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Un “continente nel continente” chiamato Mitteleuropa
Gorazd Skrt, autore del post, è il fondatore di Lovely Trips, azienda che rappresenta regioni, destinazioni e prodotti turistici della Slovenia, dei Balcani e dell’Europa centrale. Questo post è sponsorizzato da:
In Europa, c’è un “continente nel continente” ancora tutto da scoprire, e da esplorare. Si chiama Mitteleuropa. Certo, gli italiani, quando hanno voglia di viaggiare sul serio, tendono a prendere in considerazione altre mete, possibilmente agli antipodi. Qualche settimana fa ho incontrato in metropolitana un conoscente di vecchia data che mi magnificava un suo recente viaggio in un’isoletta del Pacifico, ripetendo «Ma ti rendi conto, Gorazd? Ero a quindicimila chilometri da Milano!».
Ora, anche io, come tutti, sogno di visitare i paradisiaci atolli del Pacifico, prima o poi. E se uno ha i mezzi e il tempo per visitare luoghi così belli, ha tutto il diritto di farlo. Ma non si può misurare il fascino di una vacanza soltanto in base al chilometraggio, come ahimè fanno taluni. Si consideri, per esempio, la Mitteleuropa. Così vicina, ma allo stesso tempo così poco nota. Quanti di noi hanno gustato i pierogi in qualche latteria di Varsavia? Quanti di noi hanno mai ammirato il lago di Ocrida sul finire dell’estate? E quanti hanno visitato il centro storico di Capodistria, di Maribor o di Breslavia? A poche centinaia di chilometri dal confine italiano (a volte a poche decine) ci sono luoghi bellissimi, ma frequentati solo dagli intenditori.
Il concetto di Mitteleuropa è un concetto complesso, e non ha una storia facile alle spalle. C’è chi lo confonde con il concetto di “Europa di centro”, c’è chi la fa coincidere con l’ex Impero austro-ungarico. In realtà è molto difficile fornire definizioni precise. La Mitteleuropa è, più che altro, una sensazione, uno stato d’animo. È contaminazione di culture, è stili di vita e di pensiero che si ibridano, è un passato millenario che si fonde con città vivacissime (Varsavia, per esempio, è tutto un cantiere) e una natura mozzafiato.
Si può essere mitteleuropei, come si può essere mediterranei o atlantici. E così come i siciliani ritrovano, a Tunisi o a Granada, qualcosa della loro bella isola, e le genti di Liverpool possono provare un che di familiare a Le Havre o persino a Portland (Maine), io – ragazzo di Tolmin adottato da Lubiana – sento aria di casa quando passeggio per le stradine di Malá Strana, o quando mi regalo una gita nella campagna serba. Chiaro, la Mitteleuropa non è infrastrutturata ai livelli stellari della Catalogna o della Florida, né ha una vocazione turistica antica come quella della Città Eterna o di Atene. Ma non è anche questo il bello di viaggiare?
Un viaggio facile facile, prevedibile come una commedia rosa alla TV, non è un viaggio: è una gita fuoriporta, un picnic lungo e piuttosto costoso. Un viaggio, per poter essere definito tale, per poter “avere un impatto” (cito la neolingua dei manager rampanti, mi si scusi), deve portarci in luoghi, e in situazioni, inaspettate; che ci sorprendono, e ci fanno scoprire qualcosa in più sul mondo, e soprattutto su noi stessi. La prevedibilità non appartiene all’essenza del viaggio, ma al suo contrario, cioè alla routine quotidiana. Che senso ha, del resto, macinare chilometri e chilometri in auto, treno o aereo, per vedere le stesse cose, mangiare negli stessi posti, comprare gli stessi prodotti?
Alcuni tra i borghi più belli della Slovenia non hanno né fast-food, né boutique di alta moda (a differenza di Lubiana, che ha sia gli uni che gli altri). La Praga “esoterica” e “misteriosa” di certi romanzetti ha poco a che fare con la struggente Praga storica. Chi dorme solo in hotel con piscina riscaldata e ristorante internazionale non si addentri nella bellissima provincia macedone. E a Dubrovnik si può andare pure in inverno: magari ci sono meno ristoranti aperti, ma anche molti meno vacanzieri. Il rito è il mantra del turista. L’inaspettato, la sorpresa, la meraviglia sono invece le stelle polari del viaggiatore. Che sa apprezzare anche la deviazione, il piccolo imprevisto, lo sporadico intoppo.
Sia chiaro: la Mitteleuropa ha hotel, infrastrutture, negozi e musei splendidi. Ma a causa del suo passato drammatico, che per decenni l’ha congelata in una sorta di limbo, non ha subito quella “turistizzazione” forzata che ha investito altre contrade d’Europa. Non ci sono Venezie o Barcellone, nella Mitteleuropa. In compenso, si possono trovare città e cittadine incantevoli, parchi incontaminati, persino l’ultimo lembo di foresta europea primigenia (tra la Bielorussia e la Polonia, per la cronica). Il tutto, poi, a un ritmo di vita lento, più simile a quello dell’Italia centrale negli anni Settanta, che alla Milano frenetica di oggi. Come resistere?
Gorazd Skrt, autore del post, è il fondatore di Lovely Trips, azienda che rappresenta regioni, destinazioni e prodotti turistici della Slovenia, dei Balcani e dell’Europa centrale. Questo post è stato sponsorizzato da Lovely Trips. La foto è Palazzo di Wilanów (foto di Przemysław Jahr, pubblico dominio).
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