Costume
Per una epidemiologia della stupidità 2 – Il delatore della porta accanto
Il delirio sanitario assume la configurazione del delirio poliziesco ma i nostri occhi vedono solo quello che le lenti deformanti fornite dalle televisioni permettono di vedere. I tenutari televisivi lavorano a pieno ritmo pestando forsennatamente su tutta la tastiera della spettacolarizzazione. I tasti gravi (bare, forni crematori, urne cinerarie, malati intubati e agonizzanti) quelli medi (l’eroismo dell’operatore in camice e in divisa, la generosità del milionario che dona mascherine, il colpito che si rialza, la nobile dignità della Regina) e quelli alti e altissimi (la guarita che partorisce, la vita che continua, il bimbo che ritrova la mamma). Quotidianamente, nel nome del civismo e del “diamoci una mano” ci viene elencato sottotono il numero delle multe e delle denunce ma, siccome non ci si può occupare di tutto, mai ci viene detto dei pestaggi, delle vessazioni poliziesche e dei passanti manganellati e sottoposti a TSO. I bravi cittadini del resto fanno la loro parte e sono sempre pronti, con la delazione e la denuncia, a dare una mano al gendarme. Si susseguono a migliaia (in tv, alla radio, sui giornali e sui social) gli “inviti” a restare confinati tra le mura domestiche, senza neppure il beneficio di un misero coprifuoco. Vengono, questi inviti, da noti personaggi ripresi puntualmente con una libreria alle spalle che spiegano com’è bello stare in casa e obbedire all’autorità. Loro abitano case con giardino, piscina e vista sul mare o sulla città deserta, si fanno servire il pranzo a domicilio da ristoranti di loro scelta e fanno attività fisica nell’attico attrezzato a palestra. Ma tengono lezioni di civismo a chi abita un basso, un monolocale di trenta metri quadrati o un appartamento di ottanta insieme ad altri quattro, con vista sul muro antistante. Invitano gentilmente ma perentoriamente a stare a casa. Questa perentorietà si trasforma poi, disperdendosi come la pipì di Giufà nei mille rivoli di internet e della sentina istituzionale (sindaci e amministratori locali) in minaccia ultimativa: o fai come dico io oppure ti prendo a secchiate d’acqua, ti butto in galera e getto via la chiave, ti lapido a colpi di fionda. Sono finalmente giunte al loro epilogo autoritario le lezioni che per decenni i bravi cittadini (progressisti, per carità…) si sono prodigati ad elargire al popolo bue. Finalmente possono farlo, in pieno diritto, a colpi di bacchetta sulle dita e con quel tono da Kapò che, a quanto pare, è sempre stato nelle loro corde. Auto e camionette della polizia si precipitano a sirene spiegate a prelevare (su delazione di un bravo vicino che spiava col binocolo) due ragazzine che erano andate a mangiare un panino sotto un albero a cinquanta metri da casa. A un vecchio con seicento euro di pensione ne vengono fatti quattrocento di multa perché aveva comperato “solo tre bottiglie di vino”, con dileggio e pernacchie del tenutario televisivo e degli ospiti di turno: ci si deve pur divertire!
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