamo della testa, del cuore. Mentre piangevi e ridevi, mentre non capivi, mentre ti difendevi, mentre cadevi, mentre aspettavi, sognavi, mentivi, amavi, vivevi a mille all’ora. E sento che, tutto questo, anche se non ci conoscevamo ancora, mi è bastato stringerti, per capirlo, legarmi a te come a chi vorresti nella tua vita solo per chiamarlo per nome… Scandendolo in modo chiaro per far capire che non è un nome qualunque, che non si è posato su un posto qualunque e che della sua diversità ne ha fatto una ricchezza.
Come potremmo perderci non lo so, e non mi importa, vivo di attimi e sempre lo farò. So che fare la guerra o fare l’amore in certi regali di vita non cambia niente.
Si è reduci e combattenti allo stesso modo, alleati di cuore, di solitudine, di esistenza.
Sei blu come il mare, come il maglione che ti ho regalato, di lana a collo alto e treccione… che indossi sempre, come tutte le volte che il tuo profumo mi fa venire voglia di immergermi nel tuo pazzo universo.

Ciao Marco, quando osservi la tua vita, conduci tutto a ciò che sei in modo unico…due occhi verdi, curiosi e profondissimi su un corpo perfetto e una mente senza confini, e lasciati attraversare dalla pacatezza del silenzio, ascolta di pancia, ti potrebbe piacere più di prima e riconnetterti sempre di più al tuo istinto.
Tua, Sara.

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