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Sentinelle in piedi su una società sdraiata

27 Settembre 2015

Continua il tour nelle piazze italiane della lugubre band “Le Sentinelle in Piedi”, gruppo italiano che nei week end delizia gli astanti con body performance di notevole impatto.

In file ordinate, ritte come fusi, con libri fra le mani e capo chino, in religioso silenzio, leggono (o così almeno pare), libri.

Sono gli angeli custodi della famiglia tradizionale.

La loro composta protesta  è rivolta al degrado di una società sempre più molle nei confronti di veementi dardi laici scagliati da ogni parte (a titolo esemplificativo: teoria gender, matrimoni gay, adozioni gay).

Forse, anche se non lo dicono apertamente, perché come tutti i cattolici integralisti sono un po’ ipocriti, Papa Francesco non è propriamente il loro principale ispiratore.

Tutto ciò accade regolarmente  nei centri storici delle città capoluogo, con l’altrettanto silenzioso e composto benestare delle amministrazioni locali che non si fanno nessun problema a concedere, in comodato d’uso, luoghi simbolo della nostra memoria collettiva.

Prendiamo il caso di Reggio Emilia che ha ospitato ieri questa livida pagliacciata, per  la seconda volta in meno di un anno, in Piazza Martiri del 7 Luglio 1960.

Per intenderci: nella piazza dove morirono 5 cittadini, meglio dire “compagni”, (Ovidio Franchi, Afro Tondelli, Marino Serri, Lauro Farioli, Emilio Reverberi )nei disordini provocati dalle scellerate scelte del Governo Tambroni.

Per intenderci:  nella piazza simbolo dei valori unificanti di una intera collettività, valori di libertà, uguaglianza e giustizia sociale.

Le piazze a Reggio Emilia, come in ogni città italiane,  sono tante, ve ne sono molte anche in periferia, di sicuro  più adatte ad eventi e raduni di siffatto livello.

Se il sindaco PD della prospera e ridente cittadina emiliana avesse negato questo spazio, magari  concedendone un altro, non sarebbe stato un atto di rispetto verso la storia e verso tanti cittadini che il sabato pomeriggio non vogliono vedere e far vedere ai loro figli spettacolarizzazioni dell’odio, imbarazzanti anche solo da spiegare? L’indifferenza non è una risposta;  è una scelta di campo che va dritta nella direzione della connivenza.

La somma di tante piccole indifferenze porta poi a non avere ancora una legge sull’omotransfobia, a subire i dicktat di politici pluridivorziati di centro destra  riguardo norme avanzate sulle Unioni Civili che l’Europa pretende, ammonendoci per la nostra ormai ridicola e insopportabile cattosudditanza, che poi altro non è che  becera ignoranza.

Ma quel che è più grave è che la piccola ignavia quotidiana che come un ipnotico ci stordisce, conduce al suicidio uomini e donne incapaci di reggere all’ostilità e al bullismo di una società cattiva.

L’ultimo, in ordine di tempo, un ragazzo di 16 anni, di Siracusa, Alessandro Rudilosso che si è impiccato perché gli veniva brutalmente  negata la piena realizzazione della sua dignità di persona.

Non mi si venga a dire, di fronte alla sofferenza che si fa mortedi questo ragazzo, che il diritto democratico di manifestare di queste “sentinelle” non c’entra e va rispettato, perché allora anche le adunate delle SS erano pacifiche e democratiche solo  perché autorizzate.

Ma se davvero non si può fare a meno di offrire loro uno spazio in cui far finta di leggere (se avessero letto davvero un libro in vita loro che non fosse scritto da Mario Adinolfi forse non sarebbero lì), siano almeno gentilmente accompagnate in un piazzale periferico o in un adattissimo parcheggio di un centro commerciale.

“State ammazzando la mia poca umanità rimasta” scriveva Alessandro su Facebook. E aveva tragicamente ragione. Ma il suo monito valeva non solo per la sua breve vita, ma anche e soprattutto per la nostra.

 

 

 

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