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La Slovenia e il richiamo dell’acqua (dolce, salata o termale)

24 Marzo 2016

Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:

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Gli antichi filosofi pensavano che l’acqua fosse all’origine di tutto. E anche se le idee di Talete e company sono state superate da cinque secoli di scienza, bisogna ammettere che la sapienza greca ci aveva visto giusto quanto all’importanza dell’acqua. In effetti non esiste bene più prezioso al mondo. Senza l’acqua la vita umana semplicemente non esisterebbe. Noi stessi siamo fatti per almeno il 60% d’acqua. 1,5 miliardi di persone lavorano in settori collegati all’acqua, e gli oceani coprono circa il 65% della superficie della Terra.

Forse anche per questo motivo noi sloveni abbiamo un rapporto molto forte con l’acqua. La nostra è quasi una passione, che probabilmente nasce anche dall’entità del nostro patrimonio idrico (enorme, specie considerando che la Slovenia misura circa 20mila chilometri quadrati, meno della Lombardia). “Cavalcano lontano lontano fino al Danubio…” dice un famoso canto popolare sloveno riportato persino in “Danubio” di Claudio Magris (e pazienza che il Danubio scorra in ben dieci paesi, ma non in Slovenia). In ogni caso ecco qui qualche numero, giusto per dare l’idea: in Slovenia abbiamo oltre 27mila chilometri di corsi d’acqua, tra fiumi, torrenti e ruscelli; 1300 laghi; addirittura, 87 sorgenti termali.

Ci sono popoli che sentono il richiamo della foresta, come i tedeschi, che hanno trasformato la Foresta Nera in uno dei luoghi simbolo della loro identità. Altri sono profondamente attratti dal mare, gli inglesi in particolare. I norvegesi hanno un culto per le loro montagne, i francesi amano la loro campagna (come i siciliani), gli spagnoli sono ossessionati dalla sierra. Gli sloveni, invece, sentono il richiamo dell’acqua, dolce, salata o termale che sia. Persino nella nostra bandiera nazionale l’elemento dell’acqua è ricordato con forza, dalle due linee ondulate che rappresentano i nostri fiumi e l’Adriatico.

autore Matevž Lenarčič, fonte: slovenia.info

 

Tra i fiumi sloveni merita una particolare menzione un fiume che è molto importante anche nella memoria storica italiana: l’Isonzo, da noi sloveni chiamato Soča. Il fiume, che deve il suo nome al celtico Eson (latinizzato in Aesontium), è lungo 136 chilometri; nasce in Slovenia, per la precisione nella Val Trenta, sotto forma di un’acqua limpidissima che ben presto si trasforma in cascata, e sfocia nell’Adriatico, nei pressi di Grado. Le sue acque color smeraldo hanno sempre affascinato poeti e letterati. Per esempio Giuseppe Ungaretti, che scrisse dell’Isonzo nella sua celebre poesia “I fiumi“, di cui riporto solo un frammento:

Questo è l’Isonzo/e qui meglio/mi sono riconosciuto/una docile fibra/dell’universo.

Ma dell’Isonzo hanno scritto anche altri, ad esempio l’artista goriziano Ivan Crico. Ecco qui qualche verso della sua poesia Lisonz (per la versione in bisiacco, si clicchi qui):

Lungo greti chiari di niente mi avvio,/luoghi dal deserto splendore, dove il ciottolo/si consuma da sempre abbagliato di silenzi.

Anche uno dei più grandi poeti sloveni, Simon Gregorčič, ha dedicato all’Isonzo un’ode, che appunto si intitola Soči. Eccone qui un estratto, mal tradotto da me in italiano (il lettore ricordi che in sloveno Isonzo è un nome femminile):

Tu sei la splendida, limpida figlia delle vette,/piena di grazia nella tua bellezza naturale,/quando le tue profondità trasparenti/non sono turbate/dalla collera dei temporali oscuri,/tu sei la splendida, limpida figlia delle vette!

