Famiglia

“Ma per dar dei figli a dio”. Forum famiglie e le elezioni in Emilia Romagna

16 Gennaio 2020

Si avvicina la scadenza delle elezioni regionali per l’Emilia Romagna e molte sono le associazioni, le imprese e le realtà di settore che sottopongono ai candidati problemi e tematiche d’interesse per i loro associati. In un panorama politico sempre più disintermediato, dove uno vale uno e le esigenze del singolo sembrano prevalere su quelle della comunità, sicuramente un segnale positivo, al quale chi si preoccupa di recuperare i rapporti con la “gente” dovrebbe dare attenzione. Fra le associazioni, quelle che si occupano di temi legati al welfare e alla cura della persona sono sicuramente le più attive e attente e per questo mi sono ritrovata a leggere il documento e il questionario predisposto dal Forum delle Associazioni familiari dell’Emilia Romagna per queste elezioni. Una lettura che ha rivelato non poche sorprese.

A fianco del Manifesto – un documento ampio e articolato che espone, per singoli punti, la visione del forum non solo in materia familiare ma, in senso più ampio, sociale, in una sorta di compendio omnicomprensivo su tutti gli aspetti della vita quotidiana dell’individuo – il Forum ha sottoposto ai candidati una sorta di questionario, nel quale sono esposte alcune proposizioni, suddivise per aree tematiche, rispetto le quali gli aspiranti consiglieri sono chiamati ad esprimere e motivare la loro opinione favorevole o contraria. Gli ambiti d’intervento sono: famiglia, famiglia e natalità, famiglia e lavoro, famiglia fiscalità e tasse, famiglia e istituzioni, famiglia ed educazione, famiglia e accoglienza. Ogni ambito è a sua volta suddiviso in sottocategorie che affrontano, più nel dettaglio, le tematiche proposte. Così in ambito lavoro troviamo la richiesta di provvedimenti premiali per le aziende che facilitano la conciliazione, sgravi fiscali per le nuove assunzioni, finanziamento di borse di studio per garantire il pieno diritto all’istruzione a prescindere dalle condizioni economiche familiari. Fin qui tutto bene: si tratta di provvedimenti d’interesse generale che sostengono e valorizzano tanto la famiglia, quando i singoli individui che la compongono.

Già in materia di agevolazioni fiscali le cose si fanno più complicate. La proposta dell’Associazione infatti prevede che la Regione si impegni “a far sì che tutti gli interventi che riguardino la famiglia siano universali, ossia non tengano conto di reddito o di ISEE”. Un provvedimento che, se applicato, metterebbe sullo stesso piano, in termini di sgravi, i figli di un imprenditore e quelli del suo dipendente di basso inquadramento e che potrebbe portare, con un calcolo in base al numero dei figli, come auspicato dalla premessa che cita l’applicazione del quoziente familiare puro, ad un superamento, in termini di benefici, dei figli di famiglie economicamente agiate (purché in numero maggiore), rispetto a quelli di famiglie di più modesto reddito.

La questione, per quanto di carattere amministrativo, nasconde una precisa visione che si esplicita in modo molto più puntuale in altri passaggi, come quello legato al necessario intervento in favore di un aumento della natalità: “La Regione si pone come obiettivo il raggiungimento di un indice di natalità dall’attuale tasso regionale di 1,34 figli per donna (dato 2018) a 1,60 figli per donna come obiettivo minimo entro il termine del mandato elettorale”. A prescindere dal corretto principio della messa disposizione di tutti gli strumenti necessari alla conciliazione al sostengo familiare per chi desidera mettere su famiglia e, magari, cosa piuttosto complicata, mantenere il posto di lavoro, la proposta, così strutturata, mostra una certa miopia di fondo (più o meno voluta), rispetto ai grandi temi demografici contemporanei. Per prima cosa all’invecchiamento della popolazione emiliana si potrebbe tranquillamente rispondere con più adeguate politiche di accoglienza e integrazione, che potrebbero far “nascere” nuovi cittadini in grado di dare linfa vitale, da un punto di vista economico e sociale, alla regione. In seconda battuta bisognerebbe sempre tenere a mente il quadro globale e complessivo della questione: non ci stiamo estinguendo. La popolazione mondiale è in costante e progressiva crescita ed è passata, dal 1960 al 2011, da un dato di 3 miliardi di individui a circa 7 milioni (7,7 miliardi ad ottobre 2019). I problemi di questo aumento sono evidenti a molti e vanno dalla carenza di risorse primarie (ampiamente sperperate nel corso del tempo dai paesi “ricchi” del mondo), al tema, inevitabilmente correlato, delle migrazioni. Dunque, a meno che non si voglia fare appello ad un concetto razziale di impoverimento demografico (il rischio di estinzione della “razza italica” o meglio emiliano romagnola, come per il manzo), il tema è del tutto marginale, in questi termini, rispetto alle urgenze del dibattito globale.

