Sanità
Mala…sanità!
L’accesso alla sanità, di tipo curativo o preventivo, è uno dei diritti di cui tutti i cittadini dovrebbero poter usufruire in modo gratuito, tempestivo – per salvaguardare la propria salute e la propria vita – e con qualità idonea. Recita l’art.32 della Costituzione italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” Il settore sanità tuttavia sembra stia lentamente scivolando verso un nuovo ridimensionamento, che a ricordo del Covid, sta complicando la gestione di alcune emergenze in questo ambito: la scarsità di risorse umane impiegate in ambito sanitario – medici e infermieri – vede il solito divario a livello di risorse fisiche impiegate tra Nord e Sud oltre alla scarsità di risorse destinate all’assistenza sanitaria. Il nostro paese ha il più alto numero di medici di età superiore ai 54 anni e l’alta proporzione di coloro che sono vicini all’età di pensionamento preoccupa per i potenziali vuoti che si vengono a creare contribuendo ad aumentare la rispettiva pressione lavorativa. Tale carenza porta gravissime conseguenze sull’efficienza del sistema sanitario e si ascolta che, proprio i medici, sostengono la necessità di adottare strategie di “contenimento” adeguate e tra le politiche di risparmio ritenute più accettabili ci sono l’organizzazione delle visite in base alla gravità della patologia e la disposizione degli interventi in base all’urgenza, quasi come se curare una dermatite da stress o rimuovere un neo o una cicatrice non avesse importanza o significato, effettuare un’ecografia diventa poi un miraggio che si intravede a distanza di 332 giorni. La percezione della scarsità da parte dei medici italiani assume sembianze sempre più concrete, i medici italiani mostrano di voler partecipare burocraticamente alla gestione del sistema sanitario, con investimenti e contrazioni che tra le Regioni del nord e quelle meridionali saranno sempre più evidenti visto che l’incremento della popolazione al nord è in costante aumento. Ma se si parla di crisi economica, vista la mancanza di finanziamenti e la pandemia di COVID-19 che ha gravemente colpito la sanità e vista la carenza di operatori sanitari, ciò che preoccupa i cittadini sono le lunghe liste e l’attesa di anni per accedere alle cure necessarie con conseguenze negative sul paziente. Il Covid ha provocato l’aggravarsi di tante forme di patologie legate in particolare a condizioni di lavoro e di vita negative, il forte aumento di patologie psichiatriche e del disagio psicologico, specie tra gli adolescenti, la tempestività e l’appropriatezza delle cure di tali disagi importanti, risulta di molto subordinato rispetto ad altre richieste mediche dunque i tempi di attesa per la cura di questi problemi psico-fisici ed altri non fa che incentivare forme di ansia e di depressione. Quella che sta crescendo è una “sana competizione” tra sanità pubblica e sanità privata, che fa diventare la prevenzione un rebus e spinge sempre più persone verso la sanità privata, capace di garantire deadline molto più vicine e che evidenzia le differenze sociali tra chi può garantirsi una visita privata bypassando i lunghi tempi di attesa nel pubblico e chi per problemi economici, non può permettersi nessuna delle due proposte anche per la difficoltà nel raggiungere i luoghi in cui farsi curare o visitare. Ma l’impossibilità di prenotare visite ed esami in tempi ragionevoli, induce anche a rinunciare del tutto a visite specialistiche ed esami diagnostici a causa della difficoltà di sostenerne i costi e le donne sono più penalizzate rispetto agli uomini. Nel crescente dibattito che infiamma la sanità in Italia, un italiano su tre per costrizione o per scelta si rivolge al privato sempre più attivo sul fronte dei servizi territoriali dove si assiste alla chiusura di piccoli centri ospedalieri. Per cambiare questa realtà fatta di molte lamentele l’unica cura avanzata a gran voce dalla popolazione italiana è: più soldi alla sanità e soprattutto che non ci fossero le solite radicate disparità fra le regioni dove quelle meridionali risultano sempre penalizzate ricordando che l’importanza è su come le risorse vengono spese e non solo impropriamente intascate. Non basta necessariamente spendere di più per risolvere i problemi se poi le risorse vengono usate in modo inefficiente o vengono usate per scopi reconditi. Non si può, in sostanza, versare acqua in un secchio bucato e poi lamentarsi perché questo non si riempie. Salvaguardare la nostra salute e il nostro benessere a casa, in città, a scuola, a lavoro, quella ambientale e climatica è un nostro compito ma è dovere del Governo riconsiderare gli aspetti legati alla sanità già a partire dalle professioni sanitarie, incentivando e semplificando dal punto di vista didattico, privilegiando la formazione continua sul campo di tali figure indispensabili che possano rispondere tempestivamente alla domanda di salute degli italiani. E’ compito del Governo tutelare la salute della collettività, senza sottovalutare le patologie croniche perché una malattia cronica agli occhi, per chi non può effettuare una visita privata a pagamento, se presa in carico nel pubblico un anno dopo dalla richiesta, può diventare invalidante e tutelare il diritto individuale di salute dovrebbe sortire gli stessi effetti con cui la comunità dei genitori di una classe delle scuole elementari tutela il diritto del bambino ad avere un cibo di qualità nella mensa scolastica. Migliorare le condizioni della collettività è indispensabile se non si vuole si realizzi una nuova macelleria sociale. Consci delle difficoltà finanziarie su vasta scala ed essendo molti i problemi sul tappeto, già lungamente rinviati, non sorprende che anche questo della sanità sia un tema scarsamente attraente, sul quale nessuno vuole davvero impegnarsi ma…staremo a vedere. Del resto non ci sono soluzioni facili o miracolose, ci vuole impegno e che si lavori per garantire il benessere psico-fisico dei cittadini per un futuro migliore: “Non importa se un gatto è bianco o nero, importante è che prenda i topi”.
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