Ambiente
John e Davy, sognatori ad occhi aperti
John Stewart è un bambino felice. Suo papà lavora in un ranch come addestratore di cavalli, e lui cresce nella periferia di San Diego, in una California da sogno, ancora poco abitata, nella quale si arrivava da New York con un viaggio epocale, come quello descritto da Jack Kerouac. Dopo la fine della guerra è tornato il benessere, la gente ha imparato ad andare in spiaggia con un surf ed un ciuffo ribelle copiato da James Dean, e John, che ama la musica, viene mandato in una scuola per imparare a suonare il piano e la chitarra.
All’inizio suona in una band di ragazzini che copia Buddy Holly e ed Elvis Presley, ma poi incontra Gil Robbins (il padre di Tim, famoso attore hollywoodiano), ed insieme a lui crea il Kingston Trio che, nella seconda metà degli anni 50, mischia il calypso con la musica folk dell’est ed il country dell’ovest – diventando poi l’ispirazione per tantissimi gruppi vocali del folk degli anni 60, da Bob Dylan a Glen Campbell. È un’epoca allegra e spensierata che finisce nel 1961, quando esplodono i Beach Boys e, uno dopo gli altri, una serie di artisti travolgenti, e le università sosterranno band come i Jefferson Airplane ed i Grateful Dead.
Racconta John: “Di colpo San Diego, che era una città di cowboys e di spiaggiati dell’est in cerca di lavoro e di pace, è diventata una città industriale, e gli studenti si sono spostati verso San Francisco e Sacramento. Io sono un uomo lento, ed ascoltavo Woody Guthrie e Phil Ochs e mi sembravano moderni, ma avevo già 23 anni e, rispetto ai ragazzini delle spiagge, facevo già parte di un’altra generazione. Io e Buffy ci siamo sposati, e con i soldi avuti dai miei genitori ci siamo trasferiti nella parte selvaggia della Baia di San Francisco, ed io mi sono guadagnato da vivere con i miei quadri, i miei libri, i miei articoli, mentre Buffy ha continuato a cantare nei bar anche dopo l’arrivo dei bambini”.
San Diego è un ricordo del passato: “Ci andavo per i parenti ed i vecchi amici, e camminavamo per i nuovi suburbi pieni di poveri e di tristezza, tanta gente che ciondola per strada strafatta, ubriaca o perché si annoia. Allora bastava poco per sopravvivere”. Lì, a teatro, incontra un ragazzo inglese, l’attore Davy Jones, che è scappato dall’Europa alla ricerca della grande occasione cinematografica. È il 1965, Davy ha appena 20 anni ed è un sognatore, John invece 27 ed è un posato padre di famiglia. Davy racconta: “Camminavamo per la strada dopo che ero stato ad un provino per una sit-comedy, ed ero felice e pieno di progetti, mentre John mi ripeteva di calmarmi, e che non avrebbero mai scritturato uno con il marcato accento inglese che avevo”.
John Stewart si sbaglia. Davy diventa il protagonista di una serie televisiva che cambia la storia della TV americana – una serie i cui protagonisti sono i membri di una band di giovani folli e spensierati, costruita apposta per seguire le tracce dei film registrati dai Beatles in patria. Nessuno di loro è un musicista, e quindi devono imparare cose semplici ed alla svelta, ed hanno bisogno di canzoni: tante, belle ed alla svelta. La Capitol compra i diritti di una canzone di Neil Diamond, “I’m a believer”, che è già famosa. E John regala una canzone scritta apposta per Davy: “Daydream believer”, sognatore ad occhi aperti, che diventa il brano più famoso di John e dei Monkees. Una canzone allegra con una nota di tristezza che si vede solo a tanti anni di distanza.
Davy è morto d’infarto nel 2012, mentre andava a cavallo, John si è spento lentamente e dolorosamente a causa dell’Alzheimer. Ma Buffy non si lamenta: “eravamo una gioventù allegra e piena di stupore ed ottimismo. Tutto questo non esiste più. Per questo non rimpiango nulla, e la mattina, alla radio, ascolto spesso la canzone che John ha scritto per il suo amico, e mi sento felice”.
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