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Microsoft stringe una partnership con OpenAI, la no-profit di Elon Musk
A fine settembre Microsoft, Google, IBM e Facebook hanno annunciato la formazione della “Partnership on AI”, una joint venture che, almeno nelle premesse, sembrava porsi in contrasto con OpenAI, la no-profit voluta dal capo di Tesla e SpaceX, Elon Musk, per rendere pubblica e accessibile la ricerca sull’intelligenza artificiale.
Oggi sappiamo che, fra quelle aziende, almeno la società di Redmond non ha intenzione di legarsi ad un’unica iniziativa di settore. La conferma arriva dall’annuncio di una nuova partnership fra Microsoft e il consorzio fondato da Musk e finanziato da alcuni dei più importanti venture capitalist della Silicon Valley.
“Con questa partnership, Microsoft e OpenAI porteranno avanti l’obbiettivo comune di democratizzazione dell’intelligenza artificiale,” ha detto un portavoce di Redmond in un commento a TechCrunch. “I ricercatori Microsoft collaboreranno con quelli di OpenAI per avanzare lo stato dell’arte e OpenAI utilizzerà l’hardware Microsoft Azure e N-Series per ricerca e sviluppo futuri, oltre ad esplorare nuovi strumenti come il Microsoft Cognitive Toolkit”.
Il Cognitive Toolkit, di cui l’azienda ha rilasciato di recente una versione beta, è un sistema open-source di deep learning ottimizzato per il riconoscimento del linguaggio naturale e delle immagini.
La partnership ha basi tanto strategiche, quanto puramente tecniche. L’offerta Cloud di Microsoft Azure, infatti, include soluzioni specifiche appositamente progettate per l’utilizzo nella ricerca sull’intelligenza artificiale.
Elon Musk ha espresso a più riprese la propria preoccupazione per il futuro dell’intelligenza artificiale. Come l’astrofisico Stephen Hawking, anche il capo di Tesla crede che sia necessario evitare l’accentramento delle conoscenze sull’intelligenza artificiale per evitare un futuro distopico in cui le macchine domineranno sull’uomo, come nel peggio incubo fantascientifico. OpenAI nasce esplicitamente per scongiurare questa minaccia esistenziale.
Fra i finanziatori del progetto, che ha raccolto fondi per più di un miliardo di dollari, ci sono anche Reid Hoffman, CEO di LinkedIn, Amazon Web Services, la divisione cloud del colosso di Jeff Bezos, e il controverso venture capitalist Peter Thiel, balzato agli onori della cronaca di recente per aver finanziato la causa di Hulk Hogan contro il sito scandalistico Gawker e soprattutto per il suo supporto (anche finanziario) alla campagna elettorale di Donald Trump.
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