Criminalità
Mi dia un chilo di stupro. Anzi due, anzi di più
Ugo Rosa ha fatto centro. Nel suo pezzo “Metaforicamente parlando” evidenzia come tutto, anche gli stupri, siano frutto di ciò che si intende per “mercato”, dimensione artificiale in cui siamo tutti produttori e prodotti in compravendita. E punta il dito sull’ipocrisia di chi insorge e condanna, pur facendo parte attiva di quel mercato. Non ha tutti i torti.
La consapevolezza di essere all’interno di un sistema perverso come questo è forse l’unico appiglio che si ha per cercare di uscire dal labirinto o, almeno, di non partecipare al gioco.
In questo labirinto, dove siamo tutti proiettati fin da giovani, ci viene imposto di consumare. È un po’ quello che diceva Crepet interrogato sulla studentessa che era vittima dell’ecoansia e che si lamentava pubblicamente col ministro che lei non avrebbe mai messo al mondo figli perché il mondo stava per finire. Se è una consumatrice non ha il diritto di lamentarsi. E aveva ragione. La studentessa è inserita, che lei si renda conto o meno, in un sistema di consumi in cui tutti siamo invischiati e quindi st’ecoansia appare solo come un modo, chissà quanto inconscio, per lavarsi la coscienza.
L’unica cosa da fare è prendere, appunto, coscienza di questa manipolazione che avviene nella dimensione “mercato” e ribellarsi. Senza ecoansie o altre minchiate. Ma non esclusivamente colla castrazione chimica degli stupratori, perché il problema non viene risolto, si dà solo una contropartita alle vittime degli stupri. Qualora sopravvivano, perché molte non sopravvivono. È già qualcosa, beninteso.
Un tentativo di soluzione starebbe proprio nello smantellare questo concetto di consumo (sembro il papa, che inonda le sue omelie con invettive contro il consumo salvo poi consumare lui stesso e tutti i suoi preti, lasciamo stare…) e non incrementarlo di continuo, come fanno i nostri governi, soprattutto l’attuale.
La romantica lotta contro questo tipo di mercato è ovviamente un’utopia perché è il classico nodo gordiano che si può solamente recidere e poi si vede. Rattopparlo coll’ipocrisia serve a poco, perché è una specie di idra che cresce e si moltiplica non appena si taglia una testa. Perché è concepito così, come una catena di Ponzi, che all’infinito poi provoca danni e vittime, ci sono sempre i primi che si arricchiscono ma quelli in fondo, che sono la maggior parte, poi restano fregati.
Una seria analisi di questo problema, qualora si volesse fare, porterebbe sicuramente a scelte che appaiono difficili, una delle quali è la limitazione demografica, assolutamente nemica di un mondo sempre più in cerca di futuri consumatori. Nessuno, infatti, nemmeno in un Occidente sempre più ateo e laico, si arrischia ad avanzare politiche di limitazione demografica, soprattutto in aree sovrappopolate. Anzi. Si ha paura addirittura della sostituzione etnica, si invoca la sacra famiglia come sol dell’avvenire. Impollinate il più possibile. Chissà che lo stupro, oltre che manifestazione esasperata del proprio ego, non sia anche una psicopatica deviazione consumistica di questo precetto primordiale, che proviene dal creatore in persona: crescete e moltiplicatevi. Anche perché maschio e femmina li creò, proprio per questo.
Comunque le soluzioni anticonsumistiche non spaventano Andrea Giambruno, il compagno di vita del signor Meloni. Lui ha proferito nella trasmissione che conduce su Rete4, Diario del giorno, che se le donne non si ubriacano possono evitare di essere stuprate. Così si sono risolti due problemi: l’alcolismo e gli stupri. Un premio Nobel per Giambruno. Prima o poi sentiremo dire che anche il burqa è una soluzione. Si salvi chi può.
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