Lifestyle

The crown diaries / 6

25 Aprile 2020

“Signor Jonas! Signor Jonas!” Una voce da oltre il giardino lo chiamava insistente. Ohibò, chi era mai questo sconosciuto che lo cercava? Non aveva mai avuto, finora, particolari rapporti con la gente del posto. Jonas si recava raramente nella sua bella casa sul mare e, ora lo capiva, questo era senz’altro un peccato, perché francamente ci si stava proprio bene, quanto meno nei periodi normali, non certo da reclusi. Sole, mare, verde, fresche giornate nel patio antistante l’abitazione, passeggiate nel vicino paesino o sulle dolci colline sulle prime pendici delle alpi ligure. Insomma: con la giusta compagnia, una vita degna di essere vissuta.

Già, ma trovare la giusta compagnia, con cui condividere per giorni la quotidianità, era un vero rischio. Chi invitare? e per quanto? Che si poteva fare se, dopo poco tempo, l’amico o la fidanzata assumevano le sembianze di infastidenti invasori del suo mondo, senza che si riuscissero a creare con loro interazioni positive? Non era certo il caso di licenziarli, di mandarli a quel paese, con l’evidente conseguenza di minare alla base tutti i precedenti rapporti cittadini che, tenendoli sotto controllo, gli avevano dato e potevano ancora dargli buone sensazioni, nel suo incerto futuro. Per questo, per questa incertezza, nel passato aveva limitato gli inviti a qualche sporadico weekend, ad una toccata e fuga, senza dare il tempo al tempo di appesantire troppo il rapporto con improvvise insofferenze.

Ma non con lei: Mia (da pandeMia), la dolce femmina di labrador che aveva trovato pochi giorni prima nel suo giardino, era invece la compagna ideale, presente ma non invadente, affabile ma non melensa, pronta a dimenticare rapidamente, come tutti i cani, e a perdonare senza rancore qualche piccolo scatto d’ira che a volte lo prendeva, in questa sua esistenza quarantenica, ai confini del mondo. Era in casa che dormiva, ora, fiaccata dalle mille corse mattutine dietro alla sua palla preferita, mentre Jonas si avvicinava (ma non troppo, mi raccomando!) al cancello del giardino per comprendere di chi fosse la voce che lo chiamava in maniera tanto insistente.

“Salve, signor Jonas. Abito nella casa dall’altra parte del paese, quella vicina al porticciolo delle barche. Conosco il suo nome perché mi ha parlato di lei il nostro comune panettiere, dove entrambi ci rechiamo, senza peraltro esserci mai visti di persona. Ad ogni modo, sono passato di qui perché da qualche giorno il mio cane è scappato, una femmina di labrador un po’ indisciplinata alle regole ferree che ho impostato con lei, e che tengo sempre chiusa in casa per paura che si allontani troppo, che si perda tra le colline. Volevo solamente sapere se l’aveva per caso vista passare, certo è piuttosto lontano da casa mia, ma Cora è una vagabonda e già ho chiesto in questi giorni agli altri abitanti ma senza risultato. Lei che mi dice?”.

Già, cosa gli dico?

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