Il tema della natalità è però – giocoforza – centrale per un’associazione che si occupa di famiglie, ma le modalità di approccio alla “nascita” di una nuova famiglia e al suo sostegno sembrano, ancora una volta, piuttosto rigide. Se guardiamo alle agevolazioni per le giovani coppie vediamo che la proposta prevede: “La possibilità di rendere disponibile alle giovani coppie appartamenti a prezzi calmierati, sia in affitto che in acquisto, con eventuale premio conseguente alla nascita, entro un determinato periodo, di figli”. Viene da domandarsi cosa possa accadere ad una coppia che, pur desiderando dei figli, non riesca a metterli al mondo “entro un determinato periodo”. Viene concessa una deroga stante una specifica certificazione sanitaria? I coniugi vengono sostituiti con una coppia più fertile? Il tema non è affrontato.

Se i figli nascono però il Forum si pone, correttamente, la questione della loro educazione. Oltre all’ormai tradizionale richiesta di fondi per le scuole private, così da poter garantire a tutti il diritto di scelta (fosse anche a discapito della scuola pubblica, dato che i fondi statali non sono illimitati), arriva sul tavolo dei candidati anche la proposta di sostenere “ le famiglie che si avvalgono dell’istruzione familiare attraverso un sostegno economico rapportato alla loro capacità contributiva, garantendo comunque a tutte le famiglie che facciano tale scelta l’acquisto gratuito dei libri di testo necessari allo studio e alla preparazione dell’esame annuale”. Educazione a casa: una prospettiva che mette in primo piano l’occupazione dei genitori e soprattutto la garanzia di un’educazione laica, plurale e pari, nelle opportunità, per tutti i cittadini.

D’altra parte, venendo ai diritti di cittadinanza, la visione portata avanti dal Forum diventa molto chiara. Oltre a definire l’ovvia necessità di costituire un nucleo familiare tradizionale – “L’art. 29 della Costituzione riconosce i diritti della Famiglia come società naturale fondata sul matrimonio; i successivi articoli 30 e 31 evidenziano come la Famiglia sia formata da un uomo e una donna. La legge 76/2016 sulle unioni civili, pur riconoscendo le coppie dello stesso sesso, non prevede che possano costituire un nucleo genitoriale” – i promotori del documento chiedono un maggior riconoscimento, in termini di rappresentanza, delle famiglie (in particolare di quelle numerose) rispetto ai single e alle coppie senza figli. Una delle proposte infatti chiede che “Ai fini dei referendum regionali e dei referendum consultivi, la Regione Emilia – Romagna adotti il principio “1 Figlio, 1 Voto”, attraverso il quale il diritto di voto dei minori viene delegato ai genitori mediante la seguente modalità: alle madri il voto dei figli dispari, ai padri il voto dei figli pari”. Oltre all’evidente contraddizione insita nella possibilità di esprimere un voto per un minore al quale non è riconosciuto il diritto (connesso in Italia al pieno esercizio dei diritti di cittadinanza della persona adulta), risulta comicamente poco chiaro il principio di assegnazione in base alla formula “pari/dispari” = “padri/madri”. Fra l’altro inapplicabile, a meno di non ricorrere a procedura salomoniche, in caso di figli unici (forse non considerati, se non in termini assolutamente provvisori, dall’Associazione stessa).

Anche trascurando i punti più strettamente di carattere etico – provvedimenti in favore di percorsi di educazione alla sessualità finalizzata al matrimonio e procreazione, presenza di associazioni di aiuto alla vita nei consultori familiari, negazione di ogni eventuale percorso di riconoscimento della genitorialità nelle coppie “non tradizionali” – risulta piuttosto chiaro come chi ha redatto questo documento conosca solo marginalmente ciò che lo Stato già garantisce in materia di promozione e sostegno alla famiglia, ma soprattutto che ritenga debba esserci una sorta di status privilegiato per le famiglie (numerose) rispetto a chi, per scelta o per caso, si trovi a vivere in una condizione familiare differente. Eppure l’incidenza sociale della famiglia “tradizionale” è in costante calo, complice l’affermarsi di una cultura che vede nell’amore, nel rispetto e nella relazione (prima che nel ruolo e nel valore dell’istituto a sé stante) il senso di famiglia. Viene da domandarsi se, per le forze progressiste italiane, non sia tempo d’interrogarsi, con spirito aperto e laico, sul senso della famiglia, troppe volte definita come valore, quando, per poterle dare maggiori tutele e maggior rispetto, forse andrebbe considerata per ciò che è, ovvero un istituto sociale, forse il più importante, nel quale i valori individuali si applicano in accordo fra chi la famiglia la costituisce. Senza voler giudicare, senza averne fra l’altro merito, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.