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Ci sono amici e amici: il concetto di amicizia dentro e fuori Facebook

19 Giugno 2017

L’attività prediletta dagli utenti, quando sono connessi su Facebook, è quella di guardare cosa c’è nella bacheca degli amici[1].

Dopo molti anni di diffusione e uso di Facebook appare evidente come il concetto di amicizia a cui il Social Network fa riferimento sia distinto dall’uso del termine nel linguaggio comune.

Per Aristotele l’amicizia, la cosiddetta philia, è il sentimento che si esprime tra coloro che sono buoni e simili nella virtù; scrive Aristotele (Aristotele 1965: 196):

costoro infatti si vogliono bene reciprocamente in quanto sono buoni, e sono buoni di per sé; e coloro che vogliono bene agli amici proprio per gli amici stessi sono gli autentici amici.

Il filosofo greco esclude, quindi, nella contemplazione di ciò che è definibile come rapporto amicale, sia quello incentrato sull’ottenimento di un vantaggio, sia quello che si fonda esclusivamente sul piacere.

Altro aspetto caratterizzante il rapporto amicale è la condivisione; Mauro Ferraresi parla di spartizione di un momento importante della vita del soggetto «ben delimitato nel luogo e duraturo per un certo lasso di tempo» (Ferraresi 2009: 88).

Il sostrato dell’amicizia, originariamente intesa, poggia quindi su fondamenta solide, cementate negli anni e nei luoghi e avente alla base un sentimento autentico e profondo; è il motivo per cui gli amici in senso stretto sono, di norma, in numero esiguo.

Scrive, a proposito, Jacques Derrida (Derrida 1995: 209):

Avendo più di un amico, non si ha mai un luogo proprio, anzi a quel punto l’amico diventa non un ospite in un alloggio, ma un occupante, un visitatore, un viaggiatore o un vagabondo, che si ferma ma non sosta, che si trattiene ma non si accomoda, che, in realtà, si mostra fuori luogo.

Eppure, in Facebook, il numero medio di amici per ogni utente è di 120, con una variabilità elevata dei casi che porta ad avere punte di 500 amici per ogni soggetto; al di là del riferimento al numero di Robin Dunbar, che arriva a stimare a 150 il numero di amici che la nostra mente è predisposta ad avere all’interno di una rete sociale stabile, bisogna necessariamente ridefinire il concetto di amicizia quando lo si relaziona al Social Network in esame.

Creare amicizia in Facebook significa creare relazione; l’approccio che sul Social Network viene innescato non ha, infatti, finalità comunicativa in senso stretto, quanto intento fatico (Giaccardi 2010), che mira alla presa di contatto senza che questa sia necessariamente seguita dall’avvio di un’interazione concreta.

La voce “amici” raggruppa quindi amici in senso aristotelico, verso i quali Facebook agisce come strumento tra altri per il mantenimento e la gestione dell’interazione; ma anche conoscenti, conoscenti di conoscenti e sconosciuti nei confronti dei quali Facebook diventa il mezzo per stabilire potenzialmente un contatto: questo contatto è orizzontale, sempre aperto, una porta costante sul possibile.

Alessandro Denti individua, a riguardo, una spinta centripeta nel mantenimento dei legami comunitari e rivolta verso amicizie consolidate extra-Facebook, e una spinta centrifuga orientata verso coloro che non si conoscono o si conoscono poco e che, in quanto tali, esercitano un enorme fascino attrattivo nel loro essere accenni di identità (Denti 2015).

Nella sub-modernità, a cui Facebook appartiene, si verifica una sovrabbondanza di sensi e informazioni (e non una carenza di senso) su cui il soggetto tende a sovrainvestire (Boccia Artieri 1998), e ciò accade anche nella gestione delle amicizie, in cui l’assenza di confini è sostituita dalla sovrabbondanza di orizzonti e dove la vicinanza si palesa come prossimità a distanza (Ivi).

Il numero di amici, che diventa elemento tra gli altri per l’espressione del sé e che soggiace perfettamente alla logica capitalistica dell’accumulo (Ivi), è rappresentativo, quindi, di una realtà iperonima rispetto all’amicizia fuori dalla rete che la include ma che, di fatto, la rappresenta in minima parte, poiché gli “amici” di Facebook sono perlopiù terre promesse perennemente in potenza di essere visitate.

Una similitudine linguistica che possiamo continuare ad adoperare, purché consci della profonda diversità semantica, socio-culturale e relazionale tra l’uso della parola amici dentro e fuori da Facebook.

[1] Dato emerso con una percentuale del 41,2% dall’8° Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione.

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