Lifestyle

Prima generazione

10 Gennaio 2024

Ultima Generazione è un nome che dovrebbe far tremare i polsi eppure non si muove neanche una foglia in questo Natale a 17 gradi che più pasquale non si può.

Gli attivisti di Ultima Generazione che imbrattano monumenti o bloccano il traffico infastidiscono ma non colpiscono il cuore del sistema capitalistico capace di sviluppare resistenze a tutto.

Da quando l’umanità ha traslocato sui telefonini lo sgomento di Pasolini o l’urlo di Ginsberg fanno tenerezza davanti a un sistema che oggi fa un passaggio ulteriore: non si accontenta più di fabbricare uomini come merci ma genera direttamente la realtà.

Nel meta mondo delle stories o delle live se a Natale si accende il condizionatore al posto del camino basta sostituire l’inquietudine con un po’ di divertimento, magari mettendo sotto l’albero un paio di infradito e un costume da bagno al posto di sciarpe e guanti e poi via…tutti a contare visualizzazioni col sogno di diventare influencer.

Eppure, anche se il mondo sembra sempre di più al sottoprodotto di un post di Chiara Ferragni, parrebbe che l’umanità si stia avviando verso quello scenario post apocalittico senza animali, acqua e vita spontanea che abita le pagine di Cormac McCharty.

In questo avanzo di realtà che i social ci concedono ci sono però i fiumi siciliani sotto del 90 (novanta) per cento che insieme all’ormai incalcolabile numero di eventi estremi, come la strage degli alberi a Milano o le mostruose alluvioni romagnole, spinge Ultima Generazione verso un attivismo a tratti disperato.

Nella società fluida però è facile intingere il biscotto del moralismo e mostrarlo come leccornia a un pubblico che fa il tifo, tanto che il governo si compiace di imporre l’arresto degli attivisti che osano bloccare il traffico o imbrattare monumenti.

Nessuno arriva davvero a chiedersi però perché queste persone si facciano prendere a calci in mezzo alla strada dai cittadini e incarcerare dal loro governo e tra le righe si sente sempre liquidare sbrigativamente la questione come una posa da smidollati della gen z, una roba alla Greta Thumberg, per poi arrivare al solito: andate a lavorare!

Eppure la missione di questi attivisti non è impossibile per un fatto molto semplice: perché è giusta.

Non tanto per la giustizia degli uomini che potrebbe anche ridursi alla questione dello spritz col Campari o l’Aperol, e nemmeno alla giustizia di Dio, visto che è morto, ma a quella (e qui tocca citare Björk che alla domanda “lei crede in Dio? rispose …credo alla natura”) dei fiumi con dentro l’acqua, dell’inverno freddo e l’estate calda, quella della conservazione del mondo che è stato dato non importa più da chi ma a questo punto, a chi.

 

 

 

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