Internet

La casa intelligente ci sta aspettando

4 Gennaio 2015

La tecnologia dovrebbe migliorare la vita, ma spesso capita che la complichi. È il caso dell’Internet delle Cose, che da qualche anno sembra sul punto di stravolgere le nostre abitudini, ma ancora nulla di concreto abbiamo visto, salvo una certa agitazione da parte di addetti ai lavori e stampa specializzata. Sembra tuttavia che qualcosa inizi a muoversi per davvero: stiamo passando dalla pura sperimentazione a una fase più matura in cui alcuni prodotti cominciano a emergere, lasciando intuire quello che potrebbe aspettarci domani. E uno dei settori più in fermento è quello delle smart home.

Com’è fatta una casa intelligente? La ricetta definitiva non c’è ancora, in quanto esiste una galassia di big player e startup che stanno suggerendo prodotti interessanti. La killer app non è stata ancora individuata: ciascuno aggiunge il suo tassello al puzzle e l’immagine finale che ne uscirà è ancora abbastanza difficile da intuire. Tuttavia qualche tendenza inizia chiaramente a emergere. E se si vuole avere un’idea delle possibilità questo video presenta una possibile configurazione di come può essere una smart home già oggi.

Senza dubbio la casa intelligente non sarà a tutti i costi qualcosa dall’aspetto futuristico. Trionferà invece chi riuscirà a rendere la transizione più liscia possibile. L’esigenza delle smart home deve essere quella di semplificare la vita, non complicarla. Questa è una vera e propria questione di design e l’Italia è un paese che in fatto di design sa fare la sua parte.

A fine novembre abbiamo avuto un assaggio delle possibilità in questo campo. È stato durante l’hackathon organizzato da Energy@home, la Associazione di aziende fondata da Telecom Italia, Enel, Indesit ed Electrolux, e ospitato da I3P, l’incubatore tecnologico del Politecnico di Torino. Abbiamo parlato con Marco Gaudina, CEO di CircleGarage, una delle tre startup che si sono associate vincendo il contest, per avere da lui qualche opinione sulla casa connessa. Marco è convinto che: “l’utente abbia il diritto di usare la tecnologia nel modo che più gli è appropriato, soddisfacendo i suoi bisogni e le sue esigenze, e ovviamente le sue passioni. In questo discorso rientra anche la casa. Allo Smart Home Hackathon di Torino abbiamo utilizzato Hiris, il nostro dispositivo che riconosce i gesti degli utenti, per la gestione delle luci, per alzare o abbassare il volume di uno stereo, piuttosto che per aprire o chiudere le serrature.”

Hiris è un dispositivo indossabile che presenta a tutti gli effetti la flessibilità di un computer. L’unità principale è di forma esagonale e ha un piccolo schermo oled in bianco e nero sulla parte superiore, mentre sulla parte inferiore un sensore per misurare temperatura, umidità e battito cardiaco. Per quanto riguarda la dotazione di sensori, presenta le funzioni di molti dei dispositivi wearable già presenti sul mercato. Dal punto di vista hardware vanta in più anche la possibilità di collegarsi in wifi, soluzione che a molti manca in questo momento. Quest’ultima funzionalità lo rende l’interfaccia ideale per sperimentare tutte le possibilità della smart home. Al momento Hiris è su Indiegogo per una campagna di crowdfunding.

Chi è che può ricevere maggiori benefici da questo tipo di innovazioni? “L’Europa sa che nel 2020 il 60% della popolazione sarà over 65. Le funzionalità legate alla casa sono molto interessanti soprattutto laddove ci sono situazioni di deficit motorio o disabilità. Le persone anziane possono avere difficoltà a compiere azioni come accendere o spegnere la luce o aprire e chiudere la porta. Per i giovani la smart home è una questione di puro divertimento; ma per chi soffre di alcune malattie, o di problemi motori legati all’età, la tecnologia può rappresentare un aiuto che cambia la qualità della vita.”

