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The crown diaries / 7
Dunque Mia (diminutivo di pandeMia), la femmina di labrador che Jonas aveva trovato pochi giorni prima nel suo giardino, aveva un padrone, che l’aveva chiamata Cora. Una Cora in fuga, forse stufa di venir rinchiusa dentro casa, quasi fosse anche lei un umano che doveva evitare il contagio coronarico, parbleu! Ed ora lui era lì, davanti al cancello, a chiedergli se per caso l’avesse vista passare, facendolo ripiombare nel suo consueto incubo, il compagno della sua vita: la cronica indecisione.
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Cosa gli rispondo? Rifletti, Jonas, rifletti velocemente! Il padrone di Mia, pardon di Cora, sta aspettando un tuo cenno positivo o negativo, e non ha una bella faccia gentile e accondiscendente. Magari è un bruto che maltratta gli animali, magari non è molto amichevole nemmeno con gli uomini, soprattutto con quelli che gli rubano i cani. D’altra parte, Mia non è certo felice con lui, altrimenti non sarebbe scappata, il più lontano possibile dalla sua vecchia dimora, dalla sua antica prigione nemmeno tanto dorata, a quanto pare.
E qui sta bene, senza alcun dubbio, non ha mai cercato nemmeno per un istante di andarsene, è affettuosa e quasi simpatica, capace di ascoltarmi parlare a lungo senza protestare troppo per i miei discorsi caotici. Consegnarla o tacere, dunque? E se Mia si svegliasse improvvisamente e cominciasse ad abbaiare, per salutare oppure rimproverare il suo padrone? Trovare una terza via, presto, si disse Jonas cercando una rapida ispirazione.
“Beh, che mi dice, allora?” Tergiversare, ecco, io sono un mago nel procrastinare le scelte, perché non farlo anche adesso? Poi si vedrà, ci penserò, troverò una soluzione che vada bene per tutti, ma non ora, non subito, devo riflettere meglio, valutare i pro e i contro della scelta, del dilemma. Veloce, però, prima che in lontananza si possa sentire un lieve latrato, un leggero guaito che potrebbe scegliere al posto mio.
“Scusi, stavo cercando di ricordare. Effettivamente qualche giorno fa ho visto passare un cane, davanti al mio giardino, che tipo non glielo so proprio dire, le razze canine, a parte i bassotti, non so certo riconoscerle, e poi era tardi, il sole già tramontato, un’ombra nella notte, temevo quasi fosse uno dei grossi topi, sa, di quelli che girano per il paese, sul lungomare, ho intravisto che si trattava di un cane che forse cercava del cibo, ma io certo non dò da mangiare ai passanti, non voglio rogne, sto qui segregato da più di un mese, sa il lockdown o come cavolo si chiama, tra l’altro perché lei è in giro?, mi scusi, non sono fatti miei. In ogni caso, facciamo così, mi lasci il suo numero, e se ricapita un cane da queste parti la chiamo immediatamente, senza problemi”.
Si allontanava, infine, il padrone di Cora, lasciando un Jonas un po’ tremante per la paura che non si fosse convinto, che volesse indagare meglio, magari chiamando ad alta voce il nome del suo labrador. Niente, per fortuna, se ne stava andando da dove era venuto, soltanto un pochino seccato per le negative informazioni ricevute.
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Per ora è fatta, poi ci penserò. Torno dalla Mia Cora!
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