Scuola

Non chiudeteci le scuole

18 Ottobre 2020

La decisione di De Luca di chiudere le scuole in Campania ha provocato una forte reazione da parte di un’intera comunità: docenti, personale scolastico, studenti, famiglie, che hanno sperato e attivato ogni mezzo affinché si potesse ripartire in sicurezza, offrendo agli alunni un ambiente più confortevole in cui riprendere con tranquillità l’attività didattica. Come al solito, invece, la scuola paga uno scotto troppo alto. Dopo mesi, i cocenti mesi estivi, in cui dirigenti e personale scolastico sono stati impegnati in prima linea, metro alla mano per misurare le distanze, risolvere il problema degli arredi scolastici – di banchi nuovi se n’è sentito solo parlare, ma qui a Sud la pratica è sempre molto lontana da ipotesi paventate – disporre la segnaletica per mantenere il distanziamento, immaginare orari che evitassero gli assembramenti, hanno visto vanificare il proprio lavoro.

Si è cercata ogni soluzione per evitare una nuova chiusura: dalla rotazione delle classi, alla loro suddivisione, attivando corsi di potenziamento, attivando l’uso della didattica integrata, alternando, infine l’ingresso delle classi.

Nelle scuole secondarie, il lavoro di didattica a distanza è già nuovamente una realtà.Questa, però, non è la panacea d tutti i mali scolastici. È una soluzione praticabile per un periodo di tempo limitato, ma non la regola in un processo di insegnamento apprendimento. Rientrata a scuola, quest’anno ho chiesto ai ragazzi le loro impressioni su questo tipo di modalità di lavoro, la maggior parte di essi ha risposto che la mancanza di un confronto e di una comunicazione autentica che è fatta anche di vicinanza, sorrisi, ammiccamenti, è venuta loro a mancare. È mancato, quindi, l’aspetto più propriamente umano della relazione educativa.

Vanificato l’intero lavoro che per mesi dirigenti e comunità scolastica hanno svolto, si tende a voler negare il vero poiché non è certo la scuola un luogo di focolai, gli stessi dati dell’Istituto Superiore della Sanità rilevano che la scuola è un luogo sicuro. Senza contare poi, che gli alunni più fragili, i portatori di handicap, chi a casa non ha condizioni idonee per essere fruitore dell’home schooling, sono i primi a soffrire di una mancanza di vicinanza che la scuola, luogo di accoglienza precipuo e perno di integrazione della diversità, assicura.

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