La Smart Home è ancora alla ricerca della propria strada. Il consumatore è oggi restio alla scelta di prodotti rivoluzionari che spesso sono molto costosi: il mercato è ancora limitato alle nicchie di nerd o al mercato del superlusso. Anche qui è necessario mettersi dal punto di vista dalle persone comuni. Secondo Marco, uno dei migliori esempi di prodotto per la smart home è Nest, il termostato intelligente di Google: “Si tratta di un prodotto che funziona perché è economico, ma soprattutto lavora anche sul fronte del risparmio energetico. È qualcosa di particolare e piccolo, che può essere appetibile per il consumatore indeciso su come modificare la propria casa. I prezzi di molti altri prodotti al momento sono improponibili. Noi siamo dalla parte dell’utente finale, il problema è oggi che i prodotti costano ancora troppo.”

Anche fuori dall’Italia, le aziende che lavorano in questo campo sono moltissime. Le idee non mancano. Oltre a Google, anche Samsung si è già lanciata acquisendo una tra le aziende più mature del settore: SmartThing. Tra le startup più interessanti c’è sicuramente August, il cui prodotto consiste in una serratura intelligente che permette di aprire e chiudere la porta di casa attraverso un’applicazione sul proprio smartphone. Sarà possibile, inoltre, impostare il dispositivo in modo da fargli aprire la serratura quando siamo nei pressi della porta. Oppure farla chiudere automaticamente una volta che siamo entrati in casa. Attraverso il sistema è possibile fornire permessi -anche temporanei- a chi si vuole. Qualora si volesse invitare qualche amico per cena, basterebbe fornire a tutti un invito affinché il sistema riconosca le persone autorizzate ad aprire e chiudere la porta.

Withings Aura è invece un dispositivo pensato per controllare i cicli e la qualità del sonno. È composto da un dispositivo da tenere sul comodino e da un altro contenente dei sensori da mettere sotto le lenzuola, per registrare i nostri movimenti durante la notte. La smart home si spinge anche in cucina, per dare una svolta al modo in cui trattiamo gli alimenti, ma anche in giardino e sul terrazzo, per ottimizzare la cura delle nostre piante.

In Italia, oltre all’interfaccia indossabile di Hiris, ci sono Alyt, azienda associata di Energy@home che propone un hub basato su Android per controllare i device sparsi nella nastra casa tramite la voce, e Ned di Midori, che ha conquistato il podio all’hackathon di Energy@home e che punta sul risparmio energetico attraverso la gamification del monitoraggio dei consumi. Inoltre anche Telecom Italia è presente sul mercato con il suo WeR@Home, che attraverso telecamere e sensori di movimento permette di controllare la sicurezza della propria casa via app.

Per il momento gli ostacoli sul cammino della smart home sono di tre tipi. Il primo riguarda problemi di connettività: non è ancora presente uno standard comune e il rischio è quello di avere una Babele di prodotti che non riescono a parlare tra loro. Il secondo è relativo al fatto che l’adozione di questo tipo di tecnologie trasforma le strutture di base delle nostre vite. Il terzo, naturalmente, riguarda la privacy. La casa è infatti l’ambiente privato per eccellenza e i dati dei nostri comportamenti tra le mura domestiche sono da considerarsi estremamente sensibili.

Secondo Gartner, tuttavia, entro il 2022 la famiglia media potrebbe contare nella propria casa più di 500 dispositivi intelligenti. La smart home nella sua compiutezza non arriverà con tutta probabilità prima di una decina d’anni, ma il mercato degli oggetti connessi è di sicuro una delle migliori prospettive nel campo dell’hardware. Marco è decisamente ottimista per il futuro: “La casa è stata fino a ieri quel settore che ha visto la tecnologia entrare in modo più discreto, per non andare a disturbare, per non cambiare le abitudini delle persone. Ma ora in molti si stanno buttando in questo campo, con la voglia di rivoluzionare il concetto stesso di casa. La tecnologia è pronta e i costi sono ridotti.”

Quello della casa intelligente è certamente uno di quegli ambiti in cui startup e maker possono sperimentare tutta la loro creatività. Anche se ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che l’Internet delle Cose diventi effettivamente utile per il grande pubblico, non è detto che già non esista in embrione l’applicazione che renderà più semplice –e divertente– la user experience della nostre abitazioni.

 

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