Società

“Porte aperte ai profughi siriani”: la lezione di politica di Angela Merkel

25 Agosto 2015

Mentre il nostro ultimo scampolo di Agosto si arrotola attorno allo stanco rituale della visita e delle dichiarazioni di un premier italiano che va in visita al meeting di Comunione e Liberazione, qualcuno altrove fa politica per davvero. E a farla sono proprio i tedeschi, spesso croce e talvolta delizia di questa Europa che, col passare degli anni, ha perduto il fascino che hanno le terre promettenti e inesplorate per guadagnare invece il senso di stanchezza che avvolge ciò che è già tristemente noto. Una cosa della politica di Angela Merkel va detta: non si sottraggono alle loro responsabilità politiche di guida, esercitano egemonia e leadership, e l’hanno fatto anche oggi.

Come? La vicenda è riassunta con precisione su Il Post e riguarda uno dei temi nodali del futuro dell’Europa e del nostro paese in particolare. Pochi giorni fa infatti il governo tedesco ha emanato un documento che “invita alla revoca di tutti gli ordini di espulsione emanati contro chi non è entrato nell’Unione Europea dalla Germania, ma ha fatto lì la sua richiesta d’asilo. Prevede inoltre la sospensione delle procedure previste dagli accordi di Dublino del 1990, secondo i quali un richiedente asilo non può presentare una domanda di asilo in più di uno stato membro dell’Unione europea e secondo i quali la domanda deve essere gestita e esaminata dal primo stato in cui il richiedente ha fatto ingresso (in assenza di accertati rapporti familiari)”.

Insomma, proprio nel pieno delle polemiche anti-immigrati che stanno scuotendo mezza Europa, la Germania e l’Italia, il governo tedesco decide non solo di proclamare principi umanitari e solidaristici, ma di applicarsi utilizzando tutti gli strumenti legali in proprio possesso. La decisione ha un effetto di politica e consenso interno alla Germania assai marcato. Sicuramente rafforza la propaganda xenofoba ed estremista, da un lato, ma inevitabilmente fa acquisire consenso in quel pezzo di popolazione tedesca sensibile a una questione umanitaria enorme, quella siriana, eppure molto trascurata. Gli effetti di una decisione però, potenzialmente, non finiscono dentro ai confini nazionali, e anzi per molti versi sembrano pensare a paesi particolarmente esposti alle ondate migratorie e, di conseguenza, alle spinte populiste che storicamente le accompagnano. Pensiamo alla Grecia, prossima ad elezioni delicatissime, o al nostro paese che, essendo dalla frontiera, da più tempo chiedono una “europeizzazione” della questione che non poteva rimanere nelle mani dei paesi di primo approdo come previsto, appunto, dai trattati.

Da oggi dunque sarà più difficile dire “Perché i profughi non se li prende la Merkel” per chi di argomenti come questi fa la base della sua propaganda. Sono gli stessi che promettono come una salvezza la fine dell’Europa e dell’Europa a trazione tedesca. La decisione di oggi, infine, ha un grande impatto perché mostra quanto si possano fare cose ritenute giuste, anche se potenzialmente impopolari: per farlo, però, bisogna avere forza politica, chiarezza di obiettivi e ampiezza di prospettiva geografica e temporale. Con questa decisione, dopo essersi chiusa nell’angolo della vicenda greca, Angela Merkel rimette Berlino al centro dell’Europa e lo fa con un atto di politica interna unilaterale, senza passare dalle istituzioni Ue, chiedendo a tutti un diverso senso di responsabilità rispetto alla vera urgenza, politica e umanitaria, di questi anni. Chi potrà, vorrà e saprà seguirla?

 

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