Privacy

ChatGPT sospesa in Italia: che sta succedendo?

2 Aprile 2023

In seguito ad accertamenti del Garante della privacy, il noto chatbot sviluppato da OpenAI, ChatGPT, è stato sospeso, nel nostro Paese, per raccolta illecita dei dati degli utenti. Il servizio cominciava a essere ampiamente diffuso in Italia e non sono dunque pochi gli user che si sono improvvisamente ritrovati a non poter più consultare l’intelligenza artificiale, perdendo accesso allo storico delle loro interrogazioni al bot e a tracce testuali che al momento sono congelate e inaccessibili.

La misura è provvisoria. Al momento, nessuno sa dire quando e se il servizio sarà nuovamente disponibile e funzionante.

Tutti i dubbi del Garante

Mentre si scrive, il sito internet che consente l’accesso al chatbot è irraggiungibile. I visitatori della pagina web chat.openai.com si trovano di fronte a una schermata bianca con impresso il messaggio:

“il proprietario del sito potrebbe aver impostato restrizioni che impediscono agli utenti di accedere.”

In realtà, il messaggio si prolunga per diverse righe ma il senso resta questo. La società statunitense che ha sviluppato il software, dopo aver subito l’ingiunzione di chiusura, ha redatto un comunciato stampa per scusarsi con gli utenti, specificando che chiunque avesse acquistato un piano a pagamento sarà rimborsato.

“Lavoriamo attivamente per ridurre l’apporto di dati personali nella formazione dei nostri sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT, perché vogliamo che la IA impari a conoscere il mondo, non i privati. Riteniamo inoltre che una regolamentazione dell’AI sia necessaria. Speriamo di poter lavorare al più presto stretto contatto con il Garante per spiegare come i nostri sistemi siano costruiti e utilizzati”

Di fatto, si tratta di una parziale ammissione. Il polverone si è alzato dopo gli appelli di numerosi addetti ai lavori, manager e ricercatori, nonché dopo le prime tiepide denunce provenienti dagli States, dove la legge è molto più permissiva in termini di dati personali, che avevano spinto il GDPR a intervenire. Al termine di alcune verifiche, l’Autorità ha aperto un’istruttoria contestando l’illecita raccolta dei dati sensibili degli utenti italiani. Da prassi, è stato immediatamente ordinato lo stop a questo tipo di attività e ciò ha comportato l’oscuramento del sito fino a quando la normativa non sarà rispettata. Solo a quel punto l’accesso potrà essere ripristinato.

Quello italiano è il primo intervento di questo tipo ai danni di ChatGPT a livello mondiale. All’interno dell’Unione Europea le Autorità garanti della privacy sono in stretta collaborazione tra loro, e non va dunque escluso che altri Paesi possano adottare le stesse misure.

Le violazioni riscontrate

Le contestazioni mosse alla società con sede a San Francisco sono svariate.

Innanzitutto, ChatGPT non presenta alcun tipo di informativa per l’utente all’accesso, com’è obbligatorio per chiunque sia presente sulla rete e richieda credenziali d’accesso, tenendo chi accede all’oscuro di quel che accadrà ai suoi dati.  In secondo luogo, non è stata trovata una una base giuridica tale da giustificare la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di addestrare gli algoritmi necessari al funzionamento della piattaforma. Anche la conservazione dei dati raccolti sarebbe illegale, in quanto le informazioni raccolte e fornite dalla piattaforma su richiesta del GDPR si sono rivelate inesatte. C’è poi la questione minori: chi non abbia ancora compiuto 13 anni non dovrebbe poter accedere al sito, eppure non esiste alcun filtro per verificare l’effettiva età dell’utente. Insomma, il servizio si è dimostrato totalmente irrispettoso della normativa italiana.

OpenAI non ha sedi nell’Unione Europea ma ha designato un rappresentante all’interno dello Spazio Economico Europeo. È questo intermediario che ora ha 20 giorni di tempo a disposizione per comunicare al garante come intenda fare per rispettare le leggi italiane. Se continuasse a operare sul nostro territorio senza mettersi in regola rischierebbe una multa salata, fino a 20 milioni di euro o il 4% del fatturato annuo.

Che cosa attendersi ora?

Inevitabilmente, trattandosi dell’ultima frontiera tecnologica, il dibattito sull’intelligenza artificiale è destinato a proseguire per mesi. Per qualcuno continuerà a essere un fido alleato, per qualcun altro una pericolosa minaccia.

Da una parte si sono schierati numerosi addetti ai lavori, Elon Musk in testa, chiedendo una pausa nello sviluppo di IA perché si profila all’orizzonte una campagna di investimenti massicci nel settore che potrebbe sconvolgere internet come lo conosciamo oggi; dall’altra, invece, troviamo chi aveva già iniziato a utilizzare ChatGPT, nei quattro mesi di disponibilità nel nostro Paese. Queste persone, probabilmente, si troveranno d’accordo con il pensiero del ministro Matteo Salvini, per il quale la decisione del Garante è stata spropositata e sarebbero ben contente di poter riprendere a utilizzare il servizio quanto prima.

20 giorni appaiono un periodo di tempo ragionevole per allinearsi alla normativa e, dunque, appare improbabile che non sarà più possibile accedere al chatbot dal nostro Paese senza dover sfruttare VPN alternativi o altri metodi, non sempre legali. Si consideri poi che OpenAI è in procinto di lanciare GPT-5, un potente aggiornamento che, secondo previsioni forse ottimistiche, potrebbe rendere il software pressoché indistinguibile da un essere umano; difficilmente non ci si attrezzerà per renderlo disponibile anche in Italia.

 

Crediti fotografici: Gerd Altmann su Pixabay.

 

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