Costume
Pensierini calendariali: Halloween, Ognissanti e festa dei Morti
Ottobre si trasforma e diventa novembre in modo ovattato.
Scivoliamo dall’uno all’altro attraverso le due ricorrenze più laconiche e introverse del calendario: Ognissanti e i Morti.
La cosa ha sempre esercitato, su di me, un fascino particolare. Fascino che, man mano che invecchio, si accentua. Può darsi che a ciò contribuisca il fatto che queste due date sanciscono la definitiva dipartita dell’estate, stagione ormai diventata insopportabile – e non solo per il clima. Non sono sicuro tuttavia che si tratti solo di questo.
C’è qualcosa nelle ore di passaggio dall’ultimo giorno di ottobre al secondo giorno di novembre che ne fa come il mio blasone. O il mio ex-libris. Sono ore che forse mi definiscono – per quanto sia possibile definire un uomo.
Comunque, se si potesse scegliere il compleanno come si sceglie un abito, sceglierei quello: tra la mezzanotte del 31 ottobre e la mezzanotte del 2 novembre (chi volesse farmi gli auguri si accomodi pure, ringrazio in precedenza). Aggiungo che anche come onomastico uno dei primi due giorni di novembre andrebbe per me benone. Ambedue infatti, nel calendario, ospitano ricorrenze prive del riferimento a un nome.
Invece sono venuto al mondo quasi in coincidenza con la primavera astronomica e il mio onomastico cade proprio nel giorno che meno di ogni altro invita al silenzio e alla sobrietà: il primo di aprile, il giorno delle prese per il culo.
Ma le affinità elettive sono una cosa e il destino un’altra.
Avessi potuto scegliermi l’aspetto sarei stato Paul Newman.
Invece m’è toccato questo…e tutto ciò che ho potuto fare è stato di cucirmi addosso lo straccio di uno stile che fa ridere, pezza dopo pezza, come un vestito d’Arlecchino.
Ad ogni modo anche con le date di cui parlo il destino è stato, come si dice, cinico e baro. Sarà anche questo che me le rende care.
Halloween, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, dopo avere attraversato l’atlantico da morta di fame ed essersi fortunosamente stabilita ad Hollywood, ci è stata rispedita indietro conciata letteralmente per le feste: un campari spritz a base di Lady Gaga, Taylor Swift e Barbie con una bella guarnizione di Wednesday Addams.
Per me, però, queste ore non smettono di rappresentare una piccola crepa sul muro di quel tempo di cui i morti non sanno che farsene ma che misura la nostra esistenza. Attraverso quella minuscola feritoia si mettono in contatto, per pochi attimi, con noi. E ci scambiamo convenevoli.
Quando le antiche calende d’inverno vennero sovrapposte ad esse e trasformate da Sisto V (1475) nella festa d’Ognissanti la loro celebrazione assunse il crisma della ufficialità.
Non fu una decisione presa alla leggera, perché Ognissanti celebra, come un monumento al milite ignoto, la morte di tutti i martiri della cristianità. Morte che, in realtà, è la loro vera nascita, visto che segna l’assunzione nella comunità divina. Si dà, insomma, il caso di uno strano corto circuito temporale, che non si sa se renda i morti un po’ più vivi oppure i vivi un po’ più morti. Però è sicuro che, da allora, la festa d’Ognissanti e quella dei Morti sono di fatto una cosa sola…perché in verità, in verità, vi dico:
“se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo: se invece muore produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna” (Gv. 12, 24-26).
E considerato il fatto che in questi giorni – tra rivolte suicide condotte fanaticamente non certo per conto degli ultimi ma sulla loro pelle, i crimini di guerra di un governo infame e sciovinista, l’atavica indifferenza di quelle che si definiscono “nazioni civili” e la canaglieria ineffabile della muta mediatica – di ragioni che rendono odiosa la vita in questo mondo ce n’è più d’una, si può dire che partiamo avvantaggiati.
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