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fonte: slovenia.info

 

Oggi l’Isonzo è molto amato dai turisti, sia da coloro che vogliono dedicarsi alla pesca alla trota (nel fiume ne vive una varietà rinomata, la trota marmorata), sia da coloro che preferiscono le escursioni o magari esperienze più adrenalitiche come il rafting, l’hydrospeed e il canyoning. La sua bellezza, che ha fatto da set persino a un colossal americano (“Il principe Caspian”, del celebre ciclo de “Le cronache di Narnia”), è eguagliata a mio parere solo dal lago di Bled.

Luogo di relax e contemplazione, il lago di Bled è una delle più belle località di villeggiatura alpina. Protetto dalle cime delle Alpi Giulie e delle Karavanke (ecco perché vanta la più lunga stagione balneare di tutti i centri turistici alpini), Bled è fresco in estate, suggestivo in inverno, e sempre benedetto da una forte dose di romanticismo. Sono andata parecchie volte a Bled, e posso assicurare che quando si cammina intorno al lago si ha davvero la sensazione di trovarsi in una fiaba. In effetti nel folklore sloveno Bled occupa un posto speciale. Il lago e i dintorni, incluso un maestoso castello su uno sperone di roccia, sono intrisi di leggende, alcune delle quali forse risalenti alla preistoria, quando adorare gli specchi d’acqua era prassi comune tra le genti europee.

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fonte: Slovenia.info

 

In mezzo al lago c’è un’isoletta, accessibile solo con delle barchette di legno chiamate pletna, e sull’isoletta, tra il verde intenso degli alberi, c’è una chiesa, dedicata a Santa Maria Assunta, che è scelta da molti sposini (la tradizione vuole che lo sposo porti in braccio la sposa per tutti e 99 i gradini che conducono al santuario). Ma ben prima della chiesa, in epoca remota, pare sorgesse un tempio dedicato alla dea pagana della vita Živa, citata pure nel poema “Il battesimo” sulla Savica del Dante Alighieri sloveno, France Prešeren.

Il lago di Bled è l’ideale per chi voglia rilassarsi. Le sorgenti termali della zona sono captate nelle piscine di tre alberghi. Ma come scrivevo sopra, di sorgenti termali ce ne sono ben 87 in tutto il paese, che hanno dato origine a un fiorente sistema di centri termali di alta qualità. Le terme slovene erano conosciute già in epoca romana, ma iniziarono a svilupparsi sotto gli Asburgo (anche se il primo documento che fa riferimento a esse risale al 1147). Ad esempio, lo stabilimento termale di Dolenjske Toplice fu sviluppato dai conti Auersperg di Turjak, che possedettero le terme dalla fine del XIV secolo al XIX secolo.

Oggi nel mio paese c’è ogni tipo di spa, con ogni genere di acqua curativa: dall’acqua ricca di magnesio a quella dai riflessi smeraldo, balneoterapica, ad alto contenuto di paraffina, sino all’acqua termominerale nera, ricca di bicarbonati e idrocarburi (e infatti lo stabilimento sorge sul fondale dell’antichissimo mare pannonico…). Turisti da ogni parte del mondo visitano le terme slovene per rimettersi in sesto o rilassarsi, e non stupisce che la legislazione ambientale slovena sia tra le più attente d’Europa, specie per quanto riguarda proprio la protezione delle acque (avremo imparato dai vicini veneziani, magari…)

Last but not least, il mare. Rispetto all’Italia, che è una lunga penisola nel bel mezzo del mar Mediterraneo, o alla Croazia, che vanta 1.800 chilometri di costa, la Slovenia si affaccia sul mar Adriatico per appena una quarantina di chilometri. Però quel piccolo tratto di litorale ce lo godiamo davvero, grazie a gemme mediterranee come Pirano o Portorose, che sembrano tratte da un cartoon di Hayao Miyazaki (consiglio a tutti, in particolare, il bellissimo “Porco rosso”, che è ambientato proprio nell’Adriatico, un po’ più a sud però, in Croazia).

Pirano by Barbara Kožar fonte: slovenia info

 

Immagine di copertina in alto: Lago Bohinj (foto: Iztok Medja Slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.

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