Giustizia
quando l’italia perse la faccia
Nessun titolo può rappresentare meglio quel 17 giugno 1983 quando fu arrestato Enzo Tortora, l’uomo che secondò il parto della televisione italiana portandola tutte le sere nelle case degli italiani. Tortora era il classico esempio dell’uomo che aveva subìto, come tanti, il dramma di una guerra sconsiderata. A questa generazione fu assegnato il compito di ricostruire e ciascuno mise il suo mattoncino. Laureatosi in giurisprudenza, entrò subito nel mondo dello spettacolo e nel 1956 debutta nella tv black and white di quegli anni che precedettero il miracolo economico. La sera della domenica allietava le famiglie spesso riunite in gruppo nella casa di chi possedeva il televisore, con programmi come Telematch e Campanile sera. Aveva il gusto dell’ironia, recitata con modo pacato e garbato e che quindi non creava conflitti, sapeva raccontare la tristezza dei drammi italiani di quell’epoca senza indulgere alla retorica narcolessica della sinistra odierna, aveva il tratto elegante che piaceva alle signore di mezz’età senza far emergere ombre dialettali di Genova dove era nato o della Campania da cui proveniva la sua famiglia. Insomma era il vero presentatore neutrale, a parere di quei molti che non sapevano leggere tra le righe il suo humor sottile e talvolta duro. Ma molto più dura fu l’infamia dell’accusa. Oggi neanche definibile tanta era l’assurdità. Ma tanto più crudele si rivelò la divisione della pubblica opinione non tutta schierata per la sua innocenza. Trovò tuttavia un giovane avvocato penalista, Raffaele Della Valle, anch’egli di origini paterne campane, che ne sposò la causa con tale passione e verve da riabilitarlo, sia pure attraverso perigliose vicende giudiziarie. Non ci si dilunga troppo nella descrizione di queste perchè sono raccontate nel recente volume di Raffaele Della Valle, derivato dalla conversazione con il docente e giornalista Francesco Kostner, una pubblicazione a quattro mani e una sola voce, che reca il titolo qui riprodotto: l’Italia che perse la faccia. Una postuma riabilitazione senza sapore di vendetta che l’avvocato Della Valle, tra i maggiori penalisti italiani, poi anche politico e per una legislatura Vicepresidente della Camera, ripropone senza mezzi termini a 40 anni dai fatti descritti. Il viso stravolto dalla stanchezza per l’arringa proposta fa pendant con quello di Tortora che, da attonito ancora incredulo al sentire le accuse pretestuose, ritrova sé stesso nelle parole del suo difensore. Due contro tutti, e alla fine tutti contro i pochi accusatori messi nell’angolo di un ring che ricorderemo sempre avvolto da un manto di assurdità. La Casa Editrice Pellegrini precisa che il volume ” racconta la storia giudiziaria in cui fu coinvolto il presentatore, assurta nell’immaginario collettivo a simbolo di una Giustizia contraria ai principi costituzionali e alle fondamentali regole di un equo ed equilibrato processo penale”. Un vero e proprio epitaffio!
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