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Il passatempo comune dei milionari? Auto-istruirsi attraverso la lettura
Quando Steve Siebold studiava al college, il suo tentativo di diventare ricco ha avuto inizio con un colloquio con uno degli uomini più ricchi del mondo. Da quel momento, negli ultimi trent’anni, ha intervistato più di 1200 persone, tra le più ricche del pianeta, identificando atteggiamenti e modi di pensare che possono portare a diventare milionari. “Come pensano i ricchi”, libro che contiene i risultati delle interviste di Siebold, è ormai un best seller.
Nella sua ricerca l’autore ha notato che un passatempo comune dei milionari è quello di auto-istruirsi attraverso la lettura. «Gira in casa di una persona ricca e una delle prime cose che noterai è una vasta libreria con testi che ha usato per educare se stesso su come diventare un uomo di successo», scrive Siebold. «La classe media legge romanzi, tabloid e riviste d’intrattenimento».
Warren Buffett, per esempio, imprenditore ed economista statunitense considerato nel 2008 dalla rivista Forbes l’uomo più ricco del mondo, stima di dedicare l’80% del suo tempo lavorativo alla lettura.
Thomas Corley, autore di “Rich Habits“, negli ultimi cinque anni ha osservato e documentato le attività quotidiane di 233 multi-milionari e di 128 persone in difficoltà economiche. Secondo Corley l’88% dei milionari intervistati legge libri formativi per almeno 30 minuti al giorno. Questa stessa abitudine è adottata da appena il 2% delle persone in difficoltà economiche, che però non rinuncia (nel 77% dei casi) a guardarsi ogni giorno almeno un’ora di TV, attività a cui i ricchi dedicano pochissimo tempo, almeno sessanta minuti in meno al giorno. Se solo il 6% dei milionari è appassionato di reality show, ben il 78% delle persone in difficoltà economiche non se ne perde uno.
Mentre i ricchi non necessariamente prestano molta attenzione nel promuovere la ricchezza attraverso l’educazione formale (molte delle persone di maggior successo hanno poca educazione formale), apprezzano invece la potenza dell’apprendimento molto tempo dopo il college, o la ritengono superiore, spiega Siebold. L’autore sostiene, inoltre, che più del 60 % dei milionari in America si è “fatto da solo”, e il 90% di questi non infatti ha una educazione “classica”: ci si specializza cioè in un settore specifico, alcuni puntano a stage e formazione di settore piuttosto che scegliere il college.
«Nel frattempo, le masse sono convinte che le lauree, i dottorati e i master siano il modo per diventare ricchi, soprattutto perché sono intrappolate in un modo lineare di pensiero che li trattiene da livelli superiori di coscienza», scrive l’autore. «I ricchi non sono interessati ai mezzi, ma solo al fine